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Profondo Rosso, Focus su Almanacco Cinema

Profondo Rosso: la messa in scena dell’incubo

Esattamente 50 anni fa usciva al cinema Profondo Rosso. Dario Argento mette in scena le sue paure, scrivendo una storia del cinema horror.

È il 7 marzo del 1975 quando nei cinema italiani esce Profondo Rosso (qui la recensione). Dario Argento, il Maestro del brivido, scrive insieme a Bernardino Zapponi quello che sarà per la sua carriera il film di passaggio dal genere thriller all’ horror. 

Da La Tigre dai denti a sciabola a Profondo Rosso

Dopo il grande successo ottenuto con la Trilogia degli Animali (L’uccello dalle piume di cristallo del 1970Il gatto a nove code e 4 mosche di velluto grigio, entrambi del 1971), Argento si prese una non lunghissima pausa e, dopo aver girato un unicum dramma storico Le cinque giornate (1973), iniziò a scrivere insieme a Zapponi quello che poi si sarebbe stato Profondo Rosso.

Ebbene sì, il film si sarebbe dovuto chiamare La tigre dai denti a sciabola. Stando a quanto dichiarato in seguito, questo fu un escamotage per disilludere la stampa, cavalcando la falsa riga della Trilogia degli animali.

Profondo Rosso è un titolo che, secondo molti critici, si rifaccia alla forte presenza nel film di tinte scarlatte usate per la scenografia e la fotografia, firmata da Luigi Kuveiller.

Una presenza dominante del film infatti è proprio questo rosso acceso del sangue, nel quale il protagonista (David Hemmings) nel finale si specchia, ed è la causa che darà inizio al trauma e gli omicidi che ne seguiranno.

Se letto in inglese, Deep Red, è un esplicito riferimento al gruppo musicale Deep Purple, che Dario Argento avrebbe fortemente voluto per la colonna sonora del film.

Nel 1974 il film, stando ai documenti della produzione, compare con il titolo Chipsiomega, ossia una crasi tra le tre lettere finali dell’alfabeto greco.

Non è sangue è solo pittura

“Non è sangue è solo pittura”: Inferno (1980).Profondo Rosso, Focus su Almanacco Cinema

Il sangue è un elemento profondamente umano, ma reso onirico in ogni inquadratura. Profondo Rosso in moltissimi aspetti si rifà al mondo della pittura, e gli oggetti possono assumere funzioni non proprie.

È il caso dello specchio. Il protagonista scioglie i nodi dicendo “era soltanto uno specchio”, ma in Profondo Rosso assume il ruolo centrale per svelare chi è l’assassino.

Il pubblico, come il protagonista, si lascia travolgere dallo stupore una volta scoperto che per tutto questo tempo ha sempre saputo chi fosse a commettere gli omicidi, perché lo ha visto. Lo specchio svolge passivamente il suo ruolo di oggetto riflettente, ma in questo caso diventa un nascondiglio strategico.

I macabri volti ritratti nei quadri sono stati realizzati dal pittore, nonché amico di Dario Argento, Francesco Bartoli nei quali Clara Calamai si mimetizza perfettamente.

Sempre di quadri parliamo quando vediamo la piazza. Dario Argento racconta che da piccolo rimase profondamente affascinato dalla città di Torino, a tal punto che una volta grande volle girarci un film. I film che Dario girerà a Torno saranno sette, ma la vera maestria è stata camuffare una città altamente riconoscibile.

Il famoso Blue Bar in Piazza C.L.N. altro non è che un omaggio all’omonimo quadro di Edward HopperInfatti il bar inquadrato per l’iconica scena dell’omicidio della medium, non è mai esistito, fu fatto costruire appositamente per il film. Questo fece sì che Torino diventasse una città universale, collocabile in qualsiasi parte del mondo.

50 anni di Profondo Rosso

Profondo Rosso si colloca nei film che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo o dobbiamo vedere. Dario Argento è l’unico regista vivente, di film di genere horror, che abbiamo in Italia ad essere famoso in tutto il mondo.

Apprezzato sia in Italia che all’estero, Profondo Rosso dopo 50 anni continua a terrorizzarci. Il segreto? La capacità di raccontare degli omicidi nel modo più normale e plausibile possibile.

Non a caso, si svolgono tutti in luoghi a noi familiari e, per di più, vertono sulle paure più inconsce ed universali dell’essere umano. Uno fra tutti: la paura di scottarsi con l’acqua calda.

A collocare questa pellicola nelle più riuscite del secolo scorso, il merito è anche delle maestranze che vi hanno preso parte. Primo fra tutti, il già citato co sceneggiatore Bernardino Zapponi, il quale ha saputo dare una forma scritta alle immagini descritte da Argento.

Gli effetti speciali sono stati curati dal due volte premio Oscar per i migliori effetti speciali Carlo Rambaldi, noto a livello mondiale per le sue opere cinematografiche in Alien (1979) ed E.T. l’extra-terrestre (1982), oltre che l’Oscar Special Achievement Award per gli effetti visivi di King Kong (1976).

Come già accennato in precedenza, la questione musicale svolge un ruolo importantissimo all’interno di Profondo Rosso. Inizialmente Dario Argento aveva pensato ad una sonorità jazz, lontanissima dal progressive rock adottato nel finale, rinnovando la collaborazione con Giorgio Gaslini

Non avendo trovato un punto d’incontro fra i due artisti, la scelta ricadde sulle più grandi band al mondo, e allora Argento contattò prima Emerson, Lake & Palmer e poi i Deep Purple. Anche in questo caso, le sensibilità musicali non combaciarono e, soprattutto per un problema d’incastro d’orari di calendario, le collaborazioni caddero.

Un po’ per caso e un po’ per necessità, il suo collaboratore Carlo Bixio e Daria Nicolodi consigliarono a Dario una band formatasi da poco: i Goblin (qui un nostro approfondimento). Dopo questo incontro nacque il connubio più famoso della Storia del Cinema e una longeva collaborazione di successi.

Il gruppo firmò il 90% della colonna sonora. Il tocco finale fu dato dall’organo da chiesa, presente nell’allora studio di registrazione Ortophonic di Roma, che aggiunse quella terribile solennità all’intero film.

Profondo Rosso non è collocabile in una specifica corrente, tutte quelle presenti al suo interno collimano e dialogano alla perfezione, rendendolo un film unico.

Terrore e fascinazione fanno di questo film un’esperienza impossibile da dimenticare, che consacrò Dario Argento come il Maestro del brivido.