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Media Education

Moscerine Film Festival: Media Education

Il Moscerine Film Festival 2025 , ha e sta tenendo tanti eventi per la nuova edizione del 2025. Noi siamo andati all’incontro di Media Education con Valeria Valente.

Valeria Valente è una docente a contratto di Film Media Education, ma è anche una madre, che si confronta quotidianamente con altri genitori e bambini.

Che ruolo hanno oggi i dispositivi digitali nelle nostre vite? E in quelle dei bambini e ragazzi? Questa era la domanda che apriva l’incontro. 

La tecnologia

L’uomo della tecnica ha fatto qualcosa che va oltre se stesso, che forse, però, non riesce neanche a controllare al 100%.

Tutto deve progredire e deve andare avanti. Infatti l’era digitale, esplosa dagli anni ’80 agli ultimi anni, è andata molto avanti in pochissimo tempo, forse anche troppo? In una società in cui le tecnologie e le innovazioni crescono velocemente, anche la genitorialità ne risente, perché molte volte capita che il genitore, ma in generale anche l’essere umano, non riesca a stare dietro a tutte le innovazioni.

Valentina Valente, apre questo incontro facendo un introduzione di quello che è il progresso e di come il genitore della “zona di mezzo” ovvero colui che ha vissuto a pieno lo scoppio di queste innovazioni, quindi proprio il bambino degli anni ’80/’90, si senta un po’ abbandonato a se stesso perché nessuno gli ha insegnato come gestire e insegnare alle nuove generazioni, queste novità.

Media Education

Media Education e il rapporto con i bambini

Il genitore di mezzo inventa e cerca di insegnare sia ai propri genitori, ma anche, contemporaneamente al figlio. Ognuno di essi ha un parere diverso, c’è chi consegna il telefono al bambino in età molto piccola, chi aspetta una certa età.

Quasi tutti i bambini fra gli 8/9 anni hanno già il telefonino, tranne alcuni casi in cui scuola e famiglie si uniscono insieme e rimandano al più tardi possibile questa consegna.

Ma cosa si può fare per riuscire ad educare al meglio il bambino, non solo dai pericoli fisici che ne possono derivare, ma da quella realtà virtuale, che per i genitori molte volte è sconosciuta?

La docente Valeria, fa anche un riferimento alla serie Adolescence (dove trovate la recensione qui e qui), che, anche se in modo più crudo, presenta questa realtà ignota, in cui i genitori, non conoscono e non si rendono conto. Insegna quanto un mondo virtuale incida sulla vita dei ragazzi.

Non solo Media Education

La Media Education è importante perché, come nella parola, educa al meglio il bambino o il ragazzo a saper gestire questo tipo di innovazioni.

Pretendere che un bambino sappia usare i dispositivi solo perché è un nativo digitale, è come dargli le chiavi della macchina solo perché nato in un epoca in cui c’è il veicolo.

Questo è il paragone che cita la docente riferendosi al libro di Cosimo Di Bari, (che potete trovare ai libri consigliati). Il digitale non può essere tenuto lontano, si deve ammettere che si ha un voglia di conoscenza verso questi dispositivi, che può, anche, aiutare a saperli gestirli. Ci sono quattro tipi di importanti nozioni sull’educazione ai media:

Media Awareness – la consapevolezza di quello che gira nei media, non solo per la paura, ma sapere cosa si può fare con loro e viceversa;

Media Education – l’educazione e l’insegnamento ai media, devono coesistere come qualsiasi altra educazione;

Media Literacy – si deve sapere il linguaggio dei Media. Ci si deve alfabetizzare e informarsi su un linguaggio in continua crescita;

Screen Education – educare al tempo che si spende davanti allo schermo; 

Media Education

Le esperienze dei bambini

Primo esperienza:

Mio padre ha letto “la generazione ansiosa”. Io ho 11 anni, non ho un telefono e non mi interessa averlo. Vedendo mia sorella di 14 anni, sempre incantata al dispositivo, che quasi non mi rispondeva più ad un dialogo, mi sono spaventata e mi sono detta che non voglio diventare come lei.

Nella mia vecchia scuola avevamo tutti avevano un telefono e quasi mi sentivo a disagio e mi vergognavo a non averlo. Poi ho cambiato scuola e in questa quasi nessuno ha un telefono, non ero più sola e ho capito invece di quanto io sia fortunata.

In questa nuova scuola, esiste un patto educativo, cioè quando la scuola e la famiglia si mettono d’accordo per non comprare un cellulare, in modo che si viva in tutta la scuola più serenamente. Ovviamente si usa la tecnologia, come per le lezioni di scienze o il laboratorio di informatica.

Secondo esperienza

Io ho 11 anni, vado in prima media ed ho un telefono. Quando ne hai uno, lo vedi in un modo diverso. Io non lo uso spesso, ma ho il controllo, ad un orario mi si blocca  e non posso più usarlo. Molto spesso, riesco a staccarmi da solo e mi autoregolo. I miei genitori hanno visto come uso il tablet (che avevo prima) e mi hanno dato il telefono. 

Queste due rappresentazioni, fanno capire la differenza fra due educazioni diverse e entrambe efficaci a modo loro. L’educazione ai media non deve essere standard, ma può avere molte sfaccettature. Non si può giudicare un modo di insegnamento, ma anzi una comunità si deve aiutare e non colpevolizzare.

Nella seconda esperienza, si gestisce la dopamina è legata ai meccanismi di ricompensa e piacere, che rafforzano quelle che sono le esperienze piacevoli. 

Libri consigliati sulla Media Education da Valeria Valente

  • I nativi digitali non esistono. Educare a un uso consapevole, creativo e responsabile dei media digitali. – di Cosimo Di Bari, pedagogista
  • La società della performanceMaura Gancitano, Andrea Colamedici

  • La generazione ansiosaJonathan Haidt

  • Insieme ma soli. Perché ci aspettiamo sempre più dalla tecnologia e sempre meno dagli altri.Sherry Turkle

Conclusione

L’incontro si è svolto anche parlando e concludendo con l’Intelligenza artificiale, anche se non il fulcro dell’evento, e con qualche suggerimento per gestire i dispositivi. L’incontro è stato tutto un insegnamento, è una luce che può far illuminare su un mondo, molte volte scontato da molti genitori.

Ognuna educazione è giusta, ma si può sempre migliorare e crescere, d’altronde ogni genitore non è mai stato genitore prima e nessuno gli ha insegnato come educare i propri figli a queste realtà, dove alcune, sono ancora sconosciute. La comunità deve aiutare l’un l’altro perché ci si salva solo insieme.