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Le interviste di Almanacco Cinema: Fabia Bettini, co-direttrice di Alice nella Città, rassegna della Festa del Cinema di Roma

Le interviste: Fabia Bettini, direttrice di Alice nella Città

Aspettando l’inizio della Mostra del Cinema di Roma, abbiamo intervistato Fabia Bettini, che è la co-direttrice artistica della sezione Alice nella Città.

Alice nella Città è la sezione che, nell’ambito della Mostra del Cinema di Roma, si occupa di dare risalto ai giovani, agli autori esordienti e a tutte quelle opere che parlano del mondo giovanile. Dea ex machina di questa rassegna, assieme a Gianluca Giannelli, è Fabia Bettini.

È con lei che abbiamo parlato dell’imminente rassegna di quest’anno, dei giovani autori italiani e di molto altro, Ecco che cosa ci ha detto.

L’intervista a Fabia Bettini, co-direttrice di Alice nella Città

Fabia, secondo te quali sono i temi che toccano maggiormente un pubblico giovane? Quali storie vogliono vedere al cinema?

“Secondo me vorrebbero vedere storie un po’ più coraggiose che li riguardano. Noi cerchiamo di evitare di parlare di film ‘per ragazzi’, perché quelli sono proprio i film che loro non vedono. I ragazzi, per definizione, sono imprendibili, diversi, in continuo mutamento. Noi cerchiamo di mostrare film che parlano di ragazzi. È molto importante il distinguo ‘per-di’ perché noi cerchiamo di avvicinarli con storie che li riguardano: di crescita, di evoluzione, di identità sessuale. Storie che loro affrontano anche nella vita di tutti i giorni, spesso senza tutti i tabù e i cliché del cinema per ragazzi”.

Guardando la programmazione di Alice nella Città ho notato un film, Il ragazzo dai pantaloni rosa di Margherita Ferri, che parla di un tema delicato come quello del bullismo e del cyber bullismo. Un tema molto sentito dai giovani…

“È una storia vera, è tratto dal libro della mamma del ragazzo scomparso, che è stato oggetto di uno dei primi casi di cyber bullismo. Una storia che ci sembrava importante mostrare, che siamo felici di poter battezzare ad Alice nella Città. Parlando del tema della violenza – che si trova anche in altri film della rassegna, come Rita, opera prima di Paz Vega sulla violenza domestica – quello che mi è piaciuto molto di questo film è che racconta la violenza senza mostrarla: fa vedere quello che la violenza lascia con le parole o con gesti e atmosfere nell’animo dei più giovani, senza che nessuno se ne accorga. Portando, a volte, a epiloghi tragici”.

Secondo te il cinema può sensibilizzare davvero il pubblico su temi del genere?

“Secondo me le immagini sono una modalità di racconto che i ragazzi seguono molto di più. Il cinema può raccontare storie o anche altre verità e supportare i ragazzi che si sentono soli e non compresi. Sì, il cinema lo può fare, anche con esempi positivi come Superman. The Christopher Reeve Story, che racconta la storia di un supereroe sullo schermo ma anche nella vita”.

Sul documentario su Christopher Reeve poi torneremo più tardi. Esistono prodotti che raccontano storie molto forti su questi temi, mi viene in mente la serie Netflix Tredici. Pensi che siano i film o le serie tv i contenuti che hanno più presa su un pubblico giovane?

“Penso che questa divisione tra film e serie tv non abbia senso di essere. Ci sono bei film che parlano di storie di ragazzi.  L’audiovisivo è un ecosistema: nel momento in cui vediamo M che va a Venezia, oppure noi mostriamo Lydia Poet o Bad Guys, lo facciamo perché pensiamo che siano belle immagini e belle storie. Bad Guys ha un linguaggio assolutamente innovativo, ha tantissimi attori che lavorano sia nel cinema che nella serialità, con la stessa professionalità. Non è che la qualità è differente: anzi.

Penso che quello sia un modo vecchio di ragionare: i ragazzi non ragionano così. Una storia li prende o non li prende. Questo vale anche per i cortometraggi: sono racconti brevi, ma non per questo minori. L’importante per me è la qualità. E il senso di quello che si cerca di raccontare”.

Alice nella Città è una rassegna nata anche per valorizzare i giovani talenti: secondo te quali sono quelli che risplendono di più in Italia e all’estero?

“Fare dei nomi è sempre difficile. Parlando di ciò che abbiamo selezionato quest’anno, c’è Matilda De Angelis, che noi premieremo con il Womenlands Award, che è sicuramente un’attrice di caratura internazionale, poliedrica, che sa adattarsi e lavora nella serialità come nel cinema.

Abbiamo tantissimi giovani registi: ad esempio Paolo Strippoli, che è stato un ex giurato di Alice, che adesso ha debuttato alla regia e ha realizzato Piove. Ma posso citare anche Fabio Mollo, che è stato da noi e adesso sta facendo tantissime serie tv e film. Secondo me, c’è molto di più di quello che si vede e i festival sono importanti per segnalare questi talenti, che molto spesso lavorano più all’estero che in Italia e che sono un valore aggiunto del cinema italiano”.

Scrutando il panorama cinematografico più giovane, quale ruolo ricoprono le donne?

“Ci sono giovani autrici bravissime. Parliamo di Laura Luchetti che ha fatto splendidi film e lo scorso anno è stata premiata per il suo ultimo film che è andato a Locarno (La bella estate, ndr), con alcune giovanissime interpreti tra cui per la prima volta sullo schermo la figlia della Bellucci.

