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Il cinema povero

Nel mondo dell’arte e del cinema, aleggia perennemente un alone di esclusività economica, ma non sempre per fare grandi film servono grandi budget.

Purtroppo, nell’epoca in cui viviamo attualmente, il pensiero generale sulla maggior parte delle tematiche è nettamente polarizzato: una cosa o è nera, o è bianca. Punto. Nient’altro in mezzo. E sicuramente la politica ed i mass media non ci vengono in soccorso per debellare questa idea stupida. Ma, fortunatamente, sappiamo che l’arte non è così.

Anzi, possono essere proprio il cinema, la musica, la letteratura e così via, a dettare predominanza in materia ed aiutarci a comprendere che non tutto è all’estremo. Ancora di più, che, seppur esistono delle regole, esse esistono per essere infrante. Chi dice che necessariamente per fare film, c’è bisogno di soldi? Anche sell’ultimo periodo cinematografico non è stato proprio fortunato in tal senso, a volte, tutto ciò che serve, sono il talento e la creatività.

Esordio povero

Da Martin Scorsese con il suo Chi sta bussando alla mia porta?, Following di Christopher Nolan, Eraserhead di David Lynch, il primo Mad Max di George Miller, La notte dei morti viventi di George A. Romero, El Mariachi di Robert Rodriguez, Slacker di Richard Linklater, Clerks di Kevin Smith, La casa di Sam Raimi, Pi Greco di Darren Aronofsky, Thunder Road di Jim Cummings, fino al capolavoro Non aprite quella porta di Tobe Hooper ed uno dei migliori film di sempre – realizzato con circa 5.000 euro attuali – Il lamento sul sentiero del maestro indiano Satyajit Ray.

Nonostante la maggioranza di questa lista di esempi – che sarebbe potuta allungarsi ancora di più – risalga almeno a più di trent’anni fa, per un giovane autore con grandi idee, i soldi non sono un problema. Seppur nel caso di Lynch, Romero, Hooper, Miller e Raimi parliamo di cifre che superano i 100.000 dollari – comunque basse per un film – il resto si è accontentato di molto meno: Following e El Mariachi costati 6.000 dollari, Clerks e Slacker più di 23.000. La differenza sta tra produzioni low budget – a basso costo – e micro budget.

Once

Budget: 150.000€. John Carney gira una storia d’amore tra un musicista disilluso ed un’immigrata appena arrivata a Dublino. Con una visuale sgranata e la maggior parte del film girato a mano, questa lettera d’amore a Dublino ed al potere della musica si muove sulle canzoni originali e sua una grande sceneggiatura, estremamente realistica. Bob Dylan è un grande fan del film, tanto che ha lasciato ai due protagonisti aprire un suo concerto.

Creep

Budget: meno di 500€. L’idea perfetta per un film con un budget così basso: Patrick Brice ed il geniale Mark Duplass mettono insieme il metodo del found footage per una storia isolata tra un ricco uomo che sta morendo ed il suo vlogger. Ecco, Creep, un’intelligente, semplice ed inquietante horror da meno di 80 minuti. Il sequel, uscito nel 2017, ha un budget poco più alto – comunque meno di 1.000 dollari – la stessa idea e lo stesso ottimo risultato.

Cannibal Holocaust

Budget: 100.000€. Un’altro esempio di found footage, solo che, in questo caso, parliamo della prima volta che viene utilizzato. Ruggero Deodato gira un film sorprendente, bollato inizialmente come un horror di serie b ed un misero mezzo di crudeltà, diventato con il tempo un cult e rivalutato a pieno. La stupidità contro la civilizzazione. Inizialmente considerato uno snuff movie, Cannibal Holocaust ha portato il suo regista in diverse aule di tribunale.

Primer

Budget: 7.000€. Shane Carruth, ingegnere laureato in matematica, inizia una conversazione con alcuni suoi amici sulla possibilità dei viaggi nel tempo, ed ha un’idea. La sua grande passione per il cinema lo porta a scrivere Primer, una pellicola fantascientifica dal costo quasi inesistente che si basa proprio su quella conversazione, con dialoghi tanto complicati quanto i temi affrontati.

Henry – Pioggia di sangue

Budget: 110.000€. Un biopic sulla vita del serial killer Henry Lee Lucas, uomo accusato di ben 214 omicidi – condannato poi per 11 accertati – tra il 1960 ed il 1985. Michael Rooker interpreta brillantemente il ruolo da protagonista, immergendosi a pieno nelle cupe e tenebrose atmosfere del film, cult e caposaldo del genere slasher.

The Blair Witch Project

Budget: 60.000€. Ennesimo esempio di found footage – e non sarà l’ultimo. Due ragazzi decidono di creare una leggenda metropolitana – basata su credenze popolari – e venderla come un fatto vero. The Blair Witch Project fu un caso incredibile di promozione digitale e creatività, riuscendo poi ad incassare la bellezza di 250 milioni di dollari in tutto il mondo, diventando un cult assoluto dell’horror, nonostante le sue tante imperfezioni.

Halloween

Budget: 300.000€. Ora, siamo ad un livello di budget molto più alto rispetto a quelli visti in precedenza. John Carpenter aveva già girato due film – Dark Star e Distretto 13 – facendosi notare come astuto regista e creativo tuttofare. Ma pensare che, con questa quantità di soldi, è riuscito a realizzare uno degli horror più influenti e più belli di sempre, è incredibile. Senza costosi ed inutili orpelli visivi, Carpenter inventa un genere e lo domina.

The Battery

Budget: 6.000€. Due redneck ed ex giocatori di baseball, sono nel New England e si ritrovano in mezzo ad un’apocalisse zombie che sta devastando il paese. I protagonisti sono regista e produttore. The Battery è un film che ancora non ha ricevuto l’attenzione che già meritava alla data d’uscita, ma che riesce a dimostrare quanto l’horror sia il genere perfetto per massimizzare i pochi soldi a disposizione e la tanta fantasia.

Paranormal Activity

Budget: 15.000€. Circa 200 milioni incassati in tutto il mondo ed una saga da 7 film per un incasso totale di quasi 900 milioni. Paranormal Activity ha dato il via ad un filone pessimo – eccezion fatta per qualche chicca, seppur distante, come Skinamarink – di film horror “casalinghi”, girati con due spicci e con uno spiccato senso di ciò che al pubblico odierno spaventa e ciò che lo attrae.

Zombie contro Zombie

Budget: 25.000€. L’ultimo found footage di oggi. Zombie contro zombie è un film giapponese di Shin’ichirô Ueda del 2017 – non il brutto e banale remake di Michel Hazanavicius del 2019 – capolavoro dell’horror e della commedia, che usa lo strumento del mockumentary solo per poi ribaltare tutta la storia, in più di un’occasione, con svolte efficaci e che lo rendono un cult assoluto del cinema internazionale.

Lorenzo Maulicino

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