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Le interviste: Alexia Cozzi, protagonista nel suo primo film
Alexia Cozzi al suo esordio al cinema con Blue di Eleonora Puglia, in uscita tra pochi mesi, ci racconta il percorso che ha fatto per trovare la sua Luce.
Forse l’avete notata nelle serie Rai Nero a metà e Studio Battaglia o più di recente nella serie targata Sky Hanno ucciso l’uomo ragno: Alexia Cozzi, diplomatasi al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 2022, ha appena terminato le sei settimane di riprese del suo primo film al cinema con un primo ruolo da protagonista.
Oggi, tornata a casa dopo aver girato tra le Marche e Roma, ci racconta come si è preparata per interpretare Luce e quali sono state le emozioni e il clima che si respiravano su un set di una storia al contempo intensa e delicata.
Blue è infatti la storia di Luce, una giovane studentessa alle prese con scelte difficili mentre naviga nel mondo illusorio del web e in particolare su piattaforme social erotiche.
Il film, prodotto da Gabria e Roberto Cipullo, è una coproduzione Camaleo (Italia) e Agresywnabanda (Polonia), con il sostegno di Regione Marche – PR FESR 2021/2027, Fondazione Marche Cultura e Marche Film Commission e del Lazio Cinema International. Uscirà nei cinema distribuito da PiperFilm in Italia e all’estero.
Almanacco Cinema presenta: l’intervista all’attrice Alexia Cozzi
È il tuo primo film e sei la protagonista ed è anche il film d’esordio alla regia per Eleonora Puglia: hai sentito una certa responsabilità proprio perché si trattava di un’opera prima?
“La mia ansia era soprattutto in preparazione: sentivo tanto il peso di trovarmi per la prima volta ad avere una responsabilità così grossa.
Però ho lavorato tanto in preparazione, tutti i giorni, nonostante il tempo non sia stato lunghissimo, un mesetto. Questo, secondo me, poi si è visto sul set perché mi sentivo veramente preparata, soprattutto rispetto ai primi giorni, in cui avevo l’ansia di non essere abbastanza pronta.
Invece mi sono resa conto che avevo molto chiaro tutto il percorso del film e quindi anche del mio personaggio e di dove eravamo all’interno della storia. Ogni scena che stavamo girando avevo molto chiaro che punto della storia era e quello che volevo comunicare”.
Sul set tanta sintonia e collaborazione
Com’è stato il rapporto tra te e la regista?
“Con Eleonora mi sono trovata benissimo. È vero che è il suo primo film, ma era molto sicura e decisa nelle idee che voleva portare avanti, comprese quelle artistiche e stilistiche.
Ci siamo trovate molto su questo: abbiamo un modo di comunicare molto simile. Ci capivamo subito, senza dover parlare troppo.
Da attrice, il fatto che lei avesse le idee così chiare, ascoltando anche tutti i reparti, a me ha dato molta sicurezza, perché sapevo di essere nelle mani di una persona che sapeva quello che voleva raccontare e come.
La cosa che mi ha trasmesso tanto Eleonora è stata essere guardata con un occhio bello: alcune delle cose che mi diceva mi hanno fatto proprio sentire che potevo fidarmi ciecamente.
Questo, da attrice, ti porta ad avere un peso in meno per tutto ciò che riguarda l’immagine, perché c’è qualcun altro con cui condividere questa responsabilità. In te rimane poi il lavoro di interprete, di comunicare”.
Che tipo di dinamica si è creata col resto del cast (Shaen Barletta, Pierangelo Menci, Rocco Siffredi, Veronica Ursida, Victor Vitale)?
“Per quanto riguarda la preparazione, siamo stati seguiti da un’acting coach (Flavia Mancinelli) e abbiamo fatto un lavoro sia singolarmente sia insieme, io, Shaen e Pierangelo e gli altri attori.
Abbiamo fatto poi una lettura copione con anche Rocco e Veronica ed è stata molto utile perché siamo arrivati tutti molto preparati già lì.
Infatti una cosa che c’era da parte di tutti i reparti, a partire dal cast, era la volontà di fare qualcosa fatta bene – e questo si sentiva nella dinamica”.
La preparazione del personaggio
Come hai lavorato tu singolarmente per cercare il personaggio di Luce?
“Per la mia preparazione personale ho fatto due tipi di preparazioni diverse.
Una sul personaggio, leggendo tutta la sceneggiatura, poi cercando di strutturare i vari cambi principali del mio personaggio e vedendo come gli eventi potessero influire sul suo carattere e andando a sviscerare scena per scena.
Difatti, la cosa bella di un film rispetto ad alcune serie è che tutte le scene sono fondamentali, non ci sono mere scene di passaggio; anche quelle raccontano qualcosa.
