Siamo stati all’anteprima di Presence, il nuovo film di Steven Soderbergh in uscita nelle sale italiane il 24 luglio, ospite d’onore l’illustratrice Boryana Ilieva.
(in collaborazione con Eleonora Assuntore)
C’è un fantasma in casa, ma non è qui per spaventare. Non sbatte porte, non sussurra nei corridoi, non si nasconde nel buio. È semplicemente lì. Osserva. Resta.
In Presence, Steven Soderbergh firma uno degli esperimenti visivi più radicali del suo cinema recente: un film interamente girato in soggettiva, dal punto di vista di una “presenza” invisibile, che abita una casa americana e osserva silenziosamente l’arrivo di una famiglia. La soggettiva, nel linguaggio del cinema, è da sempre uno spazio ambiguo: ci avvicina al personaggio, ma ci mette anche a disagio.
In questo caso, lo sguardo non appartiene a nessuno, o meglio, non ha corpo. È uno sguardo puro, che fluttua tra le stanze, si nasconde negli angoli, ascolta i dialoghi come se cercasse di capirne il senso più profondo. Ed è proprio questa scelta formale a trasformare Presence in un horror diverso: non più il genere della minaccia, ma della permanenza. La presenza non è più una forza maligna, ma un testimone silenzioso del dolore, delle tensioni familiari, della fragilità umana.
Girato interamente con una mirrorless Canon, con una troupe essenziale e una sola location, Presence rientra nella linea “artigianale” che Soderbergh ha perseguito sin dai tempi di Sesso, bugie e videotape. Anche qui firma tutto da sé: regia, montaggio, fotografia. Quella del regista è una scelta poetica. Un ritorno a un cinema che si interroga sul suo stesso dispositivo: cosa significa vedere? Cosa significa essere visti?
Nel corso del film, la soggettiva inizia quasi a umanizzarsi. Non cambia tecnicamente, ma il modo in cui interagisce (passivamente) con la narrazione suggerisce un coinvolgimento crescente. Come se anche lo spettro (o lo spettatore stesso ) iniziasse a provare qualcosa: compassione, disagio, empatia. Non ci sono colpi di scena, né rivelazioni definitive. Solo uno sguardo che rimane, e che nel rimanere si fa cura, memoria, presenza affettiva.
Presence è un horror minimale, post-traumatico, in cui il terrore non sta in ciò che appare, ma in ciò che persiste. Il terrore diventa quasi contemplativo.
Qui l’horror non è mai legato all’irruzione del Male, ma piuttosto alla tensione sotterranea delle relazioni umane. La casa non è infestata da un demone, ma abitata da una coscienza silenziosa. La soggettiva diventa un atto empatico, più che persecutorio.
E così Presence si trasforma in un film sulla presenza come ascolto, sulla memoria come spettro, sulla possibilità che anche la morte possa guardare senza giudicare, trattenere senza ferire. In un’epoca in cui l’horror torna spesso alla carne, e al trauma (da Hereditary a The Babadook), Presence sceglie la strada della sottrazione: niente jump scare, niente spiegazioni. Solo uno sguardo. Che alla fine è il nostro.
Essendo stati alla proiezione del 27 giugno, non possiamo non menzionare l’ospite speciale dell’incontro, l’illustratrice Boryana Ilieva, in arte Floor Plan Croissant, che ha dato una sua re-interpretazione (o alternative versioni) della locandina ufficiale del film. Venendo dallo studio dell’architettura, lo stile dell’artista è profondamente influenzato e caratterizzato da un forte approccio spaziale e strutturale.
Il tema dello spazio è essenziale in Presence e la versione della locandina illustrata da Boryana mostra la casa, protagonista indiscussa del film, vista in sezione, rivelando l’interno di ogni stanza nel minimo dettaglio, dandoci forse la versione di una locandina vista proprio dalla presenza, un gioco sicuramente interessante che risalta in modo magistrale la scelta dialogica di Soderbergh.
Questo elemento e la scelta di chiamare proprio lei come illustratrice rende ancora più vivida la focalizzazione tematica e visuale della pellicola e la missione del progetto, ovvero sottolineare l’importanza dello spazio in cui si svolge il tutto e chi sta effettivamente guardando ciò che accade e l’intenzione di sdoganare i dettami dell’horror classico su presenze e spiriti, rendendo anche la locandina un inserto essenziale e di arricchimento tematico di questo film. Non ci resta che attendere il 24 luglio per vederlo in sala.
Locandina rivisitata da Boryana (sx) a confronto con la locandina ufficiale del film (dx)
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