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Frankenstein Junior, la recensione su Almanacco Cinema

Cinquanta candeline in 4k per Frankenstein Junior

Buon compleanno, Frankenstein Junior! A distanza di 50 anni, l’intramontabile capolavoro della risata di Mel Brooks incanta ancora.

Frankenstein Junior, uscito per la prima volta sul grande schermo nel 1974, ha festeggiato il suo cinquantesimo anniversario con stile: tornando al cinema nella versione restaurata in 4k.

Nonostante gli anni, l’esilarante commedia non accenna a invecchiare, sfornando a ogni stagione nuovi fan. La proiezione del film, come previsto, ha infatti riscosso un notevole successo di pubblico.

Frankenstein Junior, la trama

Un affermato neurochirurgo, il dottor Frederick Frankenstein (Gene Wilder) riceve l’invito a recarsi in Transilvania a causa del lascito testamentario di suo nonno, il famoso barone Victor Von Frankenstein.

In Romania, Il professore fa la conoscenza di tre strani personaggi: Igor (Marty Feldman), l’aiutante gobbo, nipote del vecchio assistente del nonno; la procace assistente Inga (Teri Garr); e l’inquietante Frau Blücher (Cloris Leachman).

Durante la sua permanenza, il dottor Frankenstein scopre il polveroso laboratorio del nonno e decide di portare a termine un suo esperimento per dare vita a La Creatura (Peter Boyle).

Frankenstein Junior, la recensione

Frankenstein Junior, completamente girato in bianco e nero e ambientato tra una New York degli anni Trenta e una misteriosa Transilvania, è una perfetta ricostruzione storica e scenografica del periodo.

L’umorismo, grazie anche alla colonna sonora, lascia a tratti trapelare un che di nostalgico, senza mai frenare la comicità.

In questo film, Mel Brooks ha davvero superato sé stesso, forse grazie anche alla collaborazione di Gene Wilder nella stesura della sceneggiatura.

Frankenstein Junior è un capolavoro assoluto della risata. È una commedia surreale, raffinata, esilarante all’ennesima potenza. È anche una dichiarazione d’amore da parte del regista verso quel cinema che tanto ama e che si diverte a prendere amabilmente in giro.

I rimandi a location di set di film importanti sono numerosi e continui,  come si saranno accorti  i più integralisti cinefili, a partire dalla scena  dell’arrivo del  treno alla stazione (Prigionieri del passato); all’assalto degli abitanti del villaggio (I fratelli Grimm); fino al furto del cadavere, collocato vicino a una chiesa (La signora Miniver).

Chiaro è anche l’omaggio al Frankenstein di James Whale, del 1931, di cui il regista utilizza gli stessi stilemi visivi (luci, colore, inquadrature).

Ma la genialità di questo film dissacrante, ironico e parodistico non sarebbe tale senza l’interpretazione e la comicità irresistibile dei suoi protagonisti e coprotagonisti, come il divertentissimo Gene Wilder nei panni del dottor Frankenstein, dalla nevrotica calma apparente; Marty Feldman dalle lodevoli capacità recitative nella parte dell’aiutante Igor, dagli occhi indimenticabili, la gobba mobile e le battute storiche come “Lupo Ululì e castello Ululà”.

Cloris Leachman, l’inquietante e austera governante, Frau Blücher, il cui nome se pronunciato scatena un nitrire di cavalli spaventati; Teri Garr, la bella e procace assistente Inga che rimarrà negli annali per la celebre scena di “Rimetta a posto la candela”; infine, Peter Boyle, La Creatura gigantesca, dal cervello “Abqualcosa”.

Fantastica  anche la partecipazione di Gene Hackman nei panni di un eremita cieco.

I premi

Frankenstein junior è sicuramente il film più riuscito di Mel Brooks.

La pellicola ha ottenuto due candidature ai Premi Oscar e due candidature ai Golden Globes. Ed è stato inserito al tredicesimo posto nella classifica delle migliori commedie dall’American Film Institute.

In conclusione

Frankenstein Junior è un film ricco di doppi sensi mai volgari, dalle atmosfere tenebrose, mescolate a gag che lo rendono un must imperdibile per gli amanti della risata.

È il film comico per eccellenza; il capolavoro assoluto del genere.  Dall’inizio alla fine è un continuo susseguirsi di battute e scene dal morire dal ridere. Ma è anche un film sul disagio e la diversità. Una critica alla società giudicante, piena di pregiudizi (Brooks è ebreo).

Insomma, Frankenstein Junior è un film da vedere e rivedere anche cinquanta volte! Credetemi… “Si può fare!”

 

Recensione a cinque stelle su Almanacco Cinema