Di fronte a Sora 2, nuova versione del modello video di OpenAI, l’industria dell’intrattenimento si spacca tra opportunità e timori per la tutela del copyright.
L’arrivo di Sora 2, il nuovo generatore video di OpenAI, sta scatenando forti reazioni nell’industria cinematografica. Capace di creare clip ad alta qualità con un semplice testo, l’app – ora disponibile solo su invito per iOS – permette di realizzare contenuti sorprendenti, spesso utilizzando personaggi noti o facce umane, attraverso funzioni come “Remix” e “Cameo”. Il rischio, secondo studios e agenzie, è la sistematica violazione della proprietà intellettuale.
La potente agenzia CAA ha definito la tecnologia “una minaccia significativa” per i propri clienti. E la MPA, che rappresenta i principali studios hollywoodiani, ha chiesto a OpenAI azioni immediate per prevenire abusi. Finora, però, l’azienda non ha risposto pubblicamente.
Nel frattempo, colossi come Disney, Warner Bros. e NBCUniversal hanno avviato azioni legali contro altre piattaforme AI (come Midjourney e MiniMax), accusate di aver sfruttato IP protette come Star Wars, DC Comics e altri franchise. OpenAI, invece, resta per ora fuori dal mirino legale – nonostante abbia appena raggiunto una valutazione di 500 miliardi di dollari, con Microsoft tra i principali investitori.
Di fronte al malcontento, il CEO di OpenAI Sam Altman ha annunciato un cambiamento di rotta: non più modello opt-out (dove i creatori devono chiedere di essere esclusi), ma opt-in, con più controllo per i titolari dei diritti. Altman ha anche aperto alla possibilità di compensi economici, sebbene in termini vaghi e a condizioni imposte da OpenAI stessa.
La paura di Hollywood è che l’IA possa inaugurare una nuova era di pirateria digitale su larga scala, difficile da regolamentare. Il Copyright Office americano ha chiesto contributi sull’argomento, ma gli studios – spinti da interessi divergenti tra vecchi e nuovi attori come Netflix e Amazon – hanno risposto che le leggi attuali bastano.
Tuttavia, cresce la pressione per rivedere il quadro normativo. Un disegno di legge bipartisan propone di obbligare le aziende AI a ottenere consenso esplicito per usare contenuti coperti da copyright. Ma l’approvazione appare improbabile in un Congresso paralizzato.
L’attuale approccio dell’amministrazione Trump sposa una visione pro-AI e deregolamentata. Il presidente ha dichiarato che le aziende non dovrebbero essere obbligate a pagare per i contenuti usati nei modelli di addestramento, affermando: “Non è fattibile. La Cina non lo fa.” Contestualmente, ha rimosso la responsabile del Copyright, Shira Perlmutter, e firmato ordini esecutivi per accelerare lo sviluppo dell’infrastruttura AI.
Mentre studios e agenzie si mobilitano, un attore inaspettato rischia di uscirne sconfitto: TikTok. Sora 2, infatti, sembra progettato per invadere la piattaforma con video generati automaticamente, mettendo in crisi la centralità del contenuto umano e originale. L’app di OpenAI richiama l’estetica e l’esperienza utente del social cinese, attirando il pubblico under 30 che già domina su TikTok.
Se da un lato Sora offre possibilità produttive innovative e a basso costo – un toccasana per un settore colpito da scioperi e inflazione – dall’altro alimenta ansie culturali. La tecnologia permette non solo di “rianimare” celebrità e personaggi iconici, ma anche figure storiche, generando contenuti controversi e difficili da controllare.
Molti creativi si sentono spiazzati: “Ho visto Martin Luther King e Tupac camminare insieme in un video. Non mi è piaciuto per niente,” ha dichiarato un produttore.
“È divertente giocarci, ma non vorrei vederlo ogni giorno,” ha aggiunto un altro.
Anche le star con milioni di follower si tengono alla larga dal dibattito, consapevoli che basta poco per scatenare un’ondata di critiche online.
La sensazione comune è che una battaglia giudiziaria sia imminente, e che solo allora si capirà quali saranno i confini accettabili per l’utilizzo dell’IA nell’intrattenimento. Nel frattempo, l’industria resta sospesa tra curiosità, timore e attesa.
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