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L’amore e altre seghe mentali, la recensione: una sega

 La recensione SPOILER di L’amore e altre seghe mentali (2024) di Giampaolo Morelli. Un film che fa ridere e piangere, ma non per i motivi che vorrebbe lui.

 

 

Attualmente nelle sale italiane è ancora disponibile FolleMente, la commedia romantica di Paolo Genovese, con la presenza nel cast di Maria Chiara Giannetta.

Maria Chiara Giannetta, seppur nella sua filmografia non compaia ancora nulla di chissà quanto memorabile, mi sbilancio nel dire che sia una delle migliori attrici del panorama nostrano contemporaneo.

 

Oggi quindi parleremo di FolleMente? No.

Oggi si parla di L’amore e altre seghe mentali (2024), di Giampaolo Morelli. In altre parole: un errore di carriera per la povera Giannetta. E in questa recensione vedremo perché.

 

 

Informazioni su L’amore e altre seghe mentali

 

Si tratta del 4° lungometraggio dietro la macchina da presa per Giampaolo Morelli, noto per il suo Ispettore Coliandro, dopo: 7 ore per farti innamorare (2020), Falla girare (2022) e Falla girare 2 – Offline (2024). Tutte e quattro le opere sono commedie. Negli ultimi periodi ha fatto notizia la sua scoperta del fatto che il padre ad averlo cresciuto non fosse l’effettivo padre biologico, come confessato dalla madre in punto di morte.

 

Che possa piacere o meno Morelli come attore (e in questa recensione non se la passerà proprio super bene) gli va dato atto di aver tenuto duro e aver creduto nella propria professione, sopratutto nella gioventù, quando a 24 anni lasciò Giurisprudenza per trasferirsi a Roma ed essere rifiutato da quasi tutti i provini ai quali si presentava.

 

 

Sul perché di un titolo così particolare, per un’intervista a Vanity Fair, Morelli ha dichiarato: “È da quando ho iniziato a lavorare a questo progetto che i single sono in aumento e, peggio ancora, non si mettono più in gioco: hanno paura di soffrire, convinti forse che da una delusione non ci si possa riprendere. Sento amici dire: ‘Questa mi farebbe a pezzettini’. E se pure fosse? Non si buttano, non rischiano. Al contempo, però, non hanno il coraggio di stare da soli, allora saltano da un rapporto-contentino all’altro.”

Poi, riguardo il tema proposto dal suo film,: “La liquidità ha sostituito la solidità, il consumismo sentimentale i legami indissolubili. I social ci mostrano che c’è sempre qualcuno di meglio dietro l’angolo e, siccome dopo la fase delle farfalle nello stomaco le relazioni sono anche una rottura di cazzo, perché sforzarsi?”

 

Morelli ha dedicato il film a sua madre, venuta a mancare ormai circa due anni fa, e al suo migliore amico Gigi, anche lui scomparso per via di una malattia. Le riprese si sono tenute nel mese di gennaio e febbraio 2024 a Roma, in particolare nel quartiere San Lorenzo.

 

Prodotto da Eagle Original Content e Italian International Film, ed uscito nelle sale italiane a partire dal 17 ottobre 2024, il film ha incassato in totale circa 301 487 euro. Attualmente lo si può trovare nel catalogo di Amazon Prime Video.

 

Trama e cast

Dopo una delusione d’amore, Guido (Morelli) 45 anni, ha dedicato vita sessuale unicamente alla compulsiva pratica dell’autoerotismo.

La sua dedizione al sesso virtuale gli consente di realizzare le sue fantasie senza dover fare i conti col mondo reale: basta indossare un visore per mettere a segno tutte le sue immaginarie ed eccitanti conquiste.

Anche i suoi migliori amici non se la passano meglio: Niky (Marco Cocci) ha sviluppato un’ossessione per le relazioni online, mentre Armando (Leonardo Lidi) è incastrato in un matrimonio già finito da tempo.

Ma un giorno Guido incontra Giulia (Giannetta), strampalata cameriera che lavora nel locale davanti al suo negozio e che lo travolgerà risvegliando in lui le emozioni e i sentimenti di cui pensava di essersi liberato per sempre.

 

 

Come già detto spicca su tutti la presenza della Giannetta. Ai microfoni di radio Capital, in occasione dell’uscita di film, ha dichiarato che queste famose “seghe mentali” che il film porta in scena, non sono tanto quelle delle donne come si sarebbe abituati a pensare, bensì quelle degli uomini, come la stessa attrice ha avuto modo a sua detta di sperimentare nel corso della sua vita.

Ha inoltre raccontato un po’ il senso del film, ossia quello di ritrarre una generazione maschile dove, ognuno nel proprio mondo ha difficoltà fortissime nelle relazioni.

Infine, si è sbilanciata sul personaggio da lei interpretato ad averle lasciato, scegliendo quello di Blanca, dall’omonima serie in onda su Rai 1. Effettivamente, in una serie che ricalca i soliti insopportabili binari-fiction-rai, quel personaggio è l’unica nota un minimo originale; con la sua disabilità, ma anche e soprattutto con le sue capacità e simpatia.

