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Oasis, il docufilm che racconta la loro ascesa Supersonic

Oasis, il docufilm che racconta la loro ascesa Supersonic

Dopo quindici anni gli Oasis ritornano insieme per un tour evento. Per chi vuole prepararsi il docufilm Supersonic è un must-see per comprendere il loro mito.

Era il 1991 quando Liam Gallagher entrò in un gruppo chiamato The Rain, in omaggio al lato B di un singolo dei Beatles. Della band facevano parte il chitarrista Paul Arthurs, detto Bonehead, il bassista Paul McGuigan e il batterista Tony McCarroll. A Liam, però, non piaceva il nome della band e convinse gli altri a cambiarlo in Oasis. Non aveva un significato particolare, suonava semplicemente bene; gli fu ispirato da un poster di un tour degli Inspiral Carpets appeso nella camera sua e del fratello Noel.

L’11 agosto dello stesso anno, finalmente, gli Oasis debuttarono al Boardwalk, un locale per band emergenti di Manchester. Allo show partecipò anche Noel che, dopo l’esibizione, raggiunse Liam e gli propose di entrare nella band, ma a una condizione: sarebbe stato lui a scrivere tutte le canzoni. Liam accettò, e il resto è storia.

Supersonic: ascesa e caduta dei protagonisti del Britpop

Ed è proprio questa storia che racconta il docufilm del 2016 Supersonic, diretto da Mat Whitecross. Partendo da quello che è stato definito il concerto del decennio – le tre serate a Knebworth Park nel 1996 – per poi andare a ritroso agli albori a Manchester, e poi di nuovo avanti fino allo scioglimento del 2009, il documentario, attraverso interviste esclusive, filmati d’archivio e testimonianze di chi ha vissuto da vicino l’ascesa degli Oasis, offre uno sguardo inedito sul dietro le quinte della band.

Lo stile visivo richiama i documentari di Asif Kapadia, come Senna e Amy (con cui Supersonic condivide i produttori). Le immagini d’archivio, prive di qualsiasi elemento contemporaneo, ci proiettano nel passato, mentre le riflessioni degli intervistati nel presente ci permettono di avere una narrazione “a posteriori”.

È lo stesso Liam che nel docufilm descrive, con una metafora chiara e d’impatto, l’essenza stessa della band: “Gli Oasis erano come una Ferrari: bella da vedere, bella da guidare, ma che ogni tanto va fuori controllo se si va troppo veloci.”

I Caino e Abele del rock

Quando si parla degli Oasis, è impossibile non pensare prima di tutto ai fratelli Liam e Noel Gallagher. C’è chi dice che proprio questo focus perenne sui due fratelli creasse astio con gli altri membri della band. Difatti, se tutti sappiamo chi sia Ringo Starr – e no, non grazie alla canzone dei Pinguini Tattici Nucleari – d’altra parte risulta più ostico per il fan occasionale barcamenarsi tra i vari membri che hanno composto la band, e che sono rimasti sempre un po’ nell’ombra.

I fratelli Gallagher sono stati capaci di calamitare l’attenzione su di loro non solo grazie al loro genio musicale, ma soprattutto grazie ai loro continui litigi. Definiti i Caino e Abele del rock, o “fratelli litigarelli”, i due fin da subito entrarono in contrasto, sia per divergenze artistiche che, molto più importanti, per divergenze personali. I diciotto anni di attività della band sono stati costellati da notizie – a volte gonfiate dai media – di scaramucce tra i due.

Portabandiera di una vita fatta di eccessi, nel 1994 si esibiscono in quello definito il peggior concerto degli Oasis, che termina con Liam che colpisce Noel con un tamburello prima della fine del concerto. Poi, l’anno seguente, viene rilasciata la famosa intervista Wibbling Rivalry, dove i due consacrarono ancora di più la loro immagine di ribelli che si odiano, non risparmiandosi insulti ed accuse.

E poi, ancora, Liam mette in dubbio la legittimità della figlia di Noel, avuta dalla sua ex moglie Meg Mathews, segnando così un divario – quasi – incolmabile tra i due. Noel, dopo una sessione di registrazione tutt’altro che semplice, colpisce il fratello con una mazza da cricket in testa.

È il festival Rock en Seine di Parigi che fa da cornice all’ultima apparizione insieme degli Oasis. Seduto in macchina fuori dal festival, Noel finalmente fa quello che avrebbe voluto fare in tutti quegli anni, ma che si era trattenuto dal fare.

Scrive un messaggio ai fan che recita: “È con un po’ di tristezza e grande sollievo che vi dico che ho lasciato gli Oasis stanotte. Le persone scriveranno e diranno ciò che vogliono, ma semplicemente non potevo continuare a lavorare con Liam ancora per un giorno.”

Sono proprio le parole del maggiore degli Oasis in Supersonic quelle che spiegano meglio di tutte quale sia stato l’impatto che il loro rapporto ha avuto sulla band: “Due fratelli, due pazzi. Il punto di forza degli Oasis era il rapporto tra me e Liam. Ma è anche ciò che alla fine ha distrutto la band.”

Gli Oasis, però, sono molto di più

Se già da solo ricostruire il rapporto tra i due Gallagher richiederebbe un film a sé stante, per fortuna Supersonic non si limita a raccontare solo questo aspetto della band che è stata in grado di riportare in auge il rock. Anzi, il documentario si propone proprio questo come obiettivo finale: raccontare l’impatto che gli Oasis hanno avuto non solo sul panorama musicale, ma anche sul piano culturale.

Supersonic dipinge il ritratto di quell’ultimo decennio del Novecento con tutte le sue contraddizioni; parla di quella generazione della working class in cerca di rivalsa negli anni del post-thatcherismo.

E proprio la riflessione, intrisa di nostalgia, sul mutamento sociale e sulla sostanziale cessazione del rock come fenomeno di massa, è uno dei protagonisti invisibili della pellicola di Whitecross, come riportato anche da Noel: “È stato prima dell’era digitale, prima dei talent show, dei reality in televisione; le cose avevano un significato più profondo. Era un periodo favoloso per essere al mondo, per non parlare dell’essere negli Oasis. Stavamo per entrare in una cultura incentrata sulla celebrità e ho sempre pensato che quello sia stato l’ultimo grande raduno [le tre serate a Knebworth Park] prima della nascita di Internet. Non è un caso se cose del genere oggi non accadono più.”

Non per nulla, sono stati definiti in più di un’occasione l’ultima rock band sulla faccia della Terra.

Ma quindi, questa reunion degli Oasis?

La vera domanda che rimane è: riusciranno a resistere insieme fino al 2025 e, forse, oltre?

 Di fatto non sono la prima band che ritorna insieme dopo anni. I Pink Floyd lo hanno fatto nel 2005 (ma sono rimasti insieme solo per 24 minuti), poi è stato il turno dei Led Zeppelin, che sono riusciti a resistere per un intero concerto nel 2007. I Guns N’ Roses, d’altra parte, dalla loro reunion del 2016, non si sono più fermati.

Impossibile avere una risposta sicura, soprattutto quando si parla dei fratelli Gallagher.

In compenso, però, in occasione dell’epica reunion, Lucky Red ha deciso di riproiettare nei cinema, in un evento unico il 16 settembre, proprio il docufilm Supersonic.

Una vera occasione imperdibile non solo per i fan della band, ma anche per chi, attraverso vecchi filmati e animazioni curate dall’artista Simon Halfon, voglia fare un vero e proprio tuffo negli anni ’90, per scoprire e riscoprire quegli anni che sembrano così vicini e – al tempo stesso – così lontani.