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Il labirinto del fauno, tra fiaba e realtà

Il labirinto del fauno, un dark fantasy con una riflessione profonda sul sacrificio, la libertà e il potere salvifico dell’immaginazione.

In attesa dell’uscita di Frankestein di Guillermo del Toro, annunciato al Tudum di Netflix lo scorso maggio, parliamo del suo sesto lungometraggio Il labirinto del fauno, presentato in anteprima a Cannes nel 2006 ricevendo 22 minuti di applausi – la standing ovation più lunga di sempre.

Una trama stratificata

La vicenda è ambientata nella Spagna del 1944, in piena dittatura franchista, qualche anno dopo la fine della guerra civile. La protagonista è Ofelia (Ivana Baquero), una bambina di circa dieci anni, costretta a trasferirsi con la madre incinta in una remota zona rurale dove è di stanza il Capitano Vidal (Sergi Lopez), suo patrigno, un ufficiale dell’esercito incaricato di reprimere i sostenitori della resistenza rifugiatisi nei boschi circostanti.

Il regista messicano struttura il film su un doppio livello narrativo: da una parte il dramma umano, cupo e realistico della guerra civile e dell’oppressione, dall’altra un universo mitologico pieno di simboli e creature inquietanti, dominato da un fauno enigmatico che affida ad Ofelia tre prove per dimostrare la sua identità reale. Il contrasto tra questi due mondi non solo funziona, ma si alimenta a vicenda, rendendo il film un’esperienza emotiva e visivamente potente.

La fiaba come rifugio e resistenza

Nel mondo reale, Ofelia è impotente davanti alla brutalità del Capitano Vidal e alla passività della madre. Nel mondo fantastico, invece, ha il potere di agire, scegliere e trasformarsi. Tuttavia, la fiaba non è un semplice rifugio escapista: è anch’essa pervasa da pericoli, prove morali e regole ferree. In questo senso, la dimensione fantastica non nega la realtà, ma la riflette e la rielabora.

La fotografia e gli effetti visivi sono il fulcro dell’opera

Dal punto di vista visivo, Il labirinto del fauno è straordinario. La fotografia di Guillermo Navarro alterna sapientemente la luce calda e dorata del mondo fantastico ai toni freddi, metallici e cupi della realtà. Il design delle creature, reso iconico dalla sinergia tra trucco prostetico, effetti pratici e interpretazione fisica, è tra i più memorabili del cinema moderno. L’attore Doug Jones interpreta meravigliosamente sia il Fauno che l’Uomo Pallido, restituendo a queste creature movimenti eleganti, inquietanti e perfettamente calibrati. Il trucco prostetico e la scenografia artigianale rendono l’esperienza visivamente coerente e concreta.

Anche la colonna sonora di Javier Navarrete è un elemento fondamentale. Il tema principale, una ninna nanna malinconica e ciclica, accompagna i momenti cruciali della storia e sottolinea l’atmosfera sospesa tra sogno e tragedia.

Una fiaba per adulti

Il labirinto del fauno non è solo una fiaba nera: è una riflessione poetica e crudele sulla perdita dell’innocenza, sul potere dell’immaginazione e sulla resistenza dell’anima umana davanti all’orrore. Un film che resta dentro, come un sogno antico e inquieto, e che conferma Del Toro come uno dei grandi narratori del cinema contemporaneo.

Miriam Gallinelli

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