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Lucca Film Festival, Cristina Puccinelli: “Mastroianni? Il miglior attore al mondo!”
In occasione del Lucca Film Festival, in corso fino al 1 ottobre, noi di Almanacco Cinema abbiamo intervistato la direttrice artistica Cristina Puccinelli.
Si è aperto lo scorso sabato 21 settembre 2024 la ventesima edizione del Lucca Film Festival, per la direzione artistica di Nicola Borrelli.
Il festival è un appuntamento fisso ormai sin dal 2005, anno della sua prima edizione, e si svolge a cadenza annuale, con il proposito di diffondere la cultura cinematografica, affrontando gli apparenti contrasti tra cinema d’essai, sperimentale e mainstream e proponendo una cultura cinematografica fatta di pluralità di sguardi, stili e prospettive.
Nicola Borrelli, creatore della manifestazione, era appena ventunenne e si stava laureando presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna quando ebbe l’idea del festival. Insieme a lui, il festival è cresciuto, e nel corso degli anni ha aperto le porte e rivolto particolare attenzione al cinema sperimentale, affiancando anche alla regolare programmazione di proiezioni e incontri svariate attività multidisciplinari, rivolte alla contaminazione del cinema con le altre arti.
“L’idea mi frullava in testa da un po’ di tempo, da quando avevo partecipato ad una masterclass di Emanuela Martini all’Università di Bologna, dove mi sono laureato – ci racconta Nicola – Il suo fu un invito forte e non parafrasato sulla necessità di inventarsi qualcosa, di pensare, come si suol dire oggi, fuori dagli schemi. Di fare qualcosa insieme, in gruppo, coinvolgendo persone che avevano la stessa passione per il cinema, il desiderio di creare qualcosa e la giusta follia per riuscirci. Alessandro De Francesco, Andrea Monti, Andrea Bernardini, Andrea Puccini, Philippe Dijon De Monteton e Luca Peretti sono gli amici di quella cena.
Ne sono seguite molte altre e molte persone si sono aggiunte, sempre mosse dall’amore per il cinema e dal desiderio di ricerca. Cercare giovani autori, come giovanissimi eravamo noi quando abbiamo iniziato il festival, a 21 anni. Marco Melani, il critico e organizzatore toscano al quale abbiamo dedicato la prima edizione, era solito dire “Fare un festival è come fare un film”.
Quell’anno, il regista Alberto Tempi ci portò a conoscere Enrico Ghezzi, il quale ci disse: “Se portate Adolfo Arrieta al Festival vengo anche io”. Vennero entrambi ed Enrico continuò ad aiutarci negli anni successivi, diventando il nostro mentore.
Il Lucca Film Festival da Kenneth Anger a Gabriele Salvatores
E l’anno dopo, nel 2006, arrivò il primo maestro della storia del cinema, Kenneth Anger, che partecipò ad una stupenda tavola rotonda con anche i registi Adolfo Arrieta, Tonino de Bernardi, Stephen Dwoskin e il critico Dominique Noguez.
Negli anni si sono succeduti, tra ospiti d’onore e premi alla carriera, registi e attori internazionali come David Lynch, Oliver Stone, Rupert Everett, Rutger Hauer, Susan Sarandon, Isabelle Huppert, David Cronenberg, Terry Gilliam, Alfonso Cuaron, Willem Dafoe, Aubrey Plaza, Peter Greenway, George Romero, oltre a grandissimi italiani come Sorrentino, Garrone, Valeria Golino, Laura Morante, Virzì, Silvio Orlando, Elio Germano, Salvatores”.
Nel corso delle varie edizioni, il Lucca Film Festival ha infatti omaggiato i grandi nomi del cinema internazionale, aprendosi però anche ad ospitare tutta quella molteplicità di autori, artisti e professionisti che -durante i giorni della manifestazione- hanno l’opportunità di confrontarsi e di partecipare ai vari incontri, dibattiti, mostre e proiezioni.
Ma, come si suol dire, “dietro ogni uomo di successo c’è una grande donna”: ad affiancare Nicola Borrelli in questa impresa è un’importante presenza femminile, Cristina Puccinelli.
Attrice, scrittrice, regista, è per diritto di sangue figlia di due culture diverse: nasce, infatti, a Lucca da mamma americana e padre italiano. Sin dal 2013 Cristina ha lavorato nella direzione artistica di importanti festival come Europa Cinema e, appunto, il Lucca Film Festival.
Noi di Almanacco Cinema la abbiamo intervistata per voi.
