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Jurassic World – La rinascita dei mostri strani

Recensione di Jurassic World – La rinascita. Nonostante i difetti, il migliore del nuovo franchise; ma ancora non sa fare a meno di questi maledetti ibridi.

 

 

Le dichiarazioni all’ 8 giugno. “Una lettera d’amore a Spielberg”. “Si rifà molto al primo”. “Se avete amato i primi film questo è il film che fa per voi”. “Sarà una storia di sopravvivenza”.

Saranno state rispettate? In questa recensione lo scopriremo.

Partiamo però già col dire che questo è (seppur non senza difetti) il miglior film dei Jurassic World, ma che potreste averlo praticamente già visto… anche senza averlo ancora fatto. Vedremo il perché anche di questo.

E poi nessun personaggio cerca di imporre le mani sui dinosauri. E questo per un Jurassic World è tanto, davvero.

 

 

Gareth Edwards alla regia

 

Dopo gli scempi di Colin Trevorrow (in particolare con l’aberrante Dominion), il 21 febbraio 2024 sono state rivelate e confermate le trattative per far dirigere il nuovo film a Gareth Edwards. Parliamo del regista di Godzilla (2014), Rogue One: A Star Wars Story (2016) e The Creator (2023). Già solo il suo ottimo Godzilla può far capire il perché della scelta di fargli dirigere un film del genere.

 

Recentemente Edwards si è espresso circa l’attuale (presunto) disinteresse delle persone per i dinosauri, che ha anche inserito come uno degli snodi narrativi del suo film.

 

“Ci sono stati molti film sui dinosauri in tremini di film di Jurassic Park, e il pubblico deve essere sicuro di ricevere qualcosa di nuovo e fresco per avere un motivo per venire a vedere il film. E’ così, riconoscendo questo fatto all’inizio e dicendo: ‘Guarda, il pubblico non è più così interessato ai dinosauri‘, ho pensato che fosse come dire: ‘Ok bene, questo è un inizio onesto. Vediamo dove andremo a finire.’ ”

 

 

La trama di Jurassic World – La rinascita

 

La trama è ambientata nel 2027, cinque anni dopo il precedente capitolo.

L’ambiente della Terra si è rivelato in gran parte inospitale per i dinosauri e le creature sopravvissute si rifugiano ora in luoghi remoti e tropicali, simili agli habitat in cui un tempo prosperavano.

Zora Bennett (Johansson), un’agente sotto copertura, viene reclutata da un’azienda farmaceutica per collaborare con il paleontologo Dott. Henry Loomis (Jonathan Bailey) e il capo squadra Duncan Kincaid (Mahershala Ali) in una missione top-secret.

Il loro obiettivo è infiltrarsi in un’isola proibita, un tempo sede della struttura di ricerca del Jurassic Park originale, per localizzare le tre più grandi specie preistoriche della terra, del mare e del cielo. Il DNA di queste creature custodisce la chiave per un farmaco rivoluzionario, capace di salvare innumerevoli vite umane.

La missione si tramuterà rapidamente, però, per una lotta per la sopravvivenza.

 

 

La recensione SPOLIER di Jurassic World – La rinascita: il migliore del nuovo corso

 

Cominciamo con lo spoiler più grande: non guardate i trailer! Ma forse è troppo tardi. Visti i trailer avete visto tutto il film. Anche in questo caso, infatti, come sempre più spesso accade con i film di oggi, i trailer più che dare un assaggio ed invogliare alla visione del film, tentano di farlo inserendo tutte le scene migliori. Il risultato, se il film è privo di chissà quali svolte o trovate, è presto detto: tutto il meglio è lì; e se si sa anche un minimo leggere tra le righe, anche tutta la trama.

 

E’ un film che si rifà molto a Il mondo perduto, con note di Jurassic Park III. Quindi si lega sì a Spielberg più di quanto sia un atto d’amore verso il primo.

 

 

Perché è il migliore? Innanzitutto perché, dopo l’Indominus Rex o le locuste (…), i dinosauri tornano al centro della trama. Ma ci torneremo.

Riabbiamo una storia di sopravvivenza in un habitat popolato dai dinosauri, un vero e proprio Jurassic World più che Park. La CGI delle creature è veramente buona, anche se forse si nota un po’ l’assenza quasi totale (se non per il dolcissimo Aquilops) di animatronics. Ricordiamo che la genialità di Jurassic Park stava proprio in quella alternanza fatta ad arte tra effetti in computer grafica e artigianalità, a causa dei limiti economici e tecnologici dell’epoca. Un cinema ancora fatta di maestria ed espedienti. 

 

Anche la messa in scena di Edwards, poi, è molto buona. Penso alla scena dei Titanosauri. Quella scena probabilmente per un fan è devastante, perché solletica la lacrimuccia anche per chi non lo è. Ma anche quella dell’attacco del Mosasauro con gli Spinosauri alle barche e del Quetzalcoatlus non sono da meno.

Il ritmo è perfetto, la fotografia torna luminosa, accogliente e avventurosa, con predilezione di giallo e verde, anche nella colorazione degli stessi dinosauri. Edwards riesce nel miracolo di far provare affetto per i personaggi e, pertanto, tensione in quasi tutti i momenti che la richiedono.

 

Tornano finalmente anche le musiche