Mi vengono in mente Elisa Amoruso, Francesca Mazzoleni… Sono davvero tante. E poi, ovviamente, Maura Delpero, la cui opera prima Maternal è passata da Alice. Io sfido chiunque a dirmi, sei mesi fa, “la conoscevamo noi”. Adesso è su tutti i giornali. Coppola ha iniziato con i cortometraggi: oggi è un regista di chiarissima fama. Tra i registi che esordiscono da noi con il loro primo corto ci potrebbe essere il nuovo Coppola?”.

Molti hanno iniziato con i cortometraggi…

“Solo per farti alcuni nomi Mainetti, ma anche Ridley Scott, e anche Garrone. Solo che è sempre facile dirlo dopo. Ciò che è difficile è scoprirli, dargli l’attenzione iniziale: se riusciamo a far parte di questo processo abbiamo già vinto”.

Dei film che sono passati per la rassegna ce n’è uno che ti ha colpito in modo particolare quando l’hai visto?

“È davvero difficile, in 22 anni ne sono passati tanti. Forse ti direi Captain Fantastic con Viggo Mortensen: un film assurdo, veramente bello, su una famiglia atipica con un padre eccezionale. Un linguaggio ironico”.

A livello di autori, quali sono quelli che secondo te raccontano meglio le identità in transizione e in movimento dei giovani?

Guadagnino è meraviglioso per come racconta i giovani, ma anche Garrone, che ha fatto un film meraviglioso (allude a Io Capitano, ndr) e, soprattutto, ha voglia di stare in contatto con loro. Guadagnino ha fatto forse uno dei film di trasformazione parlando di sessualità con una delicatezza e una bellezza che raramente ho visto in altri film. Non si è soffermato sul tipo di identità, come ragionano i ragazzi: loro amano e basta, che sia un lui o una lei. Lui era al di sopra di ogni tabù: ha raccontato una storia d’amore, punto”.

Secondo te il nostro cinema fa abbastanza per far emergere i talenti?

“È difficile dirlo. Magari gli strumenti ci sono ma molti non li conoscono. Secondo me è pure un problema di conoscenza. Le domande più frequenti sono come trovare un agente, come fare i book, come contattare un ufficio stampa. Dovremmo essere tutti più aperti nel racconto dell’inizio. Perché poi ci sono gli strumenti, ci sono gli incentivi, ci sono le possibilità. Dovremmo essere un po’ la loro barra di Google. Invece le cose si sanno in pochi, ci si basta, siamo un sistema chiuso ed è difficile entrarci”.

Insomma, c’è un po’ di gelosia nel condividere il know how…

“Sì, nel condividere le call, i bandi, le agende, le conoscenze. Si deve aprire tutto. È aperta la conferenza stampa per chi vuole venire, sono aperte le call per chi ci vuole scrivere, è aperto il red carpet per chi vuole passare. Basta aprirsi”.

Parlando degli eventi pre-lancio di Alice nella Città, prima accennavi al documentario su Christopher Reeve che presenterete insieme ai due registi e al figlio di Reeve. Come siete riusciti ad organizzare questo evento?

“Ero pazza di questo documentario che ha partecipato al Sundance. Mi sono messa a torturare la Warner, solo che loro mi avevano detto di farmene una ragione perché il film sarebbe uscito prima della rassegna, a settembre, perché era legato alle date di nascita e morte di Christopher Reeve. Alla fine, insistendo, la Warner ha spostato la data di uscita da quella di nascita (il 25 settembre, ndr) a quella di morte, che è il 10 ottobre.

A quel punto abbiamo deciso di impegnarci, facendo un Aspettando Alice simile a quello che facciamo durante l’anno, invitando i registi e la fondazione. Loro si sono mostrati entusiasti da subito di venire a Roma a presentarlo prima di andare a Londra. Quindi faremo quest’anteprima con loro e con la famiglia, che ci racconterà il lavoro della fondazione, che prosegue nella battaglia di Christopher Reeve. È un documentario che fa bene vedere. Posso dirlo perché è fuori concorso: è uno dei miei film preferiti di questa edizIone“.

A proposito di altri eventi importanti, parliamo di quello di apertura: la proiezione di Megalopolis di Coppola, tra l’altro alla presenza di Coppola.

“Noi avevamo il sogno di portare Coppola a Roma per un grandissimo incontro con le scuole di cinema, per farlo stare insieme ai giovani. Un anno e mezzo fa abbiano iniziato a lavorarci: non sapevamo che fine avrebbe fatto Megalopolis, perché c’erano difficoltà produttivi. Poi alla fine tutto si è incastrato: Megalopolis è andato a Cannes e un distributore – il film ha pochi distributori nel mondo, perché è un progetto ambiziosissimo – la Eagle, ha comprato i diritti di distribuzione per l’Italia.

Noi, anche attraverso Eagle, avevamo contattato Coppola per l’incontro, che poi alla fine si è trasformato in incontro e pre-apertura, in collaborazione con la Festa del Cinema di Roma. Un incontro con un grande maestro, una delle cose più importanti di questi anni, insieme all’arrivo di Johnny Depp e Orlando Bloom“.

Immagino che tu abbia già visto il film…

“Sì. È un film complesso, molto visionario: c’è dentro tutto il cinema e la visione di Coppola. Per questo credo che la masterclass sia centrale, per raccontare il suo cinema che tu ritrovi in Megalopolis. Sarà una serata particolare: lui agli Studios di Cinecittà. Spero che venga fuori qualcosa di speciale per Roma, per Coppola, per tutti”.

Per concludere, quali sono gli obiettivi che vi siete posti per questa edizione con il co-direttore Gianluca Giannelli?

“L’obiettivo è fare bene e fare qualcosa che ci piace: penso sia solo questo l’obiettivo. La passione prima di tutto, sennò le cose non riescono”.