Jurassic World: Rebirth, con Mahershala Ali protagonista, cambia destino del suo personaggio e rilancia la saga tra nostalgia e innovazione.
Un mormorio tra le rocce del mito: Jurassic World Rebirth scuote la saga con un finale riscritto, tensione emotiva e una resa dei conti tra il cuore e il cliché.
Tra dinosauri mutanti e ombre del passato, la pellicola di Gareth Edwards riscrive il dolore e la speranza.
Sospesa tra ciò che cade e ciò che ritorna.
In un futuro prossimo, un gruppo guidato dalla letale Zora Bennett (Scarlett Johansson) e dal capitano Duncan Kincaid (Mahershala Ali) si imbarca su un’isola proibita per prelevare campioni di DNA da dinosauri giganti.
Questi sembrano essere infatti la chiave per curare gravi patologie.
Durante la missione incontrano creature mutate, sopravvivono a un attacco in barca e sfidano un mostruoso “Distortus Rex” creato in laboratorio.
Originariamente, Kincaid avrebbe sacrificato la propria vita per salvare gli altri: un finale cupo, vicino al dramma archetipico.
Ma durante le riprese in Thailandia, Malta e Regno Unito, Universal chiese anche una versione in cui il personaggio sopravvivesse.
I test screening premiarono la seconda: l’eroe ritorna inaspettato, e il pubblico lo accoglie con applausi e lacrime.
Un equilibrio tra omaggio e modernità.
Rebirth infatti mescola sequenze spettacolari come la lotta in barca con il T‑Rex e la rivelazione del D‑Rex mutato a richiami al film del 1993 (raft, flare, dinosauri in acqua).
Qualità visiva e regia immersiva di Edwards vengono celebrate, persino come “più sontuose dell’originale”.
Tuttavia, diversi critici rilevano una scrittura debole. Oltre a personaggi stereotipati, ritmo spezzettato e scarso sviluppo emotivo.
Screen Daily lo definisce “boccheggianti”, la critica lo trova “monotono” e “troppo convenzionale”.
Reazioni entusiaste ai test screening, soprattutto per il salvataggio inatteso del personaggio di Ali.
Elogiate le scene d’azione, la chimica tra i protagonisti e la tensione.
Gli addetti ai lavori si dividono tra chi vede una rinascita (The Times dà 4 stelle), e chi invece ne evidenziano la stanchezza narrativa, con un potenziale non del tutto espresso.
Sempre Screen Daily denuncia personaggi poco convincenti.
Jurassic World: Rebirth si ispira con riverenza al mito originale, giocando con nostalgia e innovazione.
Gareth Edwards reinventa la saga puntando su emozione, CGI raffinata e un finale “dolceamaro”.
La risposta del pubblico è calorosa, mentre la critica resta ambivalente: un film che sa sorprendere, ma non sempre sorprendersi.
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