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Raccontare malattie tabù: la miniserie Silence di Casanova

Al Locarno Film Festival, in corso fino al 16 agosto, è stata presentata anche la miniserie spagnola Silence. Che parla di epidemie in chiave horror.

Il regista e attore spagnolo Eduardo Casanova porta in scena la peste nera e l’epidemia di HIV/AIDS nella miniserie Silence, presentata al Locarno Film Festival. Ma non solo: nel suo universo pop e disturbante compaiono anche vampiri femmina alle prese con la scarsità di “nutrimento” umano non contaminato.

Come ha dichiarato il regista a Variety: “Nei film horror i mostri vivono nascosti, nell’ombra. Lo stesso accade alle donne sieropositive. Quando si parla di AIDS, al cinema si punta quasi sempre sugli uomini gay – anche se la malattia non ha genere. Pensate a Philadelphia: il protagonista era un uomo etero e bianco. Non lo trovo giusto”.

Casanova sottolinea come oggi, pur non morendo più di AIDS grazie alle terapie, il silenzio resti imposto dallo stigma, ancora più pesante per le donne: “In 48 Paesi chi vive con HIV non può entrare. È difficile trovare un partner.

Può provocare traumi sessuali, eppure non si muore: è lo stigma che uccide. E siccome è legato al sesso e all’omosessualità, la Chiesa lo ha demonizzato. Il sistema e l’eteropatriarcato non ti permettono di rompere il silenzio. Per questo dico sempre: il Diavolo è nostro alleato”.

Casanova su Silence

Classe 1991, Casanova si è fatto conoscere con il corto virale Eat My Shit, che ha poi ispirato il suo primo lungometraggio Skins, presentato alla Berlinale. Sono seguiti Piety e due episodi della serie Nacho.

Con Silence, composto da tre episodi e ambientato in epoche diverse, racconta la storia di due sorelle vampire che lottano per sopravvivere tra fame, sentimenti contrastanti e amori proibiti per esseri umani. “Non è proprio Romeo e Giulietta, ma è romantico. I miei lavori precedenti erano più duri, qui volevo mischiare storia d’amore, commedia nera e intrattenimento puro. Se poi il pubblico vomita… per me è un buon segno”.

Tra i protagonisti Leticia Dolera, María León, Omar Ayuso, Lucía Díez e Ana Polvorosa, trasformati grazie a elaborate protesi: “Costano moltissimo, oggi molti preferiscono IA e CGI. Io invece adoro quell’effetto da vecchi B-movie”.

Casanova ammette di non essere un fan delle serie TV, ma di aver accettato di ricorrere a questo format: “Oggi tutti amano le serie, e se non ti adatti non lavori. Io devo raccontare storie, non importa il contenitore”. La sua poetica rimane costante: alternare toni, mescolare generi e linguaggi, come dimostra l’ultimo episodio girato in 16 mm.

“Faccio film e serie per abbracci, applausi e baci. Mi piace essere il giullare di corte, ma non riesco a scrivere commedie pure: la mia coscienza sociale entra sempre in gioco. Stavolta, però, ho cercato di essere più accessibile. Molti mi amano, molti mi odiano. So che è un po’ tossico, ma ho bisogno di amore e validazione. Il mio lavoro è un’estensione del mio corpo: ora voglio che sia accettato”.

Prodotto da Gamera Studios in coproduzione con Apoyo Positivo e Antonio Abeledo SL, Silence promette di unire denuncia sociale, humour nero e romanticismo gotico.

Giulia Bucelli

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