Poi, per le scene di nudo, mi sono preparata vedendo tanti film belli della storia del cinema, studiando grandi autori che hanno raccontato una storia anche attraverso il corpo dei propri attori.
Mi sono resa conto di quanto in realtà scene del genere siano molto più stigmatizzate nella nostra società contemporanea rispetto a quelle del grande autore.
Anche qui, la cosa fondamentale del film è sempre la preparazione: avendo lavorato tanto prima, io sono arrivata sul set molto tranquilla.
È fondamentale che un attore arrivi sul set sereno, perché se sei in ansia, se sei agitato, se hai delle preoccupazioni, poi si sente nel personaggio e nella dinamica del set, che è una dinamica fragilissima di equilibri”.
Una tematica da trattare con cura e attenzione
C’è stata la presenza di un intimacy coordinator?
“Sì, Valentina Calandriello è stata la nostra intimacy coordinator. È stata la mia prima volta che ho girato delle scene di nudo, ma ripeto che ero molto tranquilla.
Come ho detto spesso anche al produttore Roberto Cipullo, questo film secondo me non si sarebbe potuto fare con una troupe diversa.
C’erano degli equilibri veramente precisissimi, anche forse perché sapevano qual era il tema del film.
Il nudo non è mai stato gratuito, è sempre stato inserito all’interno della narrazione. Quando ho girato queste scene mi sentivo, in un certo senso, vestita: come se il nudo fosse il mio costume di scena.
In più, la troupe è stata sempre rispettosissima, molto seria, e questa cosa mi ha rilassata.
Tra l’altro, in scene così delicate non possono venire esterni. Quando stai per filmare, dal set devono andare tutti via tranne i fondamentali e i monitor sono coperti, tranne quelli della regista, del fuochista e DOP”.
Rocco Siffredi ti ha consigliata in qualche modo rispetto alla disinvoltura con cui esporre il tuo corpo?
“Non mi ha consigliata per le scene di nudo, ma mi è stato molto utile per quanto riguarda proprio questo mondo. Lui ovviamente ha toccato con mano tutta questa realtà, che io prima del film non conoscevo bene.
Mi ha aiutata tanto nel capire bene alcune delle psicologie che ci sono dietro. Conosce questo mondo al di là del porno e di Only Fans: ci sono una serie di piattaforme erotiche online.
Dalla mia avevo che il mio personaggio è la prima volta che approccia ai siti erotici. La mia ingenuità e la mia inesperienza di Alexia erano funzionali a Luce.
In generale, c’è stata una bella squadra: io ho fatto le mie scene di nudo con Pierangelo e Shaen e sono stata molto fortunata ad avere questi compagni di viaggio, che mi hanno permesso di sentirmi sicura nell’aprirmi.
Tra di noi si è creata una relazione di fiducia e rispetto. Sapevo che accanto avevo delle persone pure, dall’anima buona.
Al di là della scena c’è l’attrice e sapere che l’altro attore, l’altra attrice sono delle persone oneste, belle anime, ti dà tanto. È quello che è successo anche con Eleonora”.
Un film a sfondo sociale
Com’è cambiata la tua consapevolezza rispetto a prima del film per quanto riguarda queste tematiche?
“Lo studio che ho fatto su questa tematica mi ha fatto capire quanto in realtà sia un argomento molto più presente nel tessuto della nostra società di quanto non pensiamo.
In ogni palazzo ci sono almeno tre/quattro persone che usufruiscono di queste piattaforme.
È un discorso sociale molto ampio: perché un ragazzo o una ragazza di vent’anni si trova a preferire di fare soldi su una piattaforma erotica piuttosto che cercare lavoro altrove?
Perché non c’è lavoro, perché gli stipendi sono bassi. Puoi aspirare ad avere uno stipendio fisso di 28.000/30.000 euro versus i 1.200/1.400 euro, puoi fare anche 3.000 euro in una notte.
È il discorso un po’ dei soldi facili, del mondo del lavoro difficile: tutti piccoli tasselli che portano ad avere questa realtà molto integrata nella nostra società, anche se spesso non lo sappiamo.
Sono sempre più giovani le persone che ci si approcciano, anche ragazzi e ragazze di diciotto anni – quando in teoria hai tutta la vita davanti e tutte le possibilità. Questo significa che c’è proprio una sfiducia nella nostra società.
Se ti piace non c’è giudizio, se fai una scelta consapevole è legittimo. Ma spesso si tratta di inconsapevolezza: ti ritrovi a fare cose di cui non ti rendi neanche conto.
C’è anche un fatto di dissociazione, dissociazione che avviene in tutto Internet, che può avvenire anche su social come Instagram. Dalla tua cameretta puoi fare tutto e la dissociazione è dietro l’angolo, ti spingi sempre oltre”.
