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L'amica geniale 4, Festa del Cinema di Roma

Festa del Cinema di Roma: L’amica geniale 4, la recensione

Laura Bispuri e il nuovo cast presentano in anteprima alla Festa del Cinema di Roma L’amica geniale 4 – Storia della bambina perduta.

All’anteprima sono stati presentati soltanto i primi due dei dieci episodi che comporranno la stagione conclusiva. Un piccolo assaggio, dunque, di una serie attesissima, che è diventata un piccolo caso televisivo. Una grande coproduzione italo-statunitense che vede la presenza di HBO, canale dalla lunga tradizione seriale di qualità.

Sull’onda del successo planetario dei romanzi, la serie ha fatto il giro del mondo. Una storia di formazione, ma soprattutto il resoconto di un legame complesso, indefinibile, pieno di luci e ombre, e per questo affascinante. Un racconto, inoltre, che passa in rassegna oltre cinquant’anni della storia italiana, ragionando sulla condizione femminile, e sui concetti di famiglia, scuola e cultura. Sullo sfondo, ma in realtà presente nell’anima della vicenda, c’è Napoli, orizzonte fisico e simbolico.

Per portare sullo schermo il quarto romanzo della serie, Storia della bambina perduta, c’è stato un cambio al timone. Dopo Saverio Costanzo, Alice Rohrwacher (che ha diretto il cruciale episodio di Ischia), e Daniele Luchetti, arriva Laura Bispuri. La regista romana è una delle promesse del cinema contemporaneo e ha accolto il compito come “una grandissima sfida”.

Oltre alla regia, la grande novità de L’amica geniale 4 è il quasi completo recast. Nonostante nella realtà letteraria siano trascorsi pochi anni dalla terza stagione, la produzione ha optato per la scelta di attori più maturi. Nuovi volti, nuove evoluzioni, ma stesso magnetismo per l’universo che Elena Ferrante ci ha regalato, e che, siamo certi, ci mancherà moltissimo.

L’amica geniale 4, la trama

In questi primi due episodi della stagione Lenù si trova a fare i conti con la decisione di stare con Nino. Ha lasciato Pietro, e viaggia molto per lavoro in compagnia del nuovo compagno. Tutti, però, sono contro di lei. Con la madre, accorsa a Firenze per obbligarla a tornare col marito, arriva allo scontro fisico. Con Adele, la suocera, il conflitto è meno viscerale ma ugualmente crudo e doloroso. Alle continue telefonate di Lila, invece, Lenù preferisce non rispondere affatto.

Trova un po’ di pace insieme a Dede ed Elsa nella casa milanese della cognata Mariarosa. La donna vive insieme a Franco Mari, ex fidanzato di Elena, ormai disilluso rispetto agli ideali che tanto lo animavano ai tempi dell’università. La casa di Mariarosa è uno spazio culturalmente e politicamente acceso. Tuttavia, le bambine non vanno a scuola e studiano insieme o alla mamma, o alla zia, o a Franco, cosa che fa andare su tutte le furie Pietro.

Elena, nel frattempo, inizia a valutare seriamente l’ipotesi di tornare con le sue figlie a Napoli per amore di Nino. Tuttavia, alcune notizie, giunte da Lila e dallo stesso Nino, fanno tremare le sue certezze e le sue convinzioni.

L'amica geniale 4

L’amica geniale 4, il nuovo cast

Lasciare dopo tre stagioni, sentite e apprezzate, il cast originale sarà per gli spettatori un colpo al cuore. Tuttavia, se è vero che le interpretazioni di Gaia Girace e Margherita Mazzucco sono state anche nella terza stagione eccellenti, i personaggi in Storia della bambina perduta si avviano verso un’età che è giusto sia sostenuta da una corporeità coerente. Inoltre, il recast funziona così come le scelte di inquadratura che vanno a presentare i nuovi attori.

La Lenù di Alba Rohrwacher era stata già introdotta nell’ultima sequenza della terza stagione. Con una strategia simile arriva in scena Irene Maiorino. La sua somiglianza con Girace, oltre a essere fisica in modo impressionante, sta anche in una durezza sfacciata nel parlato. In questi primi due episodi de L’amica geniale 4 Lila, pur portando notizie di notevole peso, compare pochissimo.

Di Nino, invece, ascoltiamo prima il nome, pronunciato da Elena mentre bussa alla sua porta. Questa si spalanca, e Fabrizio Gifuni compare in tutto il fascino sfrontato del suo personaggio. Sulla lingua sembra esserci il tentativo di ricreare, oltre che il dialetto, anche la cadenza dell’ex Nino, Francesco Serpico. In alcuni momenti la parlata sembra forzata, almeno a un orecchio allenato al dialetto napoletano. Tuttavia, è un dettaglio che non sporca l’interpretazione di Gifuni.

L’attore, infatti, coglie molto bene l’ambiguità del suo personaggio. La capacità di sedurre, il suo potere su Lenù, ma anche la sua miseria, che diverrà via via più evidente. L’attore ha definito Nino un “catalizzatore d’odio”, e d’altronde non potrebbe essere altrimenti. Persino i “villain” di questo assaggio di stagione, che nella questione familiare sono i genitori di Pietro, riescono a dire su di lui cose condivisibili. Gifuni riesce a essere incantatore, lacrimoso, affascinante: si fa detestare, e quindi si dimostra un ottimo Nino.

La nuova Lenù

Rispetto a Irene Maiorino e Fabrizio Gifuni, Alba Rohrwacher è parte attiva del progetto sin dagli inizi. La voce narrante, così presente e importante per avvicinare lo spettatore allo sguardo di Elena, è sempre stata la sua. Condivide con Margherita Mazzucco la dolcezza dei tratti, i colori, ma anche in generale un certo pudore, una forma delicata di riservatezza. L’attrice ha ammesso di aver lavorato a stretto contatto con l’interprete della giovane Elena, soprattutto dal punto di vista vocale.

