Diane Keaton: tributo a un’attrice geniale, non solo “musa” dei registi. Una carriera di prim’ordine e uno stile unico che resiste oltre il mito.
Diane Keaton, la grande attrice che ha attraversato il cinema americano con originalità, ironia e profondità, è morta l’11 ottobre 2025 in California, all’età di 79 anni.
Il suo decesso è stato confermato da un portavoce della famiglia, che ha chiesto rispetto per la privacy.
Amici e collaboratori dicono che la sua salute «è peggiorata molto rapidamente» negli ultimi mesi. Ma lei ha vissuto fino alla fine con quella verve e spontaneità che la caratterizzavano.
Nata Diane Hall il 5 gennaio 1946 a Los Angeles (California) nel contesto di una famiglia con padre ingegnere civile e madre casalinga. È la maggiore di quattro figli.
Dopo aver studiato teatro, debuttò in televisione e successivamente al cinema. Il suo vero salto avvenne nei primi anni Settanta, quando fu scelta da Francis Ford Coppola per il ruolo di Kay Adams-Corleone ne Il Padrino (1972).
Negli anni successivi la collaborazione con Woody Allen divenne una pietra miliare: con “Annie Hall” (1977) si affermò come protagonista in un ruolo comico-romantico che rovesciava stereotipi.
Nel corso della carriera ricevette numerosi riconoscimenti: tra cui l’Oscar come Migliore Attrice per Io e Annie.
Non si sposò mai, ma adottò due figli: una figlia, Dexter, nel 1996 e un figlio, Duke, nel 2001.
Era nota anche per la sua passione per la fotografia, l’interior design e per uno stile personale unico.
Cappelli, cravatte, giacche oversize fecero di lei una vera icona.
Tante le pellicole memorabili nella carriera di Diane Keaton.
Eppure i titoli dei maggiori quotidiani e riviste nel momento della morte l’hanno relegata al ruolo di “musa”, ruolo passivo di ispiratrice anziché protagonista.
Questo taglio è erroneo e riduttivo: Keaton era attrice al centro dell’atto creativo, fonte primaria del racconto.
La sua collaborazione con registi è stata partnership, non subordinazione. Presentarla solo come “musa” significa ignorare la sua intelligenza recitativa, la scelta attoriale, il modo in cui ha modellato i ruoli.
E in un momento di celebrazione della sua vita, è decisamente un ingiusto sminuimento.
I suoi ruoli e le sue prove d’attrice sono specchio del suo innegabile talento.
Come ne Il Padrino (1972), il debutto: il ruolo di Kay Adams-Corleone è quello di un’innocente coinvolta nelle maglie del potere mafioso. Keaton vi dimostra già evocativa vulnerabilità e presenza silenziosa, riuscendo a dare profondità a un personaggio non primario.
Raggiunge l’apice con Woody Allen quando interpreta interpreta Annie Hall nel 1977 in Io e Annie, un ruolo che vince l’Oscar e che è tutt’uno con la sua personalità pubblica: insicura, ironica, anticonvenzionale. È un ruolo comico ma caratterizzato da una ricchezza emotiva rara.
Reds (1981): per questo film ottenne una nomination all’Oscar, mostrando ancora una volta la capacità di passare dal comico al drammatico, incarnando la giornalista Louise Bryant con intensità.
Con La stanza di Marvin (1996) ha un altro momento di cambiamento di registro. Una donna che deve fare i conti con la malattia e la gestione famigliare. Nomination all’Oscar ancora una volta.
Tutto può succedere (2003) è una commedia romantica matura. Keaton interpreta Erica Barry, una donna che riscopre la vita e l’amore a 50+. È una performance che dimostra ironia, charme, profondità e padronanza del ruolo.
Il club delle prime mogli (1996) e Book Club (2018) sono titoli più riconosciuti dal grande pubblico, dove Keaton è al centro anche di ensemble femminili. Riesce a essere spassosa, empatica, e ancora “in scena” senza perdere dignità artistica.
Summer Camp (2024) è l’ultimo film prima della sua scomparsa. Conferma il suo desiderio di continuare a recitare, anche in progetti che parlano a un pubblico più generico.
Tante le caratteristiche personali e attoriali di Diane Keaton.
Possedeva una combinazione rara: sapeva far ridere e al contempo commuovere grazie alla leggerezza del suo stile che non annullava mai la profondità.
Inoltre il suo modo di muoversi, di scegliere abiti e accessori, di interpretare i ruoli era parte integrante del racconto. Non impersonava semplicemente personaggi: portava un’impronta personale.
Sapeva muoversi con maestria da film d’autore a grandi successi commerciali, da ruoli comici a drammatici.
Non ha mai ceduto del tutto ai compromessi della star-system; ha costruito una carriera seguendo il suo gusto e il suo ritmo, cosa che pochi possono dire.
Nel privato, Keaton ha vissuto una vita che rifletteva la sua professione.
Non convenzionale, autentica, scelta. Pur avendo avuto relazioni importanti (tra cui col regista Woody Allen e con l’attore Al Pacino), non si è mai sposata.
Come lei stessa ha spiegato: “Se mi fossi sposata avrei dovuto compromettermi troppo”.
Ha adottato due figli in età matura: gesto d’amore che ha definito “completamente umiliante”, nel senso buono del termine.
“Sono cambiata completamente, il più umiliante dei miei momenti”.
Amava la casa di mattoni, amava passeggiare con il suo cane Reggie, amava vivere secondo i suoi termini. Negli ultimi mesi di vita, ha scelto un ritmo più riservato, lontano da rumor mediatici, vicino ai suoi affetti più stretti.
Con la scomparsa di Diane Keaton, il cinema perde una delle sue voci più singolari e coraggiose.
Un’attrice che ha saputo portare stile e sostanza, ironia e pathos, corpo e pensiero.
Il ritratto che molti faranno di lei come la “musa” è non soltanto insufficiente, ma fuorviante.
Lei è stata protagonista, autrice e interprete di sé e del suo tempo. Che venga ricordata non solo per ciò che ha ispirato, ma per ciò che ha fatto.
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