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Addio allo scrittore Stefano Benni

Addio allo scrittore Stefano Benni

E’ morto a 78 anni Stefano Benni, scrittore poliedrico che ha lasciato tracce anche nel cinema con sceneggiature, regie e un documentario a lui dedicato.

Stefano Benni, nato a Bologna nel 1947, è stato uno degli scrittori italiani più amati degli ultimi decenni. Autore di romanzi di culto come Bar Sport (1976), La compagnia dei Celestini (1992) e Achille piè veloce (2003) e tanti altri, ha saputo intrecciare satira, poesia e ironia, raccontando anche l’Italia con uno sguardo tanto graffiante quanto visionario. La sua scrittura, capace di mescolare mondi surreali e umanissimi, lo ha reso un punto di riferimento non solo per i lettori, ma anche per il teatro, il giornalismo e il cinema.

Il cinema come linguaggio parallelo

Il rapporto di Benni con il cinema non è stato secondario: al contrario, ha rappresentato un modo ulteriore per dare corpo alle sue storie. La sua avventura più significativa in questo campo risale al 1989, quando co-dirige insieme a Umberto Angelucci Musica per vecchi animali, film tratto dal suo libro Comici spaventati guerrieri (1986). Una pellicola surreale, visionaria e divertente, arricchita dalle interpretazioni di Dario Fo, Paolo Rossi ed Eros Pagni, che conferma la sua capacità di trasporre in immagini la forza immaginifica delle parole.

La sceneggiatura di Topo Galileo

Prima ancora di cimentarsi come regista, Benni aveva già collaborato con il cinema in veste di sceneggiatore. Nel 1987 firma infatti Topo Galileo, commedia surreale diretta da Francesco Laudadio e interpretata da Beppe Grillo e Jerry Hall, con le musiche di Fabrizio De André e Mauro Pagani. Pur non ottenendo un grande successo commerciale, rimane un esempio significativo della capacità di Benni di portare sullo schermo la sua vena immaginifica e graffiante, anche in un contesto di cinema popolare.

Attore per gioco e l’adattamento di Bar Sport

Benni non rinunciò mai alla leggerezza, nemmeno quando si trattava di recitare. Nel 2009 compare come sé stesso in Sleepless, film d’esordio di Maddalena De Panfilis, in un cameo che testimonia la sua curiosità per i linguaggi espressivi più diversi.

Due anni più tardi, nel 2011, la sua raccolta d’esordio Bar Sport approda al cinema con la regia di Massimo Martelli. Il film, fedele allo spirito del libro, ricostruisce l’atmosfera di un tipico bar di provincia, crocevia di storie quotidiane, aneddoti sportivi, personaggi eccentrici e umorismo surreale. Il cast include attori come Claudio Bisio, Giuseppe Battiston e Lunetta Savino, che incarnano con vivacità i protagonisti del microcosmo bolognese.

Le riprese sono state effettuate nel centro di Sant’Agata Bolognese, scelta che ha permesso di restituire un’ambientazione autentica, in cui le vicende dei clienti del bar si intrecciano con leggerezza e ironia. Benni, pur non essendo regista, ha supervisionato la trasposizione del romanzo, garantendo che la comicità e la fantasia del suo libro rimanessero intatte, rendendo il film un vero omaggio al suo mondo letterario.

Il ritratto di un autore

Negli ultimi anni, il cinema è tornato a occuparsi di lui. Con Le avventure del Lupo – La storia quasi vera di Stefano Benni, documentario di Enza Negroni presentato al Festival del Cinema di Roma nel 2018, lo scrittore diventa protagonista di un autoritratto insolito e affettuoso. Attraverso interviste, animazioni e testimonianze di amici come Daniel Pennac e Alessandro Baricco, il film racconta il suo mondo creativo, fatto di ironia e immaginazione inesauribile.

Riconoscimenti e premi

Il rapporto di Stefano Benni con il cinema ebbe anche un riconoscimento ufficiale. Nel 1990 ricevette infatti una candidatura ai David di Donatello come miglior regista esordiente per Musica per vecchi animali. Un segno importante della considerazione che il mondo del cinema nutriva per il suo talento creativo.
Anni più tardi, nel 2015, gli fu attribuito il prestigioso Premio Vittorio De Sica, che Benni decise però di rifiutare. Un gesto forte, con cui denunciò i continui tagli del governo alla cultura, rivendicando il ruolo fondamentale dell’arte e della creatività nella società.

 

Il cinema, per Stefano Benni, è stato un compagno di viaggio: mai il centro della sua attività, ma sempre un luogo di sperimentazione e di gioco. Le sue incursioni nel grande schermo riflettono la stessa libertà e lo stesso desiderio di invenzione che caratterizzavano la sua scrittura. Con la sua scomparsa, l’Italia perde non soltanto un autore brillante, ma anche un artista capace di attraversare i generi con leggerezza e profondità, lasciando un’eredità che continuerà a ispirare.