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Fellini e Bergman: il duetto mai nato

Fellini e Bergman, due registi che, lontani dalle mode, hanno perseguito una visione artistica profonda e personale, esplorando la condizione umana.

Federico Fellini e Ingmar Bergman sono due tra i più grandi registi della storia del cinema, le cui opere continuano a influenzare profondamente la cinematografia contemporanea. Pur provenendo da contesti culturali diversi, entrambi condividono una visione artistica che affonda le radici nell’esplorazione profonda dell’animo umano. La riflessione di Fellini su Bergman, espressa in una celebre intervista, ci offre una chiave per comprendere la loro connessione e le affinità artistiche che li legano, nonostante le apparenti differenze stilistiche.

La stima reciproca

La loro amicizia, nacque a Roma nel 1968. Per entrambi, fu un momento di grande sintonia e affinità, sembrava quasi che si conoscessero da sempre. L’idea del loro primo film insieme, nasce proprio in questo periodo, inizialmente intitolato Duetto d’amore, avrebbe dovuto affrontare temi ampi e profondi, esplorando questioni complesse e universali. Purtroppo, il progetto, che avrebbe dovuto unire le forze creative di Bergman e Fellini, non vide mai la luce. Nonostante l’idea fosse affascinante e le premesse promettenti, le ragioni del fallimento della collaborazione sembrano essere legate alle difficoltà nell’affrontare un progetto comune tra due personalità così diverse. La precisione di Bergman da un lato, la confusione di Fellini dall’altro, forse due personalità fin troppo agli antipodi.

Tuttavia, questo episodio racconta anche la natura degli “opposti che si attraggono”—sia in amore, che in amicizia, e in questo caso, anche nel cinema. Nonostante le differenze, entrambi i registi avrebbero potuto produrre qualcosa di straordinario, ma le loro visioni artistiche e personalità uniche finirono per impedire la realizzazione del progetto. Fellini, nella sua intervista, esprime una profonda stima per Bergman, definendolo un artista che incarna perfettamente la figura dell’individuo che persegue la propria vocazione. Secondo Fellini, Bergman non si lascia distrarre dalle mode e dalle tendenze superficiali, ma resta fedele a una ricerca autentica della propria interiorità. In questo senso, tra i due registi si instaura una coesione artistica, in quanto entrambi vivono il loro lavoro come un atto di testimonianza personale, dove la propria vita e la propria esperienza diventano il nutrimento per le loro opere.

La ricerca dell’interiorità

Quello che emerge chiaramente dal pensiero di Fellini è che Bergman è un artista che rifiuta le semplificazioni e la superficialità. Le sue opere, spesso centrate sulla solitudine, sull’esistenza e sulla morte, rispecchiano una ricerca incessante della verità interiore, senza compromessi con il mondo esterno. Allo stesso modo, anche il cinema di Fellini è costantemente orientato verso l’esplorazione dell’animo umano, sebbene con un approccio più onirico e simbolico. Entrambi, però, non temono di affrontare temi complessi e universali, anche quando ciò li allontana dalle aspettative del pubblico o dalle tendenze dominanti del loro tempo.

Diversità che unisce

Le opere di Fellini e Bergman, pur evidenziando approcci narrativi e stilistici distinti, sono unite dalla stessa tensione verso una riflessione universale sull’uomo. Mentre Bergman si concentra sulla psiche e le contraddizioni individuali, Fellini esplora l’interiorità attraverso l’elemento onirico e il surrealismo. Tuttavia, entrambi rifiutano la superficialità del mondo circostante, proponendo visioni artistiche che pongono al centro l’essere umano, la sua sofferenza e la sua ricerca di significato. “Ho molta stima molto simpatia e ammirazione per Bergman e di fondo sento una gran solidarietà una gran genialità anche se i nostri film possono sembrare così a una visione magari un pochino superficiale profondamente diversi. Con Bergman sento un tipo di fratellanza che è quella che in generale provano gli artisti che realizzano pienamente con episodi a volte felici ed altri infelici la propria vocazione, ecco Bergman mi sembra che incarni in maniera superba il tipo d’artista che fa della sua vita il banco di prova, il nutrimento per realizzare le proprie fantasie in un periodo poi come questo che stiamo attraversando dove le esperienze avanguardistiche le più liete e i movimenti contestatari di tipo isterico e inutile annebbiano la lucidità di un certo panorama, mi sembra che Bergman riproponga in maniera molto ferma e molto lucida il discorso dell’individuo, cioè un artista che persegue senza lasciarsi annebbiare il filo del discorso della propria interiorità ed è a questa forma di individualità, alla quale anch’io credo di appartenere, è proprio questo che fa sì che i film di Bergman nella sua personalità di artista mi sembrano particolarmente esemplari nel suo giudizio.” Come si evince dall’intervista, nonostante l’affetto e la stima reciproca, a livello professionale non sempre è possibile trovare una sintonia.

Modelli di autenticità artistica

Il legame tra Fellini e Bergman rappresenta un esempio esemplare di fedeltà alla propria visione artistica, un impegno costante verso l’autenticità che si distacca da qualsiasi forma di compromesso commerciale o dalle mode effimere che dominano spesso il panorama culturale. In un’epoca in cui le correnti artistiche e i movimenti culturali sembravano essere spesso travolti dall’isteria del momento, dalla superficialità delle tendenze passeggere e dall’appiattimento delle ideologie, i due registi hanno mantenuto una rara coerenza creativa. Rifiutando la tentazione di adattarsi alle aspettative del grande pubblico o alle logiche di mercato, Fellini e Bergman sono riusciti a dare voce alle loro visioni individuali, profonde e introspettive.

Loro non solo hanno creato un cinema che esplorava i temi universali dell’esistenza umana, ma hanno anche dimostrato che l’arte, nella sua forma più pura e sincera, può essere una ricerca incessante e profonda. Questa ricerca, lontana dai riflessi superficiali del mondo, è capace di restituire alla società una rappresentazione più autentica della condizione umana, rivelando dimensioni intime e complesse dell’animo umano che spesso sfuggono alla quotidianità e al pensiero comune. Fellini e Bergman, quindi, sono modelli di integrità artistica, testimoni di una cinematografia che si fa veicolo di verità più che di intrattenimento, più legata al desiderio di conoscere e comprendere che alla necessità di piacere o di seguire tendenze.

Il cinema come espressione di sé

La riflessione di Fellini su Bergman ci insegna che il cinema non è solo un mezzo per intrattenere, ma un mezzo per esplorare l’interiorità, per mettersi a nudo, per affrontare le domande universali che riguardano la vita e la morte. Seppur con modalità espressive diverse, Fellini e Bergman ci offrono opere che sono un atto di resistenza contro la superficialità e l’effimero, cercando invece di restituire qualcosa di più profondo e duraturo: un invito a riflettere su noi stessi e sul nostro posto nel mondo. Chissà cosa sarebbe accaduto se quel film fosse stato realizzato: quale straordinaria fusione di visioni artistiche avrebbe potuto nascere dalla collaborazione tra Fellini e Bergman?

Sofia Fumi

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