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Aftersun, la recensione
Aftersun è un film drammatico del 2022 della regista britannica Charlotte Wells, premiato lo stesso anno ai BAFTA come miglior esordio alla regia.
Quello che apparentemente sembra il racconto di una vacanza di un padre con la figlia, si rivela essere un doloroso e difficile tentativo di ricostruzione della realtà, attraverso i ricordi e la memoria.
Aftersun, la trama
Aftersun racconta la storia di un giovane padre, Calum (Paul Mescal), di sua figlia undicenne Sophie (Francesca Corio) e del loro legame, sviluppatosi durante una vacanza in un resort in Turchia.
Quello che all’apparenza sembra essere stato un momento di spensieratezza e di legame padre-figlia, cela una realtà molto diversa.
Calum, che sta per compiere 31 anni, sta vivendo un periodo di forte depressione, e cerca in tutti i modi di non far trasparire la sua disperazione davanti alla figlia, in modo da poterle regalare dei ricordi felici.
Più avanti nel film capiamo che la stessa Sophie, interpretata nella sua versione adulta da Celia Rowlson-Hall, sta riguardando a distanza di tempo i filmati in videocassetta del viaggio.
Attraverso i documenti visivi della vacanza e insieme ai suoi ricordi e alla sua immaginazione, Sophie sta cercando di ricostruire quello che, molto probabilmente, fu l’ultimo incontro con il padre.
Aftersun, la regia di Wells
La regia di Aftersun si distingue per il suo approccio intimo e malinconico. Grazie all’uso dei frequenti flashback e all’alternarsi delle riprese in VHR, Charlotte Wells ci restituisce un racconto non lineare, che rispecchia alla perfezione la complessa ricostruzione di ricordi lontani nel tempo.
Uno degli elementi più significativi è l’uso che la regista fa della camera soggettiva, che le permette di trasportare il pubblico di immedesimarsi con i personaggi, in particolare con la piccola Sophie, e di vedere il mondo con i suoi occhi.
La depressione di Calum non è immediatamente dichiarata e lo spettatore, seguendo la ricostruzione che sta compiendo la stessa protagonista, lo scopre solo in un secondo momento, attraverso piccoli dettagli e azioni apparentemente insignificanti.
Il non detto è una delle principali caratteristiche della storia. Niente viene esplicitato allo spettatore, ma è lui stesso che si pone delle domande a cui può rispondere solo in modo plausibile.
Aftersun, la performance di Paul Mescal
Paul Mescal, attore irlandese e che vedremo presto nel nuovo film di Ridley Scott il Gladiatore II, è stato capace di dare al personaggio di Calum delle sfumature profonde di malinconia e vulnerabilità.
Mescal riesce infatti a catturare in modo eccellente il dualismo del padre, apparentemente felice ma che internamente sta affrontando un forte disagio.
Ha saputo restituire la figura di un padre amorevole, che vuole apparire forte per la figlia ma mostrando le crepe della sua fragilità, senza mai eccedere nell’interpretazione.
Conclusioni
Aftersun è una pellicola intima e delicata, una storia struggente di un legame padre figlia non convenzionale, ma è anche la rappresentazione di come la memoria e i ricordi acquistano nel tempo sfumature diverse e difficili da interiorizzare.
Consigliamo più di una visione, necessarie per capire fino in fondo le varie sfumature dei personaggi e della storia.