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Nostalgia

Nostalgia canaglia

La nostalgia è un sentimento molto particolare ma che si interseca benissimo con la settima arte, però condizionandone profondamente l’industria.

La nostalgia, il cui significato letterale dal greco equivale a dolore del ritorno, è definita come uno stato d’animo o emozione corrispondente ad un senso di tristezza o un rimpianto malinconico – caratterizzato da un desiderio superficiale – per tutto ciò che è lontano temporalmente o nello spazio da noi, che siano persone, luoghi, oggetti o periodi.

Quanto il rimorso e la nostalgia vadano di pari passo lo sappiamo tutti, ma ci sono sempre due facce su una medaglia. Non sempre un sentimento definitivamente triste come la nostalgia porta a conseguenze tristi o allo stare lontano da esse stesso. Il cinema e l’arte, come al solito, ci aiutano a spiegare fenomeni emotivi di questa portata, giocando con i sentimenti degli spettatori, mettendoli alla prova ed usandoli, molto spesso.

Nostalgia del passato

Il primo decennio cinematografico degli anni 2000 è stato pesantemente condizionato da una voglia di riscoprire gli anni ’80, in tutto e per tutto. Questa moda sembra essere partita, almeno qui da noi, dal pessimo Notte prima degli esami del 2006. Dall’ambientazione alla musica, passando per l’abbigliamento alle acconciature. Nulla di ciò sembrava una costrizione, qualcosa che però è sorto poco dopo, senza che nessuno se ne accorgesse.

Gli ultimi tempi, soprattutto in seguito alle recenti news riguardo nuovi capitoli di vecchie saghe già morte come quella de La mummia, ci lasciano presagire come, questa passione di riscoperta degli ’80 – forse finita con Top Gun: Maverick – si stia gradualmente spostando verso gli anni ’90, e quello del cinema, come spesso si dice, è effettivamente lo specchio dei comportamenti e dei cambiamenti della società.

Il nuovo millennio

La mummia, Ti presento i miei, Gremlins e aggiungeteci chissà quanti tra remake, reboot, sequel e prequel per franchise e serie di film che avete più amato. Già da qua si intuisce come l’industria cinematografica – principalmente quella statunitense – non aspetti altro che il passare del tempo, ed ora che, quelli che hanno vissuto l’adolescenza nei ’90 sono ormai trentenni, è il momento perfetto per ricordargli cosa hanno vissuto.

Lo stesso esatto concetto di base che ha lanciato l’infima moda di riportare i ridicoli ed esagerati anni ’80 al cinema – cioè di attirare masse di gente attualmente tra i quarant’anni e sopra la mezz’età – si ripropone ora come si riproporrà un giorno con i primi del 2000 e così via. Non è un caso che, paradossalmente, le riedizioni e le uscite di vecchi film al cinema riescano ad attirare più spettatori delle nuove uscite cinematografiche.

Nostalgia

Non è un paese per giovani

L’anemoia – sostantivo che non c’entra nulla col recente Anemone con Daniel Day-Lewis – è un termine coniato ufficialmente nel 2012 e che descrive la sensazione di nostalgia verso un’evento, una persona, un luogo o un tempo che non si è mai vissuti in prima persona. Una grande fetta di quel pubblico che non aspetta altro che rivedere i decenni passati al cinema corrisponde proprie alle giovani generazioni.

La spinta di desiderio di vivere in un’epoca migliore o, che, perlomeno non sia come quella odierna – o, che, perlomeno si pensa sia migliore. L’avvicinarsi ai cosiddetti boomer, che poi boomer non sono. Come al solito, si tende ad oscurare il buio ed illuminare ciò che già splende. Così, in Italia siamo arrivati a rivalutare i cinepanettoni che sono quasi – forse – riusciti a distruggere il nostro cinema e nel mondo si ricorda con affetto il live action di Super Mario.

Beata ignoranza

Sarebbe bello pensare che questo desiderio di scoperta e riscoperta del passato sia legato ad un intrinseco moto di avvicinamento ad un qualcosa che non si conosce, all’ignoto. Ma non è così. Chi ha vissuto il passato, vuole rivedere ciò che ha vissuto lui, e non gli interessa altro. Chi vorrebbe aver vissuto il passato, vuole vedere ciò che lui pensa sia quel passato.

Quindi, in ogni caso, rimarremo con la bocca asciutta, aspettando che un giorno finiscano i decenni da mitizzare o martorizzare più di quanto l’apparato cinematografico non abbia già fatto. O forse, basta guardare a quella fetta di autori e cineasti ai quali non interessa solo portare pubblico in sala, ma che pensano davvero che dal passato si possa imparare, o cercare di condizionar il futuro.