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Avengers: Doomsday

Marvel: woke e politically correct vs reale inclusività

I Supereroi Marvel hanno nemici anche fuori dal proprio universo: le critiche per la rappresentazione della diversità e l’inclusione nei film e nelle serie. 

Da Spiderman agli Eternals, dagli X-Men a Ms Marvel, l’inclusività nella Marvel è sempre stata di casa.

Ma c’è qualcosa che divide. Ecco le critiche mosse alla Casa delle Idee.

L’universo Marvel e la rappresentazione della diversità

Già con il film Eternals uscito nel 2021 sono stati presentati personaggi con poteri straordinari molto inclusivi. C’era il primo protagonista dichiaratamente omosessuale, la prima eroina sorda interpretata da Lauren Ridloff un’attrice realmente sorda e una supereroina di soli dodici anni. Inoltre, la pellicola offre una vasta gamma di etnie e colori della pelle.

Ma la vera svolta già c’era stata nel 1975 con la rinascita degli X-Men.

Infatti Chris Claremont aveva introdotto un gruppo di mutanti con origini geografiche e culturali differenti: un russo (Colosso), un’africana nera (Tempesta), un canadese scontroso (Wolverine), un tedesco di fede cattolica (Nightcrawler), un nativo americano (Proudstar) e, poco dopo, una giovane ebrea (Kitty Pryde). Tutti guidati dal professor Xavier, dotato di enormi poteri mentali ma anche con un’importante disabilità.

Marvel

Dopo eroi senza macchia e senza paura, arrivò Stan Lee con il suo Spiderman: un adolescente timido e vittima di bullismo, un personaggio in cui i giovani potevano rispecchiarsi.

Nel 1964 arriva Daredevil, il primo supereroe non vedente, nel 1966 Stan Lee e Jack Kirby cavalcano il rifiuto di Muhammad Ali, quasi campione mondiale dei pesi massimi, a partire per il Vietnam come soldato e la nascita delle Pantere Nere per lanciare, appunto, Black Panther.

Passando per tanti altri personaggi, si arriva a Ms. Marvel, la prima supereroina musulmana della Casa delle Idee.

Molti anche gli sforzi per superare il gender gap, dando più spazio ai personaggi femminili (pensiamo alla battaglia finale contro Thanos in Avengers: Endgame in cui hanno un ruolo fondamentale Nebula, Pepper Potts, Captain Marvel) e dedicando loro lungometraggi, come Black Widow, diretto dall’australiana Cate Shortland,

 Infine il film ShangChi e la leggenda dei Dieci Anelli, diretto da Destin Daniel Cretton, con un cast prevalentemente asiatico.

Reazioni del pubblico, della critica e delle comunità interessate

Fino al 1989, la Comics Code Authority vietava qualsiasi riferimento a orientamenti sessuali diversi da quello eterosessuale.

Solo nel 1992 il supereroe Northstar fece coming out e nel 2012 si celebrò il primo matrimonio gay nei comics.

Anche in casa DC negli ultimi anni, la rappresentazione si è ampliata: Jon Kent, figlio di Superman, è dichiaratamente bisessuale, e Midnighter, una versione gay di Batman.

Ma le reazioni da parte del pubblico mostrano un panorama diviso. Da una parte, c’è chi celebra l’inclusione di personaggi come Kamala Khan (Ms. Marvel) come un passo avanti significativo.

Dall’altra, alcune voci criticano la mancanza di autenticità e la superficialità con cui alcuni temi sono trattati, sostenendo che non basta inserire personaggi diversi per ottenere una vera rappresentazione.

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Un vero cambiamento deve partire dalla base per essere credibile.

Apprezzabili gli sforzi e la buona volontà, ma il vero problema dell’inclusività nei fumetti riguarda chi lavora dietro le quinte. Nel 2020, gli autori donne e non binariə rappresentavano solo il 20-30% degli scrittori Marvel e DC. Ancora più bassi i numeri per gli autori neri, asiatici e latini. Se il settore vuole davvero essere inclusivo, dovrà garantire maggiore diversità non solo nei personaggi, ma anche tra gli autori che li creano.

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