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Belén, la recensione su Almanacco Cinema

Belén, la recensione su Almanacco Cinema

È disponibile dal 14 novembre su Prime Video il legal drama argentino Belén tratto da una storia vera e candidato dell’Argentina ai prossimi Premi Oscar.  

Il cinema sudamericano negli ultimi anni ha dimostrato di dare il meglio di sé con pellicole che raccontano squarci, anche i più bui, della propria storia politica. Lo scorso anno a trionfare per il Brasile come Miglior Film Internazionale ai Premi Oscar è stato il commovente Io sono ancora qui (Walter Salles, 2024) monumentale opera sul dramma dei desaparecidos con un’intensa Fernanda Torres.

Quest’anno l’Argentina ci proverà con Belén, legal drama tratto da una vicenda davvero accaduta nel 2014 a San Miguel De Tucuman, città nel Nord-Ovest del paese. L’arrivo in ospedale di una giovane ragazza piegata dal dolore diventa l’inizio di un calvario lungo anni, che rimette al centro del dibattito pubblico l’aborto e la violenza ostetrica.

Il film è diretto e interpretato da Dolores Fonzi, che lo ha scritto a quattro mani insieme ad Agustina San Martín, Nicolás Britos, e Laura Paredes, anche lei nel doppio ruolo di autrice e attrice. La sceneggiatura è adattata dal testo Somos Belén di Ana Correa, in cui il punto di vista sulla storia è quello dell’avvocatessa che si trova a difendere la giovane falsamente accusata di aver portato avanti un aborto illegale.

Belén, la trama

Una giovane ragazza arriva, insieme a sua madre, al pronto soccorso di un ospedale argentino in piena notte e in preda a forti dolori addominali. Si allontana per andare in bagno e al suo ritorno sono evidenti i segni di un’emorragia vaginale.

Il ritrovamento di un feto nel bagno dell’ospedale attiva la polizia, che interrompe la procedura a cui un medico sta sottoponendo la ragazza per bloccare l’emorragia, accusa la ragazza di infanticidio, e con effetto immediato la condanna alla detenzione.

Soledad Deza, colpita dai racconti della sorella e della madre della vittima, decide di interessarsi al caso e proverà a fare di tutto per dare giustizia alla giovane. A tal fine coinvolgerà una schiera di donne, avvocatesse, giornaliste, esperte di diritti umani, che faranno arrivare la storia in tv scatenando l’infiammata empatia di moltissime donne argentine.

La ragazza, però, per proteggere la sua famiglia e i suoi amici non vuole che si usi il suo vero nome. Si opterà allora per un nome di fantasia: Belén.

Belén, la recensione su Almanacco Cinema

Una regia femminile, intima e universalizzante

Dolores Fonzi, nei panni di Soledad Deza ma anche dietro la macchina da presa, sceglie di partire con un piano sequenza buio e claustrofobico in cui seguiamo inizialmente la protagonista di spalle. Non conosciamo il suo volto ma siamo già chiamati a percorrere i suoi passi.

Quando la luce si accende sulla scena e il volto di Camila Pláate, che interpreta Belén, si palesa al nostro sguardo, il gesto violento e impietoso del medico che la prende in cura arriva come una prima ferita a settare quello che di lì a poco vedremo.

Fonzi sceglie di partire con uno stile crudo, con una macchina da presa vibrante e discontinua, che si assesta poi nel corso della pellicola. Quando il film entra nel terreno del legal drama, infatti, la macchina da presa si stabilizza e inizia a scrutare i volti delle donne che prendono parte alla vicenda. Il dramma di Belén, infatti, diventa quello di tutte loro, e di ogni donna che decide di scendere in piazza a manifestare per la sua liberazione.

Lo sguardo di Dolores Fonzi universalizza e accarezza intimamente con materica dolcezza le sue protagoniste. La presenza di gatti e cani e la tenerezza fisica che portano in scena amplificano la dimensione corporea del racconto, in una storia che proprio dal corpo e dal suo possesso ha avuto origine.

Belén, sorellanza come arma contro il potere

Pur presentando anche personaggi maschili devoti alla causa è giustamente sulle donne che la sceneggiatura sceglie di concentrarsi. L’iniziale nucleo primordiale formato da Belén, sua madre e sua sorella, si arricchisce con l’arrivo di Soledad Deza. L’avvocatessa, che ha già esperienza su casi simili, si circonda di figure che saranno tutte fondamentali per far arrivare la storia della ragazza al cuore del popolo argentino.

Come accade spesso nelle storie di sorellanza c’è innanzitutto la costruzione di uno spazio tutto al femminile (penso al salone di bellezza in Caramel di Nadine Labaki). In Belén il quartier generale del gruppo di lavoro diventa spazio di idee, di lotta, di sfogo ma anche di cura e rassicurazione.

Belén, la recensione su Almanacco Cinema

Di fronte a un mondo istituzionale sordo alla verità, bigotto, violento e dedito all’insabbiamento delle prove, solo la determinazione di un gruppo di donne convinte di essere nel giusto può avere davvero la possibilità di cambiare le cose. Ma come il film ci ricorda per ottenere qualcosa bisogna essere in tante, bisogna essere instancabili, e accettare di dover lavorare molto di più per ottenere una giustizia ovvia, ma che sino a dieci anni fa in Argentina (e non solo) non era scontata.

Belén, una sceneggiatura bilanciata ma incompiuta

Con ottime prove attoriali la sceneggiatura, che ben bilancia dramma e momenti ironici, manca di approfondire alcuni aspetti che avrebbero dato completezza e ancor più spessore al racconto. Belén, per esempio, mostra ma non discute fino in fondo l’ambiguità di chi si batte contro l’aborto ma assume atteggiamenti violenti e intimidatori, chi tradisce il prossimo facendogli rischiare la vita, ma sente di aver agito secondo morale.

Allo stesso modo non scende a fondo nella dimensione religiosa di Soledad. La donna in più occasioni esplicita la sua fede ma di fronte alle accuse che le vengono attribuite a tal proposito il film, probabilmente volutamente, rimane vago allontanando un tema spinoso quanto interessante e attuale.

In conclusione

Belén è un film interessante, che fa luce su una vicenda reale e spaventosa, e lo fa con una regia attenta e sensibile, e con interpreti coinvolte. Pur crudo nella sua verità il racconto lascia spazio a momenti di leggerezza che non risultano inopportuni, né intaccano l’importanza di ciò di cui si parla.

Se è vero che ci sono alcuni aspetti che potevano essere approfonditi meglio in sceneggiatura, pur con un ritmo forse troppo lento in alcuni passaggi, la scrittura di Dolores Fonzi e degli altri autori riesce ad agganciare l’attenzione spettatore, a coinvolgerlo nella causa, e infine a toccarlo.

Essendo Belén il candidato dell’Argentina sia ai Premi Oscar che ai Premi Goya è un peccato che Prime Video non abbia ancora caricato i sottotitoli in italiano al film (che al momento è disponibile in lingua originale o in inglese, con sottotitoli in inglese), mancanza che speriamo sia presto colmata.

Se vi piacciono i film di denuncia tratti da storie vere, e amate le storie di sorellanza e di giustizia questo film farà sicuramente al caso vostro.

🎬 Valutazione

Regia
★★★★
Interpretazioni
★★★
Storia
★★★
Emozioni
★★★★
🏆 Voto Totale
3.5
★★★⯨