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Film da scoprire: Nevia (2019), la recensione
La recensione di Nevia, il film di Nunzia De Stefano, prodotto da Matteo Garrone. Una storia di formazione e di riscatto al femminile nella Napoli più povera.
Proseguiamo la nostra rubrica dedicata a film da scoprire con uno che non ha mai visto la sala. Stiamo parlando di Nevia (2019) di Nunzia De Stefano. Un bel film tutto italiano, ambientato in una delle periferie più povere di Napoli, dove nascere donna è a tutti gli effetti uno svantaggio. Nevia è un film realista, a tratti anche doloroso, ma che lascia comunque una porticina aperta alla speranza. Merita di certo una visione e in questa recensione vedremo perché.
Informazioni su Nevia
Il film è uscito in streaming anziché in sala a causa della pandemia di Covid-19 e tutt’ora è disponibile su Rai Play.
Nunzia De Stefano è all’esordio alla regia, dopo essere stata collaboratrice dal 2008 al 2018 di Matteo Garrone, che in questo caso ricopre il ruolo di produttore.
Come la protagonista del suo film, Nevia appunto, anche la De Stefano è cresciuta in un container alle porte di Napoli, dove la sua famiglia si era trasferita dopo il terremoto dell’80, e come lei è diventata una domatrice di elefanti in un circo di Secondigliano.
Sempre la stessa regista, in un’intervista a Sky, ha dichiarato, circa il motivo dell’inserimento del circo nel film: “In realtà è un discorso autobiografico, perché io ho lavorato in un piccolo circo. Avevo una figlia di due anni e avevo necessità di lavorare. Quindi sono stata “adottata” da questa famiglia di circensi che mi hanno scelta per la mia fisicità e per le mie capacità di andare a cavallo. Mio fratello aveva un maneggio vicino a Pozzuoli, quindi ho iniziato a cavalcare sin dalla tenera età.
Nel 2021 il film ha ricevuto una candidatura ai Nastri d’argento per il miglior regista esordiente, ed è stato presentato in concorso nella sezione Orizzonti della 76esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
La trama
Nevia è una ragazzina di diciassette anni: troppi per il posto in cui vive, un campo container a Ponticelli, dove è diventata grande prima ancora di essere stata bambina. Nevia ha perso la madre e il padre è in carcere; è stata cresciuta dalla nonna e la zia. Tenace e desiderosa di sfuggire a quella vita, un giorno si imbatte in un circo. La cosa potrebbe regalarle un’insperata possibilità.
La recensione spoiler di Nevia
Premetto, io non sono un fan dei film iper-realisti, men che meno di quelli italiani in cui ci sia bisogno di sottotitoli. Preferisco concepire l’arte come un modo sì per raccontare la realtà, ma anche e soprattutto come un mezzo per evadervi. A fronte di tutto questo, comunque, Nevia l’ho apprezzato molto.
Il film da una parte presenta in maniera molto credibile e veritiera un determinato tipo di realtà sociale, e dall’altra comunque offre un senso tutto sommato di speranza (cosa che ovviamente si ricollega al vissuto della regista).
I personaggi che la De Stefano scrive con Chiara Atalanta Ridolfi funzionano bene, tra i quali ovviamente spicca la protagonista Nevia. Una protagonista che, come tutti gli altri personaggi, è ben consapevole della propria condizione ma cerca comunque di rimboccarsi le maniche per non arrendersi ad essa, come magari altri invece fanno. Quel “come ci si salva da qua?” può sembrare una frase banale, ma tutt’altro, è forse uno dei momenti più toccanti e che meglio descrivono il personaggio.
Proprio a questa domanda il film pone le diverse soluzioni disponibili. C’è la strada dell’illegalità, c’è quella che sembra la massima aspirazione per una donna di quelle parti, ossia sposarsi con un uomo più benestante, poi c’è quella della fuga ed infine il circo. Alla fine la strada migliore sembrerebbe quella della fuga, visto che la nonna finisce per essere arrestata e l’unione con Salvatore degenera in quel modo, eppure alla fine comunque Nevia sceglierà il circo. Lo vogliamo intendere come il lavoro onesto? Lo vogliamo intendere come lo spettacolo? Fatto sta che è proprio il circo (neanche quel primo circo nel quale era entrata, ma un altro e quindi il circo in sé) a far salvare Nevia.
Il casting è più che azzeccato, sono tutti estremamente credibili, ed anche in questo caso la migliore è Virginia Apicella, nella parte di Nevia, con una menzione d’onore alla piccola Rosy Franzese, che interpreta la sorellina.
La regista, a proposito della scoperta della giovane Virginia Apicella, ha raccontato: “Ci abbiamo messo quasi 9 mesi per trovare l’interprete giusta per Nevia. I casting sono durati quattro, cinque mesi. Ho provinato giovani attrici, ragazzine non professioniste. Sono stata anche nelle carceri minorili. Il personaggio doveva, in parte, assomigliarmi e quindi era difficile trovate la persona giusta.
Alla fine il direttore dei casting mi ha mandato delle foto dei video dei saggi di fine anno della Scuola San Carlo. E tra le tante ho visto lo scatto di questa ragazzina, un po’ sfocata e mi ha colpito molto. Cosi le ho chiesto di mandarmi un video di presentazione e sono rimasta folgorata, era identica al personaggio della sceneggiatura.”
Ci sono delle scene potenti nella loro durezza, ad esempio quella in cui Virginia ed Enza devono andare a dormire dalla zia perché a casa ci sono i clienti della prostituta che abita a casa loro, oppure quella in cui scappa dalla casa di Salvatore.
La fotografia è grigia, cruda, (alla Garrone quasi), con le uniche note di colore date dagli abbigliamenti di Nevia, soprattutto dal berretto, e dal circo.
Belli i momenti con gli animali, creature come sempre catartiche, così come i vari confronti che ha Nevia nel corso del film: due su tutti quello con la nonna e quello con Salvatore, entrambi sul finale.
Tutti gli uomini di questo film sono rappresentati come figure predatorie, ma (da maschio) questa cosa non l’ho accusata chissà quanto durante la visione. Forse, volendo citare un piccolo difetto, ci sono degli attacchi d’ira maschili che mi sono sembrati un po’ gratuiti, come quella del gentile proprietario del circo, Guido.
Che dire, a parte questo, un film altamente consigliato.