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Zoe Saldaña: “Il cuore del film non era il Messico”

Zoe Saldaña, vincitrice dell’Oscar come Miglior attrice non protagonista, ha risposto a un giornalista messicano a proposito delle critiche a Emilia Pérez.

Era il più candidato tra i film di quest’anno. Ben 13 nominations pronte a tradursi in premi. Eppure, Emilia Pérez torna a casa con sole due statuette, quella di Miglior attrice non protagonista vinta da Zoe Saldaña e quella per la  Miglior canzone originale per El mal. Ai Golden Globe aveva raggiunto, invece, anche due dei più prestigiosi riconoscimenti, Miglior film commedia o musicale e Miglior film internazionale per la Francia.

Le ultime settimane sicuramente hanno contribuito a fare entrare in un certo senso il film nell’ombra. Dopo la grande accoglienza di Cannes, dove il cast femminile era stato premiato, già con l’arrivo in sala Emilia Pérez aveva ricevuto diverse critiche rispetto alla visione stereotipata del Messico, e della rappresentazione delle persone transessuali. Le ultime vicende (che potete recuperare qui) su Karla Sofía Gascón sembravano aver dato il colpo di grazia almeno per quanto riguarda l’opinione pubblica.

Se da un lato il film risulta apprezzabile, interessante e innovativo anche nello stile, non si può negare che se la comunità messicana si è sentita offesa evidentemente qualche errore è stato fatto. È un bene forse che l’Academy gli abbia preferito come Miglior Film Internazionale il commovente Io sono ancora qui (potete recuperare la nostra recensione), lungometraggio che, al contrario, è stato apprezzatissimo nel Brasile in cui è ambientato.

Ieri, dopo la vittoria, Zoe Saldaña si è concessa come da rito ai giornalisti, e una domanda in particolare le ha dato modo di scusarsi.

Le scuse di Zoe Saldaña

Nel backstage della cerimonia, post vittoria, un giornalista messicano le ha sottolineato come il film sia stato “molto, molto doloroso per il popolo messicano”. L’attrice ha approfittato da subito per porre le sue scuse: “Innanzitutto, mi dispiace moltissimo che tu e tanti messicani vi siate sentiti offesi, non era nostra intenzione, veniamo da uno spazio d’amore e su questo non ho dubbi”.

Ha poi aggiunto, però, le sue personali considerazioni su quale sia davvero il focus di Emilia Pérez. “Non condivido, però, la tua opinione. Per me il cuore di questo film non era il Messico. Non stavamo facendo un film su un paese, ma su quattro donne, e queste donne potevano essere russe, dominicane, potevano essere donne nere del Detroit, venire da Israele o da Gaza… e sarebbero comunque state donne universali, che lottano ogni giorno, che cercano di sopravvivere all’oppressione sistemica, e di trovare la loro voce più autentica. Ne sono certa” ha dichiarato.

Infine, ha concluso con un invito al confronto: “Sono sempre pronta a sedermi con tutti i miei fratelli e sorelle messicani, con amore e rispetto, per avere una bella conversazione su come Emilia Pérez avrebbe potuto essere realizzato meglio”.

Una superficialità che aveva infastidito

Recentemente anche Jacques Audiard, regista della pellicola, ha fatto ammenda. Invitando i messicani ad andare al cinema, e a giudicare dopo averlo visto (quando ha rilasciato l’intervista il film non era ancora uscito in Messico), ha comunque aggiunto: “Se ci sono cose che i messicani trovano scandalose in Emilia, mi scuso”.

A scatenare in origine la questione erano state proprio le sue parole. Alla domanda di una giornalista a proposito di quanto avesse “studiato” il Messico per ambientare un film lì, essendo egli francese, il regista aveva risposto con un pizzico di superficialità, affermando che non ne aveva avuto bisogno. Conosceva già tutto quello che doveva sapere. Una leggerezza che aveva infastidito la comunità messicana e che, unita a un’effettiva visione stereotipata del paese, è costata al film un crollo di immagine, soprattutto nell’opinione pubblica.

Rossella Parascandola

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