 

In diversi hanno sbandierato, inoltre, il debutto al cinema di Ilary Blasi, scelta dallo stesso Morelli che confermò anche la cosa con un post su Istagram.  Che dire, ci ritorneremo molto presto…

 

Tra gli altri membri del cast: Giulia Fiume, Marco Messeri, Lucianna De Falco, Federico Tocci, Daniela Terreri, Michelangelo Tommaso.

 

 

La recensione di L’amore e altre seghe mentali

 

Ci troviamo di fronte ad un film quasi insostenibile e qui devo dire una cosa un po’ cattiva: il fatto che alla regia, e soprattutto alla sceneggiatura per la prima volta, ci sia Morelli si nota un po’.

 

Iniziamo dal titolo. Con tutto il bene di questo mondo, tu non puoi chiamare un film “L’amore e altre seghe mentali“, non puoi, in nome del buongusto e di ciò che è giusto. Poi uno si va a leggere i titoli anche degli altri film di Morelli e si rende conto che forse non è una coincidenza singola.

 

 

 

L’inizio è già di per sé abbastanza imbarazzante, con Guido che si mette a fare tutto un discorso sull’amore e i pesci ad un bambino nel suo negozio davanti all’acquario. Imbarazzo che si ripete anche nella prima scena di sesso, con una comicità che non si raggiunge neanche per sbaglio. Comunque, già da questo punto si inizia a notare che la regia non è certo il punto forte del film, con questa camera che traballa volutamente e una fotografia un po’ smorta. Man mano che si inanellano le inquadrature, soprattutto quelle dei primi piani nelle scene di dialogo, la sensazione che si ha guardando è una: documentario di Super Quark.

Avete mai visto uno di quei stupendi documentari della BBC sugli animali con le microcamere nascoste? Gli operatori infilano le camere in delle rocce finte o in un cumulo di escrementi e poi arriva il leopardo o il rinoceronte, che si avvicina e viene ripreso. Ecco, i primi piani di questo film danno esattamente questa impressione, con la differenza che nel documentario è una soluzione bellissima (e fatta anche con molta più qualità) qui proprio no.

Perfino nella scena in auto la regia lascia a desiderare, quella in cui Guido e Armando parlano. A parte che sono inquadrati proprio male, da dietro, ma poi la fotografia non sembra quella di un film comico ma quasi di un noir. Da un momento all’altro ti aspetti i mafiosi che iniziano a mitragliare la vettura. Si aggiunge, come se non bastasse, un dialogo che è letteralmente ANTIDIEGETICO, scritto con un pressapochismo disarmante.

Anche questa cosa delle fantasie nel pippatoio (sì, lo chiamerò così quel posto) è proprio… brutta. Non ho neanche voglia di cercare altri termini, è semplicemente brutta: brutto gli effetti visivi e brutta pure l’idea. Ogni riferimento alla scena con la bilancia è puramente voluto.

 

 

 

Gli attori. Morelli sembra molto scarico, peccato che il film sia suo. Ora, non so se sia il suo standard, non ho visto altri suoi prodotti né tantomeno Coliandro (e dopo questa prova me ne pento ancora meno). Sembrerebbe che voglia portare in scena un po’ quella comicità malinconica alla Fabio De Luigi, ma risulta solo per essere assolutamente insipido. Sta lì, parla, fa cose; a volte anche in maniera un tantino robotica se proprio vogliamo dirla tutta.

La Giannetta è sempre brava, anche se con questo finto accento pugliese (scelta del tutto immotivata e innecessaria a conti fatti)… è un po’ robotica pure lei. Anche se lei riesce comunque a metterci una pezza perché, ripeto, è brava.

E poi arriviamo alla Blasi. Sui media e dal trailer la avevano teaserata neanche fosse un motivo di traino per il pubblico.

Capisci che una commedia italiana è abbastanza scadente (con poche eccezioni ovviamente) quando iniziano ad apparire in scena creature che col cinema c’entrano ben poco. Ecco quindi che arrivano gli Adani, le Anna Pepe, gli sportivi, eccetera. E qui arriva la Blasi. Ecco, Ilary Blasi sta alla recitazione come un commento omofobo sta al papa. Esempio sbagliato… come io sto ad uno studio di funzione, dai.

Ora, io credo che Ilary Blasi in questo film non starà in scena per più di dieci secondi. Aveva tre linee di dialogo a numero. E’ riuscita a sbagliare lo stesso. Come manda a fanculo lei nessuno…

La presenza di Eleazaro Rossi, invece, si rivela una delle poche cose azzeccate dal film e i suoi momenti strappano in effetti finalmente una risata.

 

 

La sceneggiatura. Non posso. Non posso guardare un film e dovermi sentire una serie di monologhi dedicati interamente alle pippe, non posso, soprattutto se sono scritti così male. Dovrei ridere? Missione fallita.

