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Holland, la recensione
Holland, il nuovo mystery thriller (non troppo riuscito) diretto da Mimi Cave, con protagonista Nicole Kidman, è disponibile su Prime Video dal 27 marzo.
Dopo l’horror Fresh, Mimi Cave torna alla regia con Holland, nel cast Nicole Kidman, anche produttrice, Matthew Macfadyen e Gael García Bernal. Ma il film non convince, perché?
Holland, la trama
Holland, Michigan, primi anni 2000. Nancy Vandergroot (Nicole Kidman) è un’insegnante di economia domestica, sposata con l’oculista Fred (Matthew Macfadyen), con cui ha un figlio di nome Harry. La famiglia vive felice nella cittadina di Holland, definita “il miglior posto sulla terra”, ma è facile comprendere che in realtà non è così.
Il matrimonio dei Vandergroot, all’apparenza solido, viene messo in crisi quando Nancy comincia a sospettare che il marito la tradisca. Decisa a scoprire la verità, si fa aiutare dal suo amico e collega Dave Delgado (Gael García Bernal), rivelando così la vita segreta e oscura di suo marito.
Una sceneggiatura deludente
Holland non riesce a lasciare il segno nonostante un cast di spessore, in primis Nicole Kidman, che vanta 30 anni di carriera e un ultimo anno particolarmente impegnato tra serie come Big Little Lies o The Perfect Couple e film come A Family Affair e il tanto discusso Baby Girl, per il quale ha vinto la Coppa Volpi a Venezia 2024.
A non funzionare in Holland è soprattutto la sceneggiatura: troppo banale e superficiale, con una narrazione lenta che si accende solo nel terzo atto e un finale prevedibile e privo di carattere. Il film, presentato come un thriller, non riesce a trasmettere tensione o angoscia, risultando più simile a un dramma con qualche scena violenta.
L’idea di fondo è chiara: raccontare un thriller domestico, esplorando la dicotomia tra una famiglia apparentemente perfetta e gli oscuri segreti che questa nasconde. La cittadina di Holland sembra uscita da un racconto alla David Lynch e Ari Aster: mulini a vento, tulipani, danze e abiti tradizionali fanno da sfondo a una realtà in cui la quotidianità incontra l’orrore e il macabro.
Nancy è la perfetta incarnazione di questa atmosfera: una donna ossessionata dal decoro e dalle convenzioni sociali, che si irrita se il figlio dice una parolaccia e accusa subito la babysitter di avergliela insegnata. Eppure, dietro la facciata perfetta, si nasconde un’inquietudine latente, una mancanza di brio ed eccitazione nella sua vita, decisamente troppo ordinaria. Nancy, desidera un cambiamento e quando trova il primo indizio di una possibile relazione extraconiugale del marito, sembra quasi trepidante all’idea di vivere un qualche tipo di dramma e poter dare una scossa alla sua vita.
Così decide di indagare e subito chiede aiuto a Dave, un suo collega di scuola messicano, malvisto dalla comunità di Holland proprio per le sue origini, che accetta la proposta più per il bisogno di un’amica che per reale interesse nella questione.
Abbiamo quindi tutti gli archetipi fissati: Nancy è madre e moglie ordinaria e perfettina che cerca di dare movimento alla sua quotidiana monotonia, Fred il marito accondiscendente che sembra completamente dedito alla famiglia, ma che in verità nasconde qualcosa, Dave il solitario escluso da una società razzista e infine Holland, una cittadina americana attaccata alle tradizioni e all’apparenza, con un’estetica unica nel suo genere, ma che incarna tutti gli stereotipi della “deliziosa cittadina degli orrori”. E alla fine, ciò che non funziona in Holland è proprio la messa in scena di tutti questi elementi.
Un thriller che non è un thriller
Holland ha un look estetico che richiama Midsommar e che strizza l’occhio a Don’t Worry Darling, con il suo ordine disturbante e la perfezione apparente che cela un’anima inquietante. Ma mentre questi film riescono a mantenere una tensione costante, o perlomeno rispettano in qualche modo le aspettative del genere, rispettivamente horror e thriller, Holland non decolla mai davvero e rimane in un limbo appena oltre il dramma ma non abbastanza da definirsi thriller, con una componente mystery veramente insapore.
Per due terzi del film, la narrazione si trascina con sviluppi lenti e poco incisivi. Il contesto è costruito in modo tale da far presagire un colpo di scena, che però non arriva mai. Quando finalmente il thriller prende piede, è troppo tardi, siamo già alla fine e non c’è stato nessun plot twist veramente d’effetto. La tensione non si percepisce per nulla e poco fa la colonna sonora fatta di archi distorti che vorrebbero rendere l’atmosfera straniante, ma invano. Perfino le sequenze più macabre risultano insignificanti. Da una regista come Mimi Cave, che con Fresh aveva saputo gestire un racconto abbastanza disturbante sul cannibalismo, ci si aspettava molto di più.
Conclusione
La produzione di Holland deve probabilmente la sua realizzazione alla presenza di Nicole Kidman. Se il film troverà un pubblico, sarà principalmente grazie alla sua attrice principale, più che per la storia in sé. I primi feedback, dopo la sua presentazione al South by Southwest Film & TV Festival, non lo acclamano e anche il voto del pubblico è piuttosto basso. Un’occasione sprecata per un thriller che avrebbe potuto offrire molto di più.
Holland è disponibile su Prime Video, ecco il trailer: