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Festa del Cinema di Roma: Saturday Night, la recensione

Presentato alla Festa del Cinema di Roma, il nuovo film di Jason Reitman, Saturday Night, è da oggi nelle sale cinematografiche per soli tre giorni.

Jason Reitman torna al cinema con Saturday Night. Il celebrato regista di Juno torna con un cast all-star con un progetto che ha sempre desiderato realizzare.

Il film racconta dei 90 minuti di totale caos che hanno preceduto il primo storico episodio del Saturday Night Live. Seguiamo il creatore dello show, Lorne Michaels, che affronta ogni assurdo ostacolo per assicurarsi la messa in onda dell’episodio.

Live from New York, it’s…

Saturday Night è una grande sorpresa. Progetto tanto desiderato dal regista Jason Reitman e con cui porta il pubblico indietro nel tempo per raccontare un mondo e delle figure a cui è molto legato.

Mondo che viene esplorato con grande consapevolezza. Saturday Night è pregno degli anni 70, rifacendosi anche a molti dei film di quegli anni come American Graffiti. Le atmosfere New Yorkesi sono piene di sporcizia, eleganza e colore, tutto insieme. Gli elementi, così discordanti, vivono e si muovono insieme portando, con il supporto della pellicola 16mm, grande immersione.

Saturday Night presenta poi un cast a dir poco immenso. Non solo è difficile da quantificare, ma è a dir poco impossibile trovare lo spazio necessario a celebrarlo tutto. Una grande performance dopo l’altra con dei personaggi che riescono tutti a trovare spazio, non importa quanto grandi o piccoli possano essere.

A capitanare il tutto è Lorne Michaels, interpretato da un meraviglioso Gabriel LaBelle. LaBelle porta grande energia ed equilibrio nella narrazione con una grande prova attoriale che conferma il grande potenziale del protagonista di The Fabelmans. Sta a lui gestire il set, tanto a Michaels quanto a LaBelle, in un ruolo che sembra cucito appositamente per l’attore. Mai noioso o piatto, tiene testa ad attori come Willem Dafoe e J.K. Simmons e il pubblico finisce inevitabilmente a tifare per lui.

Degnissima di nota è anche Rosie Shuster, coprotagonista del film interpretata dalla sempre meravigliosa Rachel Sennott. Sennott torna ad interpretare una forte donna dalle mille sfumature, mai piatta ne sulla carta ne nella performance. Rosie ha un grande ruolo nel film, ritrovandosi a supportare non solo il marito Lorne, ma il cast intero. Riuscendo comunque ritargliarsi delle ottime sequenze per sé stessa.

Reitman è in piena forma

Saturday Night è, nella sua semplicità, un opera tecnicamente enorme e totalmente immersiva. Jason Reitman presenta un film che fosse anche solo per la meravigliosa messa in scena risulterebbe comunque riuscitissimo. Siamo davanti a quella che rappresenta per il regista un’enorme evoluzione autoriale e tecnica, che riesce a meravigliare e stupire il pubblico.

Troviamo infatti un comparto artistico che rappresenta veramente un’eccellenteza e una grandezza cinematografica. Tale da meritare necessitare assolutamente la sala.

Enormi location e dettagliatissime scenografie raccontano fanno rivivere un’epoca televisiva ormai andata ma sempre attuale. Altrettanta attenzione viene dedicata a trucco e parrucco ma soprattutto alla grande varietà nei costumi, che già da loro raccontano molto dei personaggi.

La fotografia di Eric Steelberg non è niente meno che mozzafiato. Con un meraviglioso utilizzo del 16mm, porta sullo schermo qualcosa di veramente fresco. Si gioca con uno spettacolare utilizzo di luci e il delirio viene visivamente raccontato anche, forse soprattutto, tramite eccezionali piani sequenza. Steelberg e Reitman utilizzano ogni singolo piano visivo per raccontare qualcosa con un risultato che ricorda molto il grandissimo Playtime. In Saturday Night ovunque guardi avviene qualcosa, senza mai essere dispersivo. Veramente una delle fotografie migliori dell’anno.

Per non parlare del montaggio, pieno di ritmo e sempre eccitante, non si perde mai ritmo. Riesce ad alternare impeccabilmente la frenesia con alcuni momenti più delicati che danno necessario respiro allo spettatore.

Infine, ultimo grande pregio va all’inarrestabile colonna sonora di Jon Batiste. Che con ottimi brani pieni di ritmo e tensione riesce a tenere perfettamente unita la pellicola comandando l’ottimo comparto sonoro.

90 minuti al debutto

Con Saturday Night ci troviamo davanti a un grande sforzo tecnico, ma l’attenzione ai dettagli non risulta altrettanto evidente nella scrittura. Si parte da un’idea assolutamente brillante e divertente, ma che si va in parte a disperdere nello scritto.

Saturday Night è, in fin dei conti, un continuo crescendo di tensione narrativa verso un finale che chiunque conosce. Finale che risulta, tristemente, frettoloso e poco soddisfacente, sacrificando qualcosa di potenzialmente divertente per Cut-To-Credits ad effetto.

Tante parentesi vengono lasciate aperte e atrettanti elementi non vengono affatto sfruttati. Da una gravissima mancanza di Jim Henson ad un lama mai utilizzato. Saturday Night finisce per costruire troppo solo per non poter sfruttare tutto.

Purtroppo i problemi non terminano qui. Mettendo da parte qualche forzatura narrativa, inserite in buona parte per non far perdere di ritmo al film, c’è un altro grande difetto: gli sketch, spesso, non fanno ridere. Non ci si riesce proprio, sembrano esser stati presi da una compilation randomica di SNL e sparsi all’interno del film. Presentati e mostrati come geniali trovate che fanno ridere tutti, sono un paio di questi hano effettivamente smosso la sala.

Gran peccato, perché gli altri momenti comici sono invece esilaranti. Da eccezionali monologhi a buffe situazioni che toccano arrivano quasi a toccare il surreale. Gli ottimi dialoghi danno carattere e divertimento al film, riuscendo a tirar fuori diverse perle o grandi momenti, tra cui uno musicale che ha fatto scoppiare a ridere la sala.

C’è una grande attenzione anche agli elementi più emotivi, che danno grande forza al film. In particolare le questione che circondano i personaggi di Rachel Sennott e Dylan O’Brian risultano particolarmente interessanti. La mano di Reitman si sente non poco e riesce a sollevare e a rafforzare una sceneggiatura, nuovamente co-scritta con Gil Kegan, comunque imperfetta.

In Conclusione

Saturday Night è una grande opera tecnica che conferma il talento registico di Jason Reitman. Una grande fotografia e un’altrettanto valido comparto estetico la rendono una visione assolutamente degna della sala.

Ci si diverte, ci si emoziona e lo spettatore viene tenuto sulle spine tutto il tempo, sempre eccitato di vedere cosa accadrà. Peccato per un finale che non convince pienamente e qualche elemento di sceneggiatura che non funziona bene quanto il resto.

Ma al netto di qualche intralcio ci si trova comunque davanti a un ottimo film, quasi grande. Sebbene diversi di questi temi risultino non poco estranei a noi italiani, Saturday Night vale pienamente la visione.

Simone Luciani

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