Il film, oltre a voler raccontare di un certo tipo di maschio moderno, in crisi nelle relazioni amorose, vorrebbe anche ironizzare sulle nuove modalità di seduzione e appagamento sentimentale (quindi Onlyfans, live sui siti porno, eccetera). Peccato che l’ironia non sia proprio di casa in questo film.

 

Anche l’equivoco dei doppi sensi delle posizioni erotiche, nella scena prima scena nel pippatoio con Giulia, è disarmante; veramente, sembrano le battute che si fanno tra loro i ragazzini a mensa.

Al cane di Giulia, poi, non viene dato un minimo di tratto distintivo, non ti sta né simpatico né antipatico, una povertà di scrittura assurda. Ma perché mi soffermo su questa benedetta bestia? Eh perché il cane è il fulcro di quella che vorrebbe essere la scena madre del film, l’apice del rapporto tra Giulia e Guido, la scena in motorino, poi quella in ospedale e la immediatamente successiva.

 

Le meccaniche, poi, tra i personaggi di Guido e Giulia sono di quelle ormai viste e riviste migliaia di volte: personaggio femminile vivace / personaggio maschile più statico che si ravviva grazie a lei.

Allora, senza ancora più a ritroso, Susanna! è uscito nel 1938, perciò possiamo tranquillamente che questo tipo di scrittura nelle commedie sentimentali va avanti da almeno 87 anni. Tanto di cappello ad Hawks, che ci ha donato il capostipite delle commedie romantiche e il fatto che la sua impostazione venga usata tutt’ora dà un’idea del suo valore; però cavolo, Morelli, si può anche inventare qualcosina di diverso o originale ogni tanto.

 

Il rapporto tra i due, Guido e Giulia (che dovrebbe essere il perno dell’intera faccenda), risulta essere molto irritante per i seguenti 4 motivi:

  1. Regia da documentario sulla peste nella savana;
  2. L’accento di lei;
  3. Il non essere certo Marlon Brando di lui;
  4. Sceneggiatura che sembra scritta da un ragazzino con 7 in italiano.

 

 

 

Arrivati al momento in cui Guido racconta della moglie morta, che però prima lo aveva tradito, sorge spontanea una domanda. Ma per un film che va avanti a battute sulle pippe e noia, era proprio necessario inserire la morte? Non bastava il tradimento e basta. Sono quelle manovre facili facili per generare la lacrimuccia e dare dimensione al film che io odio. Anche perché se, come in questo caso, i personaggi sono anonimi, la sceneggiatura piatta, la comicità lasciata a casa e il dramma è così scadente, la dimensione al film non me la dai per niente.

 

Come al solito poi, a 3/4 del film arriva il momento in cui la coppia litiga e in questo film lo fanno tutti i personaggi praticamente nello stesso momento e luogo. Momento seguito a ruota dall’altro solito in cui lui si dichiara con un po’ di pubblico e poi subito dopo quello in cui i due si riprendono. Mamma mia. Mi sorprende che Giulia non stesse per salire su un treno o un aereo, come nella stragrande maggioranza delle commedie romantiche. Tra l’altro questi tre soliti procedimenti qui avvengono anche abbastanza frettolosamente, tanto che non si riesce neanche a chiudere le altre sottotrame.

 

La comicità è talmente scarsa che poco prima della parte finale, a casa di Guido per il compleanno, il regista evoca tutta un’orda di personaggi, che non hanno altra utilità se non quella di far ridere. C’è la signora-robocop, lo straniero sottotitolato, il vecchietto entusiasta e fastidioso… ti strappasse una risata anche uno solo di loro. Uno! Purtroppo per me in questa schiera di personaggi appare anche la molisana Daniela Terreri, senza però fare niente di troppo errato fortunatamente.

 

Poco prima di loro, però, c’è questa scena con la luna che fa ridere per quanto è brutta. Sia perché quando ci sono i personaggi è tutto troppo sfocato, poi perché quando si inquadra la luna è fin troppo vicina e dettagliata, e risulta fintissima.

 

Alla fine la spiegazione del perché Guido non riesca più a masturbarsi nel pippatoio con Giulia si perde nel nulla.

Io avevo ipotizzato che fosse perché quando sei veramente innamorato quelle cose non funzionano, lei per lui non è come tutte le altre e gli fa fare i conti con se’ stesso, con la necessità di un amore più vero.

Alla fine, però, la soluzione del film pare essere “devi avere la testa libera per farti le pippe” oppure “ti senti in colpa per questo non riesci” (e quest’ultima avrebbe ancora meno senso per tempistiche). Forse alla fine meglio la mia eh?

 

 

 

Qual è il bilancio quindi? L’amore e altre seghe mentali è una commedia che definire scadente è un complimento, che non fa ridere mai, riflettere tanto meno, con punti peggiori la regia e la scrittura, mentre come unico vero pro ha la presenza della Giannetta.

Sconsigliato caldamente.

 

 

Marco Lancia

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