324Views
Cena tra amici, la recensione su Almanacco Cinema
Diretto da Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte, Cena tra amici è un piccolo gioiellino francese del 2012. Ecco la recensione di Almanacco Cinema.
Il film, il cui titolo originale è Le Prénom, è l’adattamento per il cinema dell’omonima pièce teatrale scritta dagli stessi registi. Lo spettacolo fu rappresentato per la prima volta nel 2010 e rimase in cartellone per oltre duecento repliche. Vinse, inoltre, diversi riconoscimenti ai Premi Moliére, tra cui il Molière du meilleur spectacle comique.
Con Cena tra amici i due drammaturghi Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte passano agilmente alla regia cinematografica. Il cast rimane quasi interamente lo stesso, a eccezione di Charles Berling che va a sostituire Jean-Michel Dupuis nel ruolo di Pierre.
Il titolo francese, Le Prénom, oltre che più accattivante esplicita lo snodo principale del film. La scelta del nome di un nascituro diventa il pretesto per far emergere tutto quello che i protagonisti pensano gli uni degli altri ma non dicono.
Cena tra amici, la trama
In una ricca casa borghese parigina Elisabeth, detta Babou, e Pierre si preparano ad accogliere i loro ospiti. Lei è un’appassionata insegnante alle scuole medie, lui un brillante professore all’università. Sposati da diversi anni hanno due bambini: Apollin e Myrtille.

Il primo ad arrivare è Claude, musicista, uomo di grande eleganza e amico da sempre di Babou. Viene descritto dalla voce narrante come un uomo mite ed entusiasta della vita. Vive da solo e sembra non avere alcuna relazione sentimentale.
Subito dopo, brandendo una bottiglia di vino da quasi cinquecento euro, arriva Vincent. Agente immobiliare, cinico, pieno di sé ma spiritoso, è il fratello di Babou. All’appello manca soltanto sua moglie, Anna, professionista della moda e incinta.
La cena ha inizio tra risate e grande complicità. Babou, Pierre, Claude e Vincent sono affiatati: si stuzzicano, si provocano ma nel clima giocoso di chi si conosce da una vita. Qualcosa, però, sconvolge il loro equilibrio.
Vincent, per passare il tempo in attesa di Anna, decide di comunicare il nome che hanno scelto per il loro bambino. Si tratta di “Adolphe”. Vincent sostiene di essersi ispirato al romanzo di Benjamin Constant, ma inevitabile è il collegamento con Adolf Hitler. I quattro iniziano a discutere. A prenderla peggio è Pierre che non riesce ad accettare una tale leggerezza da suo cognato.
L’arrivo di Anna inasprisce i toni, e quello che era in realtà uno scherzo di Vincent si tramuta in un vaso di Pandora. Affiorano giudizi, vecchie incomprensioni, celati rancori, ma soprattutto un segreto che lascerà tutti a bocca aperta.
Dal teatro al cinema
Al netto di alcune brevi eccezioni, il film rispetta l’unità di tempo e di spazio tipica del teatro. Tutto avviene nella casa di Pierre e Babou nel giro di un paio d’ore. Siamo nelle stesse atmosfere di film come Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese, e Carnage di Roman Polanski. Non a caso quest’ultimo è tratto da un testo teatrale, Il dio del Massacro, di Yasmina Reza, mentre Perfetti Sconosciuti, portato a teatro successivamente, ha dimostrato di funzionare comunque benissimo.
La regia non compie scelte particolarmente originali ma si limita ad assecondare, e lo fa bene, il ritmo del testo. Mette lo spettatore al centro di questo spazio, permettendogli di concentrarsi sulle espressioni e sui gesti dei personaggi.
Lo spazio, inoltre, è uno spazio ricchissimo di cose. È la casa di due letterati, piena di libri, oggetti originali, e quadri. Caratterizza in modo esplicito il ceto non solo di Babou e Pierre, ma di tutti i personaggi. Inoltre, la grande presenza immagini alle pareti e soprammobili visivamente spinge i cinque amici l’uno contro l’altro. Non è uno spazio claustrofobico, ma agevola la crescita della tensione narrativa.