Cristina Puccinelli, l’intervista
Chiedo a te, che hai sia l’America che l’Italia nel sangue… La Toscana è da sempre una terra di cinema, infatti è terreno fertile per i set, e grandi film americani sono stati girati in queste terre. Tantissimi, infatti, sono i luoghi immortalati da Hollywood. E non solo: i divi americani sembrano essere rapiti da queste terre, tanto che molti comprano una casa qui. Da cosa pensi derivi questa fascinazione?
“Credo che noi a volta diamo per scontato che viviamo in un posto che ha delle realtà storiche che in altri continenti non esistono: se parliamo dell’America, l’America è un continente giovane, non ha tutta questa anzianità che abbiamo ad esempio a Lucca, queste mura storiche, il Medioevo… è qualcosa che per loro, obiettivamente, non esiste.
Città d’arte come ci sono in Italia ce ne sono poche altre in giro per il mondo, quindi ovviamente tutto questo ha un fascino esotico non indifferente, legato anche credo a una cultura che è appartenuta solo a questa zona del mondo e che richiama a tantissimi personaggi storici; oltre al fatto che propone un modo di vivere molto più rilassante, qui è tutto più piccolo, noi siamo più “rurali” rispetto ad altre realtà e abbiamo una dimensione completamente diversa: anche se le città sono più grandi si respira comunque un modo diverso di vivere.
Anche il nostro modo di essere, di mangiare, penso che comunque è un qualcosa che sia molto esotico per chi viene da fuori, e ridimensiona completamente il modo di sentire. Credo che si rilassino molto le persone che vengono in Italia, in Toscana in special modo, perché qui abbiamo una qualità di vita altissima e delle meraviglie non indifferenti da vedere sia a livello paesaggistico che artistico. Non escluderei anche un fattore nostalgico per un tipo di mondo che magari esisteva un tempo… e ora non c’è più”.
Pensi che la Regione Toscana sfrutti a dovere il suo naturale potere di poter ospitare e tradurre in immagini, con i suoi scenari, le fantasie di tante storie e tanti artisti?
“Penso che la Regione Toscana abbia, in qualche modo, anche poco da fare: è fin troppo richiesta, anzi, a mio parere deve cercare forse proprio di tutelare gli spazi rispetto all’enorme quantità di turisti che ci sono. La Film Commission ha un modo molto elegante di presentare la nostra regione, la cui bellezza però già parla da sé”.
Quando hai iniziato a collaborare con il Lucca Film Festival?
“Nel 2013, quando insieme a Stefano Giuntini ho creato il Lucca Effetto Cinema, la serata in cui tutta la città si trasforma in un vero e proprio set cinematografico, ci sono le compagnie che fanno i film: è molto stimolante e creativo, di solito c’è un evento con un personaggio importante del cinema… ne abbiamo avuti tanti, da Rutger Hauer a Terry Gilliam.
Quest’anno, però, io non mi occupo di questo, ma nel frattempo sono molto attiva nel festival con diverse altre cose: mi occupo, ad esempio, del corso di scrittura cinematografica, dei concorsi, degli ospiti, e nel frattempo lavoro tanto per il cinema sia a livello formativo, sia perché ho lavorato sul set di Peter Greenaway e adesso sto lavorando sulle due serie che si gireranno a Lucca. Insomma, sono sempre molto felice di fare cinema qui, nella mia città”.
Il tema della ricerca sembra essere uno dei punti cardine, e forse anche una priorità del LFF. Ad oggi, cosa ne pensi a riguardo, e quali credi possano e debbano essere le priorità del Festival, in tal senso?
“Beh, sì, il Festival è proprio iniziato con questo piglio di “cinema sperimentale”, di “innovazione”, e ancora conserva nei concorsi questo suo spirito. Naturalmente c’è un’attenzione particolare a selezionare ospiti di qualità e poi anche queste nuove attività che stiamo portando avanti, come ad esempio il concorso Buona la prima! per le prime di cortometraggi italiani – legato a SIAE – e anche Scrivere Cinema, che è un concorso-corso: in questi giorni ci sono 15 ragazzi che sono alle prese con la scrittura di un cortometraggio, e il migliore vincerà un premio di 1000 euro.
Ieri poi abbiamo avuto una masterclass con Massimo Gaudioso: è molto bella l’idea di avere un corso, quindi una possibilità di apprendere all’interno di un festival, perché così si va a creare una realtà in cui gli stimoli sono tantissimi e chi partecipa può non solo farsi ore di lezioni, scrivere, ma poi anche vedere i film, seguire gli incontri con gli autori”.
Parliamo del Festival di Venezia, che è di fatto la più grande manifestazione italiana nel contesto cinematografico, con riscontro mondiale. Come pensi che si sia evoluta nel tempo questa manifestazione? Pensi che Venezia sia ancora la passo con i cambiamenti che ci sono stati nel mondo del cinema e della comunicazione?
