Albatross, il film di Giulio Base incassa solo 2.610 € malgrado (tanto) denaro pubblico: incassi ridicoli e polemiche sulla qualità artistica e politica.
Il film Albatross, un biopic su Almerigo Grilz, diretto da Giulio Base, ha fatto discutere fin dal suo annuncio.
Ma è stato il disastro al botteghino a scuotere davvero il settore: 2.610 € raccolti in 106 sale, con una media di 4 spettatori per sala.
Un insulto alle risorse pubbliche investite.
Albatross racconta la parabola di Almerigo Grilz, reporter di guerra triestino.
Ex militante del Fronte della Gioventù, muore in Mozambico nel 1987 mentre documenta il conflitto civile.
Giulio Base confeziona un biopic in forma di racconto epico: un uomo che cerca la verità nel caos della Storia, tra immagini di guerra, solitudini esistenziali e retorica patriottica.
Un film che ambisce a riscrivere la memoria di una figura controversa.
Con il rischio di farlo più come strumento di nostalgie politiche che come indagine universale sul mestiere di cronista di frontiera.
Nel ruolo del protagonista figura Francesco Centorame. Mentre Giancarlo Giannini interpreta Vito Ferrari, artista bolognese.
Il film è stato distribuito in Italia da Eagle Pictures, ed è uscito nelle sale il 3 luglio 2025.
Giulio Base, classe 1964, regista, attore e volto noto della tv generalista, nasce artisticamente tra cinema d’autore e serie Rai.
Dopo studi classici e la Scuola Nazionale di Cinema, si muove tra teatro, fiction e film a basso budget.
È regista di pellicole come Polvere di stelle e La Bomba. È noto anche per le sue apparizioni a L’Isola dei Famosi e Grande Fratello VIP.
Da sempre vicino a circuiti culturali di area conservatrice, negli ultimi anni si è ritagliato uno spazio come «autore impegnato» su temi di identità nazionale e memoria storica.
Dietro il biopic su Almerigo Grilz la produzione vanta contributi pubblici tramite Ministero della Cultura, Rai Cinema, Fondi regionali di Puglia e Friuli‑Venezia Giulia.
Non solo: l’idea, nata nel 2019 e realizzata tra fine 2023 e 2024, si è poi scontrata con critiche feroci per un approccio visivo asfittico e soffocante e una narrazione giudicata televisiva e ideologica.
Si palesa così l’azione di uno Stato che finanzia un cinema spoliticizzato e nostalgico. Con una qualità visiva e scelte produttive frutto di un mix corrosivo in cui la politica invade il set, la regia fatica a sollevarsi dal moralismo e il pubblico, insospettito, snobba la pellicola.
Incasso totale: 2610 euro per 106 sale coinvolte. In media 2 spettatori per sala. Finanziamenti arrivati dal Ministero della Cultura, Rai Cinema e commissione regionali (Puglia e Friuli). La critica di settore l’ha definito “asfittico, televisivo, povero visivamente”.
Sul fronte dei finanziamenti, la cifra precisa non è stata resa interamente pubblica nei dettagli di spesa. Ma si stima che la produzione abbia beneficiato di circa 800.000–1 milione di euro complessivi.
Quando la retorica politica soffoca lo sguardo cinematografico, si finisce con un prodotto che non emoziona, non informa e soprattutto non cattura. Un film “coraggioso”, sì, secondo ANSA, ma il coraggio basta a giustificare l’uso delle risorse pubbliche?
In conclusione, la storia di Grilz meritava visibilità. Ma il modo in cui è narrata, sospinta da logiche politiche più che artistiche, ha generato un risultato che lacera l’opinione pubblica e lascia interrogativi sul futuro del cinema sovvenzionato in Italia.
Alla fine Albatross è una parabola perfetta sul nostro tempo: denaro pubblico che galleggia su uno storytelling fragile, più preoccupato di santificare un’icona di parte che di interrogare le ombre del nostro passato collettivo.
È un film che promette riflessione ma inciampa in una retorica che sa di propaganda soft.
Forse non è un caso se la sala resta vuota: perché la coscienza non si compra a colpi di fondi. E il cinema, quando è debole, non si salva neanche con lo Stato a pagare i pop-corn.
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