Umberto Eco pubblica con Bompiani la storia de Il nome della rosa nel 1980 e diventa subito un best seller. Descrive il rapporto tra Papa ed Impero e molto più
Era il 1896 quando Jean-Jacques Annaud realizzò una pellicola destinata a fare storia e basata su una trama che era considerata come un vero e proprio best seller per l’epoca: Il nome della rosa di Umberto Eco.
Lo scrittore piemontese realizzò una storia – a sfondo storico – estremamente coinvolgente perché basata sulla tradizione del racconto giallo ed investigativo ma con l’aggiunta dell’oscurità medievale. Infatti, la narrazione parte quando un abate di origine inglese Guglielmo da Baskerville (interpretato da Sean Connery) e il suo novizio Adso da Melk (Un giovanissimo Christian Slater) arrivano in un’abbazia sconosciuta per un importante concistoro legato al futuro del movimento francescano. Proprio pochi giorni prima di questo incontro vengono scoperti una serie di cadaveri morti in circostanze poco chiare ma che hanno tutti lingua e alcune dita della mane completamente nere.
L’abate priore chiede aiuto proprio a Guglielmo che era conosciuto per le sue doti investigative poiché, in passato, aveva fatto lavorato a scoprire i traditori per l’Inquisizione. La figura del monaco Guglielmo appare sin da subito come molto acuta ma anche profondamente giusta e questo conferma il distacco dal suo passato.
Nel tentativo di scoprire chi ( o cosa) abbiano potuto provocare questi decessi, Guglielmo e Adso scoprono i segreti che vivono sotto le toghe dei monaci: sodomia, lussuria ecc. e le scelte di Annaud traspongono perfettamente la miseria nella quale vessavano le povere genti al di fuori dei monasteri e le varie correnti religiose (ufficiali e scomunicate) che esistevano in quel periodo buio.
La rosa altri non è che una giovane donna che ha degli amplessi con il monaco preposto al controllo della dispensa in cambio di cibo e che ne avrà uno con il giovane Adso che dubiterà della propria fede.
Una trama avvolgente perché magnificamente diretta e con un cast davvero encomiabile:
Si tratta di un film poetico, rispettoso della potente idea che trasmette il Medioevo anche adesso. Un’opera che resterà negli annali della cinematografia come esempio di sceneggiatura, fotografia e regia da maestro.
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