Uno spunto di conversazione per genitori, figli e scuole
Come pensi che il film verrà accolto dal pubblico?
“Non lo so, io intanto come persona mi porto dietro tanto. È un’esperienza che mi ha regalato tantissimo.
Mi ha dato l’opportunità di lavorare anche su me stessa attraverso il personaggio di Luce: quando affronti un nuovo personaggio scopri delle cose nuove anche di te.
Mi ha dato tanto a livello di cinema, di attrice: io sono estremamente grata a questo film, a Eleonora per avermi scelta, a Roberto e Gabria (ndr Gabria Cipullo è sia produttrice che casting director del film), alla troupe, a Shaen, a Pierangelo, a Rocco, a Veronica, a tutti.
Sicuramente ci sarà una parte di benpensanti che avrà da ridire, però io spero che questo film arrivi soprattutto ai ragazzi e ai genitori.
È un film che parla anche del rapporto genitoriale e di quanto i genitori dei figli non conoscono tutto, soprattutto col fatto dei social e dei telefoni. La comunicazione è l’unica chiave per la fiducia.
Io spero che questo film arrivi a questa fetta di pubblico proprio per cercare di essere uno spunto di conversazione tra le famiglie e per l’educazione sessuale nelle scuole.
Spero che questo film possa far discutere e creare dialogo: ci sono tante iniziative che si possono prendere affinché i ragazzi non arrivino a buttarsi in cose che non conoscono”.
A proposito di genitorialità, interessante è l’inversione di ruolo per Rocco Siffredi: è stata anche per lui un’esperienza nuova.
“Rocco è un papà nella vita e io questa cosa l’ho sentita tanto, ho sentito molto questa dinamica paterna.
C’è stato nella recitazione un rapporto tra di noi padre-figlia e questa scelta di Eleonora e Roberto di coinvolgerlo così secondo me è stata geniale: in un certo senso, sì, di invertire il punto di vista”.
Le prove più sfidanti
Per te, cosa c’è stato di complesso da realizzare in questo film?
“È un film complicato perché, oltre alla tematica, a livello di arco narrativo si svolge in tre giorni della vita di Luce e perciò ci sono raccordi molto diretti.
Il percorso è molto consequenziale: sono scene che si alternano a livello temporale molto vicine, ma che abbiamo girato a distanza di giorni. Questa per me è stata un po’ la parte più complessa e spero di aver dato un giusto filo.
Poi ci sono diverse scene complesse perché drammatiche: Luce attraversa una discesa negli inferi. Ci sono state delle scene emotive molto impegnative.
E, come abbiamo già detto, un punto fondamentale della narrazione riguarda il nudo”.
Com’è andata con i provini?
“Mi hanno detto che hanno fatto dei provini molto ampi, ci sono state tante ragazze che hanno partecipato.
Io ho fatto tre provini e loro sono stati sempre molto trasparenti: ad esempio mi hanno chiesto sin da prima di mandare il primo self-tape se ero disponibile a fare scene di nudo.
Io dal primo self-tape ero entusiasta. Poi quando ci sono stati i call-back stava diventando tutto molto più reale e, in un certo senso, è come se avessi sentito che era il mio ruolo.
Già dal primo call-back, quando ho conosciuto di persona Eleonora, Gabria e gli altri e mi hanno spiegato un po’ di più il progetto, questo mi ha fatto entrare sempre di più in connessione e in contatto con il personaggio”.
Le riprese sono appena finite. Quando pensi che vedremo la tua Luce nelle sale?
“La post-produzione inizierà tra poco e il film sarà al cinema presto: tra fine agosto e inizio settembre!”
Alexia Cozzi: prossimi progetti in vista
Ci sono già altri progetti per te nell’aria?
“Ho recentemente girato due corti, Vernice di Veronica Castiello e Mix Estate 83 di Cristian Vassallo. Ho preso parte anche alle serie Carosello (Rai1), Maschi veri e Mrs Playmen (entrambe Netflix), che usciranno a breve.
Adesso invece sto un po’ riprendendo in mano la vita quotidiana: ho sbrinato il frigo (ndr ride), in questi giorni farò la spesona, dopo la nostra chiacchierata andrò in palestra.
Insomma, riprendo le abitudini quotidiane perché girando da protagonista ero in quasi tutte le scene e quindi a livello mentale ero molto lì, molto presente.
A me ovviamente piace, mi diverte, è il mio, però quando finisci devi rimettere in sesto tutti gli spazi interiori che hai aperto, ritrovare una dimensione privata“.
Ringraziamo Alexia Cozzi per il lungo tempo che ci ha dedicato e le auguriamo tutto il successo per il suo primo film Blue, prossimamente nei cinema.
Foto professionali: @ginoa_ph