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Jojo Rabbit, la satira dolceamara di Taika Waititi
Jojo Rabbit, recensione del film che ha consacrato il talento del regista Taika Waititi, portandolo a vincere l’Oscar e a conquistare la scena internazionale.
Ispirandosi al romanzo Caging Skies di Christine Leunens, Taika Waititi ha realizzato una commedia satirica che sa conservare il suo carattere drammatico, rivestendolo di ingenuità attraverso lo sguardo del giovane protagonista Jojo.
Jojo Rabbit, la trama
Germania 1945, Johannes Betzler, detto Jojo, ha 10 anni e da grande vuole essere un bravo nazista. Vive solo con sua madre Rosie, donna deliziosa e molto premurosa. Come tutti i bambini della sua età ha un amico immaginario, che nel suo caso è niente meno che un eccentrico Adolf Hitler.
Accadrà qualcosa nella vita di Jojo che metterà in discussione le sue convinzioni, scoprirà infatti che sua madre tiene nascosta in casa Elsa, una rifugiata ebrea.
Jojo Rabbit esplora temi di amicizia e famiglia, un racconto ironico e satirico che riesce a farci sorridere anche di fronte alle situazioni più drammatiche, regalando al film una nota unica e originale.
Taika Waititi, un regista sui generis
Classe 1975, Taika Waititi è un comico e attore neozelandese. Già nel 2005 il suo primo cortometraggio, Two Cars, One Night, viene candidato all’Oscar come miglior cortometraggio — un inizio di carriera niente male.
Si susseguono negli anni diversi cortometraggi e film, i cui generi oscillano tra il dramma e la commedia dissacrante.
La svolta arriva nel 2016, quando dirige il suo primo blockbuster: Thor: Ragnarok, terzo capitolo della saga MCU dedicata a Thor. Il film lo porta alla notorietà, tant’è che successivamente dirige anche il quarto e ultimo capitolo Thor: Love and Thunder (2022), disponibile su Disney+.
Jojo Rabbit è uscito nelle sale nel 2019, ma la sceneggiatura era già prona dal 2012. A questa lunga attesa lo stesso Taika ha ammesso di essere stato grato, poiché gli ha permesso di maturare e affinare la sua tecnica, consentendogli di affrontare meglio le forti e delicate tematiche del film.
Lo stile di Taika Waititi si distingue per la sua poetica ironica, demenziale e dissacrante, ma allo stesso tempo dotato di una particolare sensibilità artistica.
Distrugge e riedifica intere opere con un’apparente facilità dietro la quale si celano una forte empatia e una grande capacità di osservare da nuovi punti di vista, talvolta bizzarri e inaspettati.
Jojo Rabbit, dal romanzo al film
La sceneggiatura di Jojo Rabbit si ispira al romanzo del 2004 Caging Skies di Christine Leunens. In un’intervista a IndieWire, Taika Waititi ha rivelato di aver scritto la sceneggiatura ispirandosi al riassunto che sua madre gli fece del libro.
Dopo averlo letto personalmente si rese conto che la versione raccontata da sua madre era “più cinematografica” e decise di adattare il film basandosi su quel racconto.
Jojo Rabbi nasce quindi da un romanzo dai temi e dalla forma decisamente maturi, che nelle mani di Taika Waititi si trasforma attraverso il suo inconfondibile stile satirico.
Nonostante l’approccio ironico, il regista mantiene salda l’attenzione sul contesto storico e sulla cruda realtà degli eventi che caratterizzano quel difficile periodo.
Jojo Rabbit, un focus sui personaggi
La trama è semplice, lineare. Si comprendono già quali saranno i coefficienti che causeranno il susseguirsi degli eventi che porteranno alla creazione della storia. Al protagonista è impedito di vivere con rigore la sua vita da giovane nazista a causa della presenza di Elsa in casa sua.
Con l’andare del tempo, tra Jojo ed Elsa, inizia a crearsi un legame sempre più forte anche se non palese, poiché a far muro c’è il cieco antisemitismo di Jojo. La narrazione prosegue così nel raccontare il cambiamento del loro rapporto, mentre sullo sfondo la guerra continua, avviandosi verso la fine.
I personaggi della storia rientrano perfettamente nella descrizione degli archetipi narrativi più classici, come quelli delineati dallo psicoanalista Carl Gustav Jung.
Abbiamo Jojo (Roman Griffin Davis), l’innocente: entusiasta, spensierato e con una cieca fiducia nel suo Führer; allo stesso tempo ingenuo, impaurito ed egocentrico. Vorrebbe rendere fiera la sua nazione distinguendosi come il migliore dei nazisti, ma in realtà tutto ciò di cui avrebbe bisogno è sentirsi parte di un gruppo.
Elsa (Thomasin McKenzie), corrisponde all’archetipo dell’orfana: tenace, autonoma e coraggiosa, ma allo stesso tempo spaventata, alla ricerca di protezione. Da tempo si rifugia nelle case di chi può ospitarla. In relazione a Jojo rappresenta l’alleata, che lo accompagna nel suo viaggio di maturazione.
Rosie, la madre di Jojo, interpretata da una fenomenale Scarlett Johanson, corrisponde all’archetipo dell’angelo custode: generosa, altruista e protettiva. Il suo personaggio si muove su due livelli: la madre protettiva che asseconda il figlio nei suoi discutibili ideali e una donna a servizio della resistenza, che silenziosamente lotta per la liberazione della nazione.
Infine, Hitler, amico immaginario di Jojo ma anche temuto e idolatrato dittatore nazista, rappresenta il folle: sarcastico e divertente, ma allo stesso tempo irresponsabile e anarchico; ad interpretare è proprio lo stesso regista.
Waititi, di origini ebraiche da parte di madre, ha voluto vestire personalmente i panni di Hitler, una sorta di beffarda rivincita, considerando il carattere fortemente parodistico del personaggio.
Scarlett Johansson, un’interpretazione degna di nota
Le performance attoriali di tutto il cast sono magistrali, ma tra tutti spicca forse Scarlett Johansson. Negli ultimi anni siamo stati abituati a vederla nei panni della spia sovietica e membro degli Avengers, di femme fatale o di una donna dalle straordinarie capacità cognitive come in Lucy (Luc Besson, 2014).
Sono anche numerose le interpretazioni drammatiche che ci ha regalato Johansson. Basti pensare a Marriage Story (2019) di Noah Baumbach o a come, con la sola voce, ci abbia accompagnato nella malinconica storia di Her (2013) di Spike Jonze con Joaquin Phoenix.
In Jojo Rabbit ci regala l’interpretazione di una Madre con la M maiuscola: una donna amorevole, forte e decisa, che lotta per la pace facendo “quel che può” sia per la sua famiglia che per la sua nazione.
L’interpretazione di Rosie le è valsa una candidatura all’Oscar come miglior attrice non protagonista, premio che è però andato a Laura Dern per Marriage Story, film per il quale la stessa Johansson era candidata come miglior attrice protagonista (premio andato poi a Renée Zellweger per Judy).
In conclusione
Jojo Rabbit, una satira dolceamara, una commedia anti-odio, un’opera che riesce a essere cruda e spensierata allo stesso tempo.
Con questo film, Taika Waititi ha sicuramente firmato la sua migliore sceneggiatura fino a oggi, lasciandoci in attesa di una futura opera che speriamo possa sorprenderci anche di più.
Jojo Rabbit è disponibile su Disney+, e noi di Almanacco Cinema vi consigliamo vivamente la visione.