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I Fantastici Quattro – Gli inizi (2025), meglio di Superman?
Recensione no spoiler (per quello c’è Marvel) de “I Fantastici Quattro-Gli inizi”. Il migliore post Guardiani della Galassia, ma basta per battere sempre Gunn?
Dopo i normalissimi film di Tim Story e il crimine commesso da Josh Trank, quando si cercava di rendere tutto dark (Nolan ha creato dei mostri), c’era proprio bisogno di nuovi Fantastici Quattro da poter far arrivare nel MCU. Ops, ho fatto spoiler?
I Fantastici Quattro – Gli inizi è un buonissimo film di intrattenimento. Di gran lunga sopra la recente media Marvel, vale la visione.
Ma può bastare per far fronte alla concorrenza, che adesso arriva eccome, del buon James Gunn? In questa recensione lo scopriremo.
Cos’è diventato il cinema di intrattenimento?
Siamo arrivati ad un punto in cui tra immagini dal set, teaser, trailer, secondo trailer, terzo trailer, clip, dichiarazioni, rumor, annunci di casting, la dicitura no spoiler è quasi sempre inutile.
Non avete tempo per andare al cinema? Basta guardare il materiale messo a disposizione dalla Marvel prima dell’uscita! Addirittura si cerca di far temere per la morte di un personaggio che è già stato annunciato in Avengers: Doomsday.
Così si alimenta l’hype, direte voi. Sì ma poi si perde il fulcro di base che deve essere la visione di un film, dico io.
Per carità rimpolpare i contenuti di piattaforme ed eventi di milionari è assolutamente necessario ma la domanda è questa: a voi piace veramente entrare in sala così? In cui l’unica fonte di sorpresa è vedere, magari per mezzo secondo, il nuovo volto scelto per interpretare MrCiccio o il vecchio volto tornare addirittura. Il modo più facile per far fare “Oooh!”, ovvero.
Sì, l’immagine di copertina era una provocazione in questo senso, oltre che a questa smania dell’annuncio.
La trama di I Fantastici Quattro – Gli inizi
Sullo sfondo vibrante di un mondo retro-futuristico ispirato agli anni ’60, viene presenta la prima famiglia Marvel: Reed Richards/Mister Fantastic (Pedro Pascal), Sue Storm/Donna Invisibile (Vanessa Kirby), Johnny Storm/Torcia Umana (Joseph Quinn) e Ben Grimm/La Cosa (Ebon Moss-Bachrach) che si trovano ad affrontare la sfida più ardua.
Dovranno difendere la Terra da un famelico dio dello spazio chiamato Galactus (Ralph Ineson) e dal suo Araldo, Silver Surfer (Julia Garner).
E se il piano di Galactus di divorare l’intero pianeta e tutti i suoi abitanti non fosse già abbastanza, la situazione diventa improvvisamente molto personale.
La recensione di I fantastici Quattro – Gli inizi: batte Superman?
Per niente proprio, ma non per eccessivi demeriti del film. Diciamo che il punto della questione è questo: Superman è un film d’autore, I Fantastici Quattro – Gli inizi il solito (bello stavolta) tassello.
Sotto il profilo della regia e degli effetti in computer grafica il film è senza dubbio ben realizzato, riuscendo ad offrire addirittura scene quasi da brividi. Cito il parto di Sue, con Silver Surfer che li bracca, che tiene la tensione sinceramente alta. Oppure la scena nel buco nero, che è fantastica. Ah. Ah. Ah…
La CGI di Franklin è spesso grottesca, ma nulla di terrificante; con i bambini è sempre estremamente difficile.

