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BlackBerry, rivincita e sconfitta nerd
BlackBerry, il film che ci porta nei mondi e nelle menti dei creatori del primo smartphone di successo in una storia di ambizione e bugie.
Da qualche giorno è stato annunciato con ufficialità il film Tony, pellicola biografica firmata A24 sul celebre ed influente cuoco statunitense Anthony Bourdain, il quale probabilmente non avrebbe mai apprezzato un’operazione del genere. Detto questo, interpreti del film saranno Antonio Banderas in un ruolo non ancora precisato e Dominic Sessa nel ruolo del cuoco scomparso nel 2018. Ancora più importante, il regista sarà Matt Johnson.
Dopo aver esordito nel 2013 con The Dirties, seguito tre anni dopo dal particolare e satiricamente cupo Operazione Avalanche, Johnson si fa notare al grande pubblico – seppur rimanendo parzialmente nascosto – nel 2023, quando scrive e dirige lo spettacolare BlackBerry, film di cui parleremo oggi e che da qualche giorno ormai è arrivato su Netflix, tratto dal libro Losing the Signal: The Untold Story Behind the Extraordinary Rise and Spectacular Fall of BlackBerry di Jacquie Nash e Sean Silcoff.
Storia del 21esimo secolo
La persona che riuscirà a mettere un computer all’interno di un telefono cambierà il mondo. Così dice Mike Lazaridis – il perfetto e strambo Jay Baruchel – CEO della Research in Motion, fondata insieme all’amico Douglas Fregin, interpretato dal regista Matt Johnson. I due lavorano senza successo in un minuscolo ufficio a Waterloo, Canada, con un altrettanto esiguo numero di amici.
Proprio sull’orlo della loro apocalisse, Mike e Doug incontrano Jim Balsillie, interpretato da Glenn Howerton, qui ben più meritevole di una semplice lode per la sua performance. Jim è un’imprenditore e businessman che è appena stato licenziato dalla sua azienda e che decide di puntare tutto su una scommessa, quel gruppo di sfigati senza successo che vogliono creare un telefono come mai visto prima e cambiare il mondo per sempre.
Come un documentario
Quando pensate alla parola nerd, a cosa pensate? Seppur la definizione è cambiata, solitamente si pensa ad una persona, tipicamente di sesso maschile, occhiali, bizzarro senso dello stile ed ossessive passioni. Anche, l’impossibilità a relazionarsi “normalmente” con il resto della società. Prendete tutto questo e pensatelo in un contesto di fine anni ’90. Ecco chi sono i protagonisti, i veri protagonisti del film.
Mentre tutto nell’arte ci racconta di finzione e verosimiltà, qui oscilliamo tra i due poli di una linea di confine non demarcata vista l’assurdità dei personaggi ed il mondo grottesco in cui siamo proiettati. E questa linea il film la cancella, soprattutto grazie alla sua messa in scena. Johnson e Jared Raab girano la storia come fosse un documentario, molta riprese a mano, primi piani, zoom, ritmo frenetico ed un aspetto disordinato, a volte confuso.
C’è solo un minuto in un minuto
Se lo stereotipo detto sopra è confermato, il resto è da vedere. Jim è amorale, senza scrupoli, intelligente ed ambizioso. Mike è sensibile, moderato, intelligente ed ambizioso. È lo spettro dell’umanità. Quando il primo entra in una stanza, il suo ego è già entrato da dieci minuti, mentre ci si accorge dell’altro dieci minuti dopo che tutti sono andati via. Ma con il passare del film, uno dei due cambia, mentre l’altro rimane uguale. Il nerd diventa stronzo e lo stronzo rimane tale.
Il mondo cambia insieme ai suoi personaggi. Ma quale dei due influenza l’altro? Questo è il punto cruciale di questa storia. Il successo e l’ambizione verso il progresso ed il capitalismo. Come se la sceneggiatura di The Social Network – forse la migliore mai scritta – incontrasse i personaggi di Wall Street e de La grande scommessa. E tutto sembra troppo grande da gestire, troppo grande per le persone incaricate.
È tutto sotto controllo
La perfezione è nemica del bene. Il bene approssimativo è nemico dell’umanità. Due mondi che si scontrano e nessuno dei due esce vincitore. Co-CEO. Ricordatevi questo concetto quando vedrete il film.
Mentre il mondo di qualcuno crolla, non significa che il resto del mondo lo segua. Così, Johnson manda avanti nel film due identità differenti, visibili nell’evoluzione dello stile ma anche nella colonna sonora, soprattutto quella non originale che contiene brani dei The Strokes e dei The White Stripes. E così, allo stesso modo, occhio a Matt Johnson ed alla sua futura traiettoria nell’industria cinematografica, chissà in che modo seguirà questa splendida chicca del cinema contemporaneo.