La sceneggiatura di Cena tra amici
Il punto forte di Cena con amici è certamente la sceneggiatura. Questo è un dettaglio che non stupisce visto il successo che lo spettacolo ha avuto a teatro. I dialoghi sono serrati e sempre brillanti. Dipingono in modo puntuale le personalità dei protagonisti fornendo allo spettatore gli strumenti per un’analisi psicologica profonda.
Una chiave di lettura è quella della politica. Pierre e Vincent, in particolar modo, incarnano le due fazioni opposte: la destra e la sinistra più stereotipate. Persino il loro modo di vestire racconta chi sono. Vincent, agente immobiliare, in giacca nera e camicia bianca. Pierre, docente di letteratura, con il velluto a coste qualsiasi sia la stagione. D’altronde, come dice Vincent a un certo punto: “Tutto è politica”.

Tuttavia, il racconto apre a diversi interrogativi. Quanto c’è di vero nei loro scontri e quanto invece i due interpretano una parte? Pierre è davvero un uomo di sinistra, o vuole semplicemente essere visto come tale?
In questo senso il film, costringendo i protagonisti a una situazione di stress, lascia emergere il loro “io” più profondo. Smaschera ipocrisie, contraddizioni, rivelando personalità imperfette, rancorose, ma purtroppo per noi credibili, e in cui non è impossibile riconoscersi.
Cosa succederebbe se dicessimo davvero quello che pensiamo?
Questa è la domanda a cui il film tenta di rispondere in tutta la sua parte centrale. Spoiler: niente di buono. Lo scontro, però, oltre che drammaturgicamente vitale è esaltante da guardare. Non si tratta, infatti, di un gruppo di persone che si conoscono a stento, ma di amici e familiari. Persone che hanno vissuto fianco a fianco per anni, maturando vicendevoli giudizi e mutandoli in nome del buonsenso.
Quando l’astio del momento prende il sopravvento sulla ragionevolezza, allora la situazione precipita. Si va da insulti più prevedibili, come le accuse di essere egoisti o tirchi, a cose ben più pesanti. In questa gara a chi la spara più grossa, però, come in un ring si finisce tutti un po’ a pezzi. Se da un lato è un esercizio liberatorio, dall’altro le parole sono difficili da cancellare. I legami ne escono indenni soltanto se sono davvero autentici.
I personaggi e il cast
A impreziosire ancor di più la sceneggiatura ci sono ottime interpretazioni attoriali, frutto probabilmente di un lungo lavoro di armonia. Non è secondario che il cast sia lo stesso della pièce teatrale. L’intesa, cresciuta probabilmente replica dopo replica, trova nel film la sua perfetta manifestazione. Sguardi, toni, e gesti risultano fluidi e credibili.
Pierre e Vincent sono rispettivamente Charles Berling e Patrick Bruel. Il pacato ma pieno di sorprese Claude è Guillaume de Tonquédec, mentre Anna è interpretata da Judith El Zein. Infine, Babou ha il volto di Valérie Benguigui tragicamente scomparsa nel 2013 dopo aver vinto un Premio César proprio per Cena tra amici.
In conclusione
Cena tra amici è un film brillante, con dialoghi intelligenti interpretati da un cast talentuoso e affiatato. Nonostante l’impianto teatrale, che non tutti amano, il film risulta scorrevole e dal buon ritmo. I personaggi, ben caratterizzati, portano sullo schermo personalità riconoscibili, ma mai del tutto stereotipate.
Si ride e c’è spazio anche per la riflessione, sulla società, ma anche sui rapporti familiari e di amicizia. L’attenzione è tenuta viva, oltre che dalla scrittura arguta, da una serie di piccole rivelazioni che culminano nel grande colpo di scena prima del finale.
Lo trovate in streaming su Prime Video.
