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Bubba Ho-Tep: ritorno dei morti viventi
Bubba Ho-Tep prende un discreto romanzo e lo trasforma in un grandioso e folle film horror sulla vecchiaia e sulla ricerca di identità.
All’inizio dello scorso nuovo millennio – il 2000 – le persone sembravano attendere un evento incredibile, come se tutto, da un giorno all’altro, si sarebbe magicamente trasformato. Un mondo nuovo. E sicuramente così è stato, ma non così bene come molti speravano. Anche l’arte non fu da meno ed il cinema horror, in particolare, si avviava ad uno periodo molto bizzarro e controproducente.
Abbiamo un regista di genere che non riesce ad andare oltre a sequel di un suo successo di più di vent’anni prima, uno strambo attore semi-fallito che viene da un’indecente serie di flop commerciali ed un’attore afro-americano ultraottantenne che pareva avesse definitivamente smesso con la recitazione. Queste tre persone erano Don Coscarelli, Bruce Campbell e Ossie Davis, rispettivamente regista e protagonisti di Bubba Ho-Tep.
Bubba Ho-Tep
Bubba Ho-Tep nasce nel 1994 come romanzo breve di Joe R. Lansdale, grandissimo scrittore di genere che ha sempre spaziato tra romanzi impegnati, thriller fantascientifici e racconti dell’horror mischiati all’horror. Don Coscarelli veniva da due decenni di insuccessi che mancavano di originalità – quasi tutti sequel del suo cult Fantasmi del 1979 – ed era un grande amante della bibliografia di Lansdale, così raccimolò un pò di soldi ed ecco il film.
La pellicola, come il romanzo, è quasi interamente ambientato in una casa di riposo per anziani senza nessuno che può badare a loro e con poco tempo rimasto. In questo strano istituto, i protagonisti della nostra storia sono un tale che afferma di essere Elvis Presley – mai morto e passato all’anonimato dopo essersi scambiato con un sosia – ed un uomo di colore che pensa di essere John Fitzgeral Kennedy, del quale si finse la morte per salvarlo. I due entreranno in contatto per contrastare una pericolosa mummia egizia tornata in vita.
Il re del rock
Tanto è interessante il film, quanto sono bizzarri ed intricati i personaggi che lo compongono. Ad interpretare Elvis e JFK sono rispettivamente Bruce Campbell – con la sua miglior perfomance in carriera – ed Ossie Davis. I due non solo dispongono di un’alchimia perfetta ma sono estremamente credibili in un mondo, quello presentato dalla sceneggiatura, incredibilmente fittizio.
Una rockstar in decadenza ed un Presidente degli Stati Uniti d’America. Insieme. Nonostante Elvis incontrò effettivamente lo squallido Presidente Richard Nixon, i due personaggi sembrano conoscersi da una vita e condividono molto. Anche se nella vita reale uno era solo un mafiosetto borghese e l’altro il king del rock ‘n roll, ciò che li accomuna è più di quanto non si pensi.
Una nuova dose di vita
Una terrificante mummia egizia si aggira per i corridoi di un ospizio. Sembra perfetto: l’ambiente adatto al personaggio adatto. Infatti, potremmo dire che la mummia rappresenta il terzo protagonista della storia, non tanto per il suo minutaggio all’interno della pellicola ma quanto per i valori che condivide con gli altri due: il senso di abbandono, la vecchiaia, un’identità che non c’è più e la voglia di vita.
Sì, perchè, nonostante il film ruoti attorno alla morte – se per cause naturali o per la mummia stessa – tutto nella pellicola respira e la volontà di vivere è il fulcro danzante di questo macabro ballo. Più ci si avvicina alla fine e più si vuole riniziare. Il cerchio della vita, da bambini come anziani e le cose non cambiano. Sia Elvis che JFK rivogliono la vita, quella che hanno perso tanto tempo addietro, chissà dove.
Mangia-anime
Si sa, l’horror e la commedia sono due generi estremamente vicini, tanto che la sottile linea che li divide sta unicamente in qualche piccolo particolare. E qui, più che in molti altri film che uniscono, i generi si amalgano alla perferzione, tanto da lasciarci in dubbio se ridere per le situazioni assurde o disgustarci per le scene un pò più splatter.
Alla fine, i momenti orrorifici sono ben pochi. Tra la lotta di Elvis con uno scarabeo animato all’incontro vero e proprio con la mummia. In realtà, ci troviamo di fronte ad un dramma mascherato da farsa comica. Uno spettacolo melanconico su persone comuni, con più niente per cui vivere, che cercano di comprendere come sono arrivati dove sono e capire chi sono realmente.