Chandler Bing e altre forme di autodifesa
Oggi parleremo di uno dei personaggi più belli mai creati per una serie televisiva: il suo nome è Chandler Bing, e sono sicura che lo conoscete già.
Ci sono personaggi che ci fanno ridere, e altri nei quali ti rispecchi quasi completamente, Chandler Bing, per me, era entrambe le cose. In un gruppo di amici iconico come quello di Friends, Chandler era il re indiscusso del sarcasmo, anima fortemente spigolosa, e forse per questo, la più sincera.
Ironia
Rideva sempre, raramente con leggerezza, ogni battuta sembrava un modo per prendere fiato, per allontanare il dolore, per non sentirsi fuori posto. La sua lingua madre era proprio questa: l’ironia. Eppure sotto battute e sorrisi, c’era un uomo profondamente insicuro, tenero a volte quasi infantile. Cresciuto in una famiglia che gli ha insegnato tutto tranne l’amore, con un padre travolgente e una madre ingombrante, Chandler è arrivato all’età adulta con una corazza fatta di sarcasmo e goffaggine. Ma anche con una sorprendente capacità di amare, quando ha finalmente incontrato qualcuno capace di guardare oltre.
Quando l’ironia non basta
Ci sono episodi dove Chandler smette di essere solo “quello divertente” e diventa qualcosa di più profondo. Per esempio quando ammette di non sentirsi all’altezza di Monica, la donna che lo ama, o quando cerca di smettere di fumare.
Uno dei momenti più teneri è quando Joey, il suo migliore amico e coinquilino, resta senza soldi. Chandler paga affitto, bollette e cibo, senza mai umiliarlo. Anzi, finge che non sia un problema. Chandler è l’amico che ti prende perennemente in giro ma ti ama profondamente. Che non dice spesso (o quasi mai) ti voglio bene, ma te lo dimostra in tutti i modi possibili.
L’amore non risolve
La relazione con Monica ha cambiato Chandler, ma non lo ha guarito. È questo il bello: Friends non ci ha mai venduto l’illusione che l’amore basti a sistemare tutto. Anche da adulto, Chandler ha dovuto fare i conti con la paura di fallire, con l’ansia di diventare padre, con un lavoro che non gli piaceva e una vita che spesso non capiva.
Ma è cresciuto. E, tra mille goffaggini, è diventato un uomo capace di costruire una famiglia, di lasciarsi amare, di lasciar cadere (un po’) le difese. Forse è per questo che, alla fine, ci sentiamo così legati a lui. Perché non era perfetto. Era solo uno di noi, che cercava di farcela.
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