Aronofsky dirige Caught Stealing: noir pop e filosofico con Austin Butler, Zoë Kravitz, Matt Smith e Bad Bunny; in Italia dal 27 agosto con Eagle Pictures.
Darren Aronofsky trasforma il genere in un laboratorio etico, dove un ex giocatore di baseball inciampa nella propria possibilità di rinascere.
Hank, ex promessa del baseball ora barista, accetta di badare al gatto del suo vicino. Quel semplice favore lo trascina in un incubo: viene scambiato per un criminale e diventa il bersaglio di gang russe, ebraiche e portoricane che credono sappia dove si trovano 4 milioni di dollari rubati.
Braccato da ogni parte, Hank deve sopravvivere e cercare di riconquistare una vita normale insieme alla fidanzata Yvonne.
In Italia il film arriva mercoledì 27 agosto 2025, distribuito da Eagle Pictures.
Un titolo americano, un cuore newyorkese anni ’90. Un autore che ama mettere il pubblico “contro luce”: coordinate chiare per un’esperienza che promette azione e pensiero insieme.
Aronofsky, artigiano del paradosso, continua la sua indagine sul corpo come confine spirituale.
Dopo le vertigini di Black Swan e la pietà corrosiva di The Whale, qui sperimenta un noir muscolare che resta, tuttavia, interrogazione metafisica sul caso e sulla responsabilità.
La regia incastra caos urbano e desiderio di salvezza, ricordandoci che ogni scelta è un esercizio di immaginazione morale.
Al centro c’è Austin Butler nei panni di Hank Thompson, ex promessa del baseball travolta da una spirale criminale: un corpo che cerca un ruolo, una voce che cerca una lingua.
Al suo fianco Zoë Kravitz (Yvonne) dà al racconto una diagonale emotiva, mentre Matt Smith (Russ) e Vincent D’Onofrio (Shmully) incarnano i diversi volti del potere che ti vuole “incastrare”.
Liev Schreiber, Regina King, Griffin Dunne, Bad Bunny, D’Pharaoh Woon-A-Tai, Yuri Kolokolnikov, Will Brill e Nikita Kukushkin compongono un ensemble dove ogni comparsa è un varco narrativo, non un riempitivo.
Nel mondo di Una scomoda circostanza – Caught Stealing la città è un labirinto morale: ci si muove per errori fecondi, come direbbero i filosofi, e la colpa non è mai pura ma relazionale.
La macchina da presa spinge i personaggi a scegliersi, anche quando la scelta sembra già fatta dagli altri.
Il risultato è un film che corre con inseguimenti, doppi giochi e colpi di scena.
Ma nel frattempo si pone anche una domanda: cosa resta di noi quando tutto accade troppo in fretta?
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