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Paternal Leave, Jung e Marinelli al Giulio Cesare di Roma
Paternal Leave al cinema Giulio Cesare di Roma: spazio alle riflessioni della regista Alissa Jung e del suo interprete principale, Luca Marinelli.
È nelle sale italiane dallo scorso 15 maggio Paternal Leave, film con cui Alissa Jung esordisce alla regia cinematografica, pur avendo alle spalle l’esperienza di alcuni cortometraggi.
Jung, che ha scritto anche la sceneggiatura, sceglie di puntare il suo sguardo sul suo compagno di vita, il marito e stimato attore Luca Marinelli, e sulla giovanissima Juli Grabenhenrich, per la prima volta sullo schermo.
Così la sinossi: “Sola, arrabbiata e in cerca di risposte, una ragazza tedesca decide di intraprendere un viaggio nella riviera romagnola per incontrare il padre biologico che non ha mai conosciuto. Il loro primo incontro è un turbinio di emozioni, carico di domande irrisolte, desiderio di appartenenza e tensioni accumulate nel tempo”.
Jung e Marinelli si stanno dedicando a un fitto tour promozionale. Questa domenica (18/05) hanno risposto a qualche domanda prima della proiezione nello storico multisala di Prati.
Paternal Leave, il punto di vista di Alissa Jung
Come nasce la voglia di condividere questa storia?
“Io avevo voglia di esplorare il rapporto genitore-figlio, che è un rapporto che ci accompagna tutti. Siamo tutti figli e tanti di noi sono anche genitori o vogliono esserlo un giorno.
Quindi è un rapporto che, almeno per me, è stato, in varie fasi della mia vita, molto diverso e molto profondo: da figlia, da madre. È un rapporto che penso che ci può far male tantissimo, ma ci può anche far del bene in assoluto.
Un rapporto molto complesso che volevo capire meglio. Poi conoscendo persone che sono cresciute spesso senza padre – perché è biologicamente più facile che un padre possa non esserci – mi sono chiesta perché una persona non voglia conoscere i propri figli, senza avere almeno la curiosità.
Mi sono fatta questa ricerca con la protagonista Leo, che è cresciuta nella mia testa. E ho fatto questo viaggio con lei: di conoscere questo padre, che poi ha recitato Luca in una maniera bellissima”.
Hai capito quest’uomo che hai raccontato?
Lui non l’ho mai capito fino in fondo, ma mi sono avvicinata. Alla prima stesura era ancora abbastanza uno stronzo, adesso speriamo sia un essere umano.
Fino in fondo forse non è neanche possibile capire un’altra persona, però con empatia si può capire meglio, vedere l’essere umano e non solo l’errore. La complessità della vita, che è tutto: la bellezza, la tristezza, il dolore, la gioia. È tutto dentro noi”.
Paternal Leave secondo Luca Marinelli
E tu sei riuscito a capire questo personaggio così ambiguo?
“Secondo me si può capire quello che ha fatto, ma non puoi sposare le sue azioni. In una qualche maniera c’è una persona in grande difficoltà, completamente persa, che non vede sé stessa né gli altri.
Però sicuramente c’è una parte di lui che mi piace molto e quella spero sia la parte che lui alla fine capirà di tenersi stretta. Spero che lui terrà stretta quella comprensione di quella parte di sé: di essere padre come può essere padre lui. Come ognuno di noi dovrebbe essere genitore, non come ce lo impone l’etichetta della società”.
Che tipo di premure e paure avevi nei suoi confronti?
Avevo molti pensieri, però non avevo paure né premure perché lo spartito era molto ben scritto, quindi la preoccupazione era di suonarlo bene. C’è forse una scena per cui, vedendola ed essendo tra il pubblico, ho sempre avuto paura che la gente mi potesse aspettare all’uscita [n.d.r. ride]. Però in realtà non è mai successo”.
Per leggere la recensione di Paternal Leave di Almanacco Cinema clicca qui!