E, infatti, Alba Rohrwacher dà prova di una conoscenza profonda del personaggio, che la regia chirurgica di Laura Bispuri esalta. Quello che manca, almeno per adesso, sono la fluidità e la visceralità del dialetto, che comunque c’è. D’altronde Elena è una che ha tentato di ripulirsi, che vive da diversi anni lontana da Napoli. Una certa “pulizia” linguistica di Alba Rohrwacher, pertanto, si inserisce comunque in un orizzonte di credibilità.

Al netto di questo aspetto l’attrice dimostra di essere una grande interprete drammatica. Così come Margherita Mazzucco per la sua Elena, lavora molto dall’interno. Si lascia ferire dalle parole che le vengono rivolte e, anche nei silenzi, offre i suoi tagli sanguinanti allo spettatore. Bispuri sta su di lei, la inquadra da vicinissimo e dà il tempo allo spettatore di osservarla, e percepire quello che sente. Intensa, sempre allerta come il suo personaggio deve essere, già in questi primissimi episodi Rohrwacher riesce a convincere e commuovere.

La prospettiva storica

In questa quarta stagione permane la prospettiva storica sulla narrazione. I fatti cruciali di quegli anni non fanno soltanto da sfondo alle vicende personali, ma entrano nel vivo della trama. È il caso, per esempio, della contestazione che Nino riceve accusando Aldo Moro di essere responsabile del malcontento popolare in un momento decisamente inappropriato. Proprio Nino, infatti, è il personaggio che per il suo futuro nella trama avrà un legame diretto con la politica.

Laura Bispuri si serve, come abbiamo visto fare ad Andrea Segre per il suo Berlinguer- La grande ambizione, di immagini d’archivio. Si va dagli scontri di piazza alle marce per l’aborto, sino all’annuncio tv del rapimento di Aldo Moro, dato dall’allora trentatreenne Bruno Vespa.

Lo spirito degli anni ’70 e dei movimenti femministi è poi restituito attraverso il personaggio di Mariarosa Airota. Sonia Bergamasco, a suo agio e centrata nel suo ruolo, è inserita in un contesto forse stereotipato ma che comunque funziona nel rendere l’idea di quelle atmosfere. La sua casa è una piccola comunità, in cui ognuno contribuisce in base alle proprie possibilità e ai bisogni altrui. Nelle sere e nelle notti il salotto, fumoso, si riempie dei pensieri e delle parole di decine di donne che si confrontano sotto lo sguardo incantato di Dede ed Elsa.

L'amica geniale 4

Franco Mari, infine, un intenso Stefano Dionisi, incarna la disillusione di molti durante quella fase politica. Idealista e sognatore, la nostalgia per il passato è il sentimento che di più lo caratterizza. È un uomo che fa fatica ad accettare il tramonto di quegli ideali di sinistra, e che patisce ancora per le ferite della violenza subita.

La regia di Laura Bispuri

In conferenza stampa la regista Laura Bispuri ha sottolineato la capacità di Elena Ferrante di entrare nell’intimità dei suoi personaggi. Le scelte stilistiche sembrano voler assecondare visivamente questa intromissione psichica ed emotiva. Bispuri fa largo uso del primo e del primissimo piano. Indugia sui volti, su tutti quello di Lenù, e sui dettagli. Le mani, in particolare, sembrano essere veicoli privilegiati di sensazioni: passione, repulsione, ma anche imbarazzo e disagio.

Interessante anche come Elena e Adele siano spesso riprese di profilo, l’una di fronte all’altra, ai lati dell’inquadratura. La regia apparecchia per questi primi due episodi uno scontro tra donne. Ed è effettivamente alla suocera che Elena si ritrova a dover rendere conto delle sue figlie.

Bispuri apporta un cambiamento evidente, utile però al racconto di questa parte finale della storia. I nostri personaggi sono cresciuti, più complessi, lasciano trasparire le loro debolezze. Iniziano a fare i conti con le loro scelte. Nei primi due episodi, per esempio, Lenù vive da un lato la “spensieratezza” dell’amore per Nino, dall’altro il senso di colpa verso le sue figlie. La prossimità fisica a cui la regista costringe lo spettatore fornisce un canale di accesso privilegiato ai pensieri di lei.

In conclusione

In questa quarta stagione ritroviamo l’atmosfera che gli spettatori delle prime tre stagioni hanno amato. Il cambio di cast crea inevitabilmente, almeno all’inizio, un naturale disorientamento che è, tuttavia, destinato a risolversi. I nuovi interpreti (quelli visti finora) portano in scena le naturali evoluzioni emotive e fisiche dei loro personaggi. Il cambio, inoltre, è sostenuto dalla sigla, che funge un po’ da manuale d’istruzioni per destreggiarsi coi nuovi volti.

La regia di Laura Bispuri porta un nuovo sguardo, più intenso e analitico sui personaggi, che ben si presta alla complessità emotiva di questo finale di serie. La sceneggiatura, solida come nelle altre stagioni, dà giustizia al testo di Elena Ferrante riprendendone alla lettera alcune battute cruciali.

Chi ha letto il libro sa quanta umanità ci aspetta, quante vicende, quanta Storia. Inoltre, è imminente la ricomparsa del rione, quella radice da cui tutto è partito e a cui è necessario fare ritorno. Con queste buone premesse l’attesa per la messa in onda non può che crescere, e con l’hype anche un pizzico di tristezza. Difficile sarà dire addio a queste eroine così imperfette, contraddittorie e geniali, che hanno appassionato in questi anni generazioni diverse da tutto il mondo.

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