Film che dura poco rispetto alla media (non che sia un male, anzi) e che ha proprio nel ritmo uno dei suoi punti di forza. Salvo poi perdersi in un’eccessiva fretta in tutta la parte propedeutica al finale, ma ci ritorneremo.
La strada scelta per far rinascere gli universi supereroistici è chiaro: ritorno al passato, ritorno ai colori. Ecco che questo è sì un film molto festoso, eppure il peso della minaccia incombente si percepisce eccome.
Colonna sonora a dir poco maestosa da parte del premio Oscar Michael Giacchino. Sarà destinato a perdurare quel tema speranzoso che poi culmina con il coro: “Fantastic four!”. Tra l’altro Giacchino è anche dietro all’attuale fanfara usata nelle introduzioni del logo dei Marvel Studios a partire da Doctor Strange.
I personaggi: Reed e Sue
Nessuno è chissà quanto approfondito, ma la verità è che sono personaggi talmente iconici che quasi non se ne sente il bisogno vedendo il film. In questo la componente corale, quindi i ruoli di partenza che vengono affibbiati ad ognuno, gioca un ruolo fondamentale.
Reed Richards. Molti hanno visto troppo Pedro Pascal e meno Reed. Questo l’ho rilevato solo in parte. Piuttosto ho voluto vederla come un tipo ben preciso di caratterizzazione del personaggio, secondo una modalità strettamente intimistica e personale. Il suo Reed Richards è ombroso, spesso insicuro, quasi maledetto dalla sua intelligenza e sono tutte cose che Pascal mette in scena benissimo.
Non pensiate che i suoi poteri si vedano chissà quanto, ma va bene così: più si mostra, più ci si abitua. Sono convinto che avremmo modo di scoprirlo ulteriormente e vederlo migliorare nei prossimi film.
Sue Storm diventa la vera leader, anche politica, del gruppo. E’ il 2025 e ci può stare assolutamente. Vanessa Kirby si rivela insospettabilmente adatta per il ruolo, mentre quello di Sue nella trama finisce per prevaricare quasi totalmente su quello degli altri. Cosa che in un film corale non è proprio il massimo.
Gli altri
Johny per quanto poco è approfondito, grazie al cielo non è la mera linea comica, ma anzi ha un ruolo enorme all’interno della storia. Fa ridere, certo, ma dimostra anche maturità ed una grande intelligenza. Si lega fin da subito col personaggio della Silver Surfer, che invece paga parecchio la mancanza di approfondimento. Se non puoi approfondire Galactus, e ci ritorneremo, almeno lei devi, altrimenti il fronte villain è davvero inconsistente.

Ben, al contrario, è quello purtroppo lasciato più ai margini. Vengono offerti spunti interessanti per lui, ma non si evolvono da quello stadio. Almeno finalmente il design torna a fargli giustizia, dopo l’agglomerato di corn-flakes di Trank o il trucco abbastanza bruttino e datato di Story.
Da citare anche Paul Walter Hauser, meraviglioso in Richard Jewell, e Sarah Niles. Perché Sarah Niles? Perché è apparsa anche in The Sandman. Ed è sempre buona cosa citare quella meraviglia di serie ora che sta finendo.
Galactus e il vero difetto del film
Si sa che Galactus voglia il bambino, sì sa che tutti gli eroi sopravvivranno, si sa che il Dottor Destino (villain dei Fantastici Quattro) sarà anche il villain di Avengers, si sa che Richards sarà il leader degli Avengers: metteteci che i film di supereroi hanno quasi tutti la stessa struttura, il film lo avete già visto.
Le uniche parti da scoprire sarebbero Galactus e come lo si sconfigge.
Galactus visivamente è super riuscito ed incute un certo timore.
La battaglia in città è molto suggestiva e ben fatta, ad esempio. Iconica la scena in cui stira Reed Richards. Sarà poco approfondito? In questo caso può andare bene, perché così incute ancora più timore. Sai che non ci puoi ragionare o scendere a patti, lui semplicemente divora, tutto, sempre e comunque.
Il piano con cui lo si vuole sconfiggere, invece, è ai limiti del delirante per messa in scena. L’intero pianeta che si mette buono buono d’accordo e fa (in letteralmente una scena) quello che Reed ha chiesto, senza allertare mai anche la minima forza armata. E non viene mai in mente di farlo direttamente su Galactus. Successivamente in mezzo secondo si convince una persona fino a prova contraria poco raccomandabile ad aiutare la causa, ed altrettanto velocemente si evacua un’intera città.
E tutto questo successivo piano si basa sul fatto che: Galactus sia di fatto un imbecille o un animale.
L’ingenuità nella gestione di questa parte rappresenta il vero difetto del film
La scena post credits: il vero spoiler!
C’è la schiena e la maschera del Dottor Destino.
Sorpresa.
Film, perciò, questo I Fantastici Quattro – Gli inizi, tutt’altro che perfetto, che straperde contro il Superman di Gunn, ma che tenta di riportare la Marvel ai suoi vecchi fasti. E diciamo che in parte ci riesce.

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