“Io ero presente all’edizione di quest’anno per partecipare ai Leoncini D’Oro, quindi alla giuria dei giovani, a fare gli incontri con gli autori italiani specialmente: è sempre molto stimolante, si tratta di un concorso molto grande, costantemente attento ai nuovi linguaggi. Poi è chiaro che di volta in volta cambia, ogni anno è diverso dall’altro…
Non saprei dire se quest’anno in particolare sia stato più “innovativo” rispetto agli altri anni, però penso che sia un po’ lo specchio e il risultato di quello che c’è in giro per il mondo, dei film che si fanno”.
Durante i festival del cinema è ormai abitudine (buona aggiungerei) creare delle attività collaterali e, al contempo, delle “finestre” che diano spazio ed occasione ai giovani cineasti, per incontrarsi, mostrare il proprio lavoro ai professionisti del settore, partecipare a delle competition e -perché no?- anche formarsi. Anche il LFF prevede qualcosa in tal senso?
“È quel che ti dicevo poco fa: il punto di partenza di Scrivere cinema consiste proprio in questo, la possibilità di viversi il festival a 360 gradi, confrontarsi sia tra di loro sia con gli altri appassionati di cinema e con gli ospiti, e naturalmente scrivere. Questo è il coinvolgimento di cui ti parlavo.
Poi ci sono anche le scuole, che la mattina fanno gli incontri; la città tutta sta partecipando tantissimo… avere le sale piene ogni giorno si sta dimostrando un gran risultato, soprattutto in questo periodo storico in cui si lamenta che la gente non va più al cinema. Noi la stiamo “rieducando” un po’, anche attraverso questo Festival”.
Quale diresti essere il tuo “fiore all’occhiello” per l’edizione di quest’anno del festival?
“Non so per Nicola (Borrelli), personalmente continuo a dire che il mio è il corso di scrittura: avere questa fucina di giovani menti che vogliono creare storie, che hanno passione, insieme ai ragazzi che sono venuti per le opere prime e ai registi nuovi che per la prima volta si affacciano a questo mondo…
Ecco, io credo che questo sia un po’ il fiore all’occhiello di quest’anno, e l’ho realizzato a fianco ad uno dei più grandi sceneggiatori italiani, che è Massimo Gaudioso, quindi sì!, ne sono decisamente orgogliosa e contenta”.
Quest’anno è stato Mastroianni il protagonista dell’immagine ufficiale della diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Anche voi al LFF avete pensato di omaggiarlo, a partire dalla madrina da voi scelta, Chiara Mastroianni, che ha aperto il festival e presenziato all’inaugurazione della mostra “Marcello, l’antidivo di successo”. Perché questa scelta? Perché è importante ricordare questa figura oggi?
“Mastroianni è per me, ma non solo per me, il più grande attore del mondo! Ma non solo: aveva una casa a Lucca, quindi ha particolare senso celebrarlo qui. Infatti Chiara è venuta per il nostro festival, ma in realtà viene spesso qui”.
Parliamo del titolo della mostra: Marcello l’antidivo di successo: perché “antidivo”?
“Perché non era una persona che faceva il ‘divo’, cioè non creava distanza tra sé e il pubblico: a detta di tutti, se lo incontravi per strada ti parlava tranquillamente, era una persona semplice, nonostante fosse un attore noto in tutto il mondo”.
Parliamo del ruolo delle donne del cinema. Attrice, regista, sceneggiatrice… italiana al cinquanta per cento. Dunque ti chiedo qual è l’importanza della donna nel contesto cinematografico odierno, e quali le differenze tra qui e l’America.
“Non so quale sia l’importanza della donna, penso che la debba acquisire la sua importanza la donna, nel senso che siamo sempre poche, pochissime. Noi abbiamo anche un premio, Outstanding Woman in Cinema, che diamo insieme all’Associazione Donne all’Ultimo grido. È qualcosa a cui teniamo molto il valorizzare il ruolo femminile, senza staccarlo da quello maschile – come dire? – non penso che ci siano ‘pesi’, bisognerebbe soltanto che le voci che sono importanti, maschili e femminili, fossero presenti in tutto il mondo in maniera equa”.
Quali sono gli obiettivi del festival per quest’anno e quali quelli futuri?
“L’obiettivo di quest’anno è sicuramente quello di sempre: avere molta partecipazione e che tutto funzioni per il meglio; per il futuro ci auguriamo di essere sempre sul pezzo -come si suol dire – e di continuare a portare ospiti interessanti, creare situazioni interessanti e crescere sempre di più.
Oltre a questo vogliamo, ovviamente, continuare a fare cultura, di fare appassionare al cinema e rendere le persone più consapevoli di questo mezzo”.