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Gomorra: le origini, il prequel che torna al cuore oscuro

Gomorra: le origini riporta Marco D’Amore a Napoli: il prequel di sei episodi seguirà la giovinezza criminale di Pietro Savastano negli Anni ’70.

Nel cuore pulsante di una Napoli sospesa tra mito e realtà, si accende un nuovo racconto: Gomorra: le origini.

Prequel in sei episodi nato per esplorare le radici profonde del clan Savastano.

Uscita: piattaforma Sky, gennaio 2026.

La trama

Il racconto si concentra sull’ascesa di un giovane Pietro Savastano, ragazzino di strada segnato dalla violenza e dal destino.

Una tragedia greca in salsa contemporanea. Siamo negli anni Settanta: una Napoli diversa, ma già teatro di sogni, ambizioni infrante e potere che si assaggia sin dai vicoli.

“Tutto parte dagli inizi di Don Pietro Savastano” affermano Nils Hartmann, vicepresidente esecutivo Sky Studios per l’Italia, e Riccardo Tozzi, fondatore e Ceo di Cattleya.

Prosegue Hartmann “Quella di Gomorra è stata forse la sfida più difficile. Quando abbiamo iniziato a parlare con Riccardo, con il team, con gli autori di questo progetto, serviva l’idea giusta che poi è arrivata. Non è un’operazione di marketing, spin-off, prequel, fatta solo perché c’è un marchio che funziona. Abbiamo deciso di farla perché è un altro racconto”.

La scrittura di Gomorra: le origini

A firmare la sceneggiatura troviamo Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, insieme a Roberto Saviano e lo stesso D’Amore nella veste di supervisore artistico.

Autori già noti per L’immortale, ZeroZeroZero e Django.

È un ritorno all’origine del male, alla mappa delle connessioni tra potere, sangue, fratellanza e tradimento.

Il nostro presente si chiarisce soltanto osservando il suo passato, come insegnava Tucidide.

Cosa vuole essere Gomorra: le origini

Il progetto si propone non solo come sequel o spin‑off, ma come un dispositivo narrativo che interroga il nucleo primigenio della violenza organizzata.

Lo sguardo di D’Amore, passato da attore a regista già dalla quarta e quinta stagione della saga, amplifica questa ambizione. Vuole offrire ai giovani talenti la possibilità di confrontarsi con l’“intelligenza e l’intransigenza” richiesta da un pubblico che non accetta sconti.

Così, Le origini diviene specchio e paradigma: guardare a quando tutto è cominciato. Un modo per orientare la memoria di una società ancora segnata da conflitti irrisolti e affetti privati intrappolati in una guerra che non sembra conoscere fine.

Lo stile di Gomorra: le origini

Nel flusso narrativo si scorgono le linee di frattura e di senso che hanno fatto di Gomorra un fenomeno globale. Fondamentale la scelta estetica di fare della città di Napoli teatro e personaggio.

La regia è dunque di Marco D’Amore (episodi 1-4) e Francesco Ghiaccio (episodi 5-6).

Ma qui, in questo nuovo inizio, si reinventa anche la sacralità del tessuto narrativo.

Storie che plasmano città, città che plasmano storie, e un pubblico chiamato a decifrare quella relazione sottile tra potere e destino.

Il cast

Attori giovani, scelti per risuonare autenticamente con il territorio.

Non è soltanto casting: è creazione di uno spazio narrativo dove l’ascesa di Pietro diventa paradigma della forma sociale che genera potere.

Sei mesi di ricerca in tutte le scuole, tra le più grandi e le più piccole, di cinema e di teatro di Napoli e provincia.

Per il ruolo del protagonista è stato scelto Luca Lubrano: 16 anni, della famiglia dei macellai più famosi del centro storico di Napoli.

La risposta del pubblico che attende Gomorra: le origini

Il pubblico, attento e partecipativo, si pone come co-creatore delle aspettative. Attende legami interpersonali, metamorfosi di personaggi, evoluzioni che travalichino la leggenda per interrogare la storia locale e globalizzata.

Infatti, anche se manca la premiere, i fan già reagiscono con curiosità ed euforia.

La comunità sta accogliendo con entusiasmo l’annuncio della regia di D’Amore e la promessa di esplorare nuovi legami narrativi. Come per esempio quello tra Pietro e Imma.

C’è anche un filo di cautela: alcuni temono che l’impronta registico-autoriale di D’Amore possa riproporre schemi visti nella quinta stagione. Ma prevale comunque la fiducia nel nuovo capitolo.

Ma aleggia anche un timore. Come emerge dai forum generalisti sulla rappresentazione della cultura napoletana, si ripropone un tema già noto. La saga riflette la cruda realtà partenopea, un aspetto che alimenta il fascino per la serie ma anche il dibattito intorno al suo impatto identitario.


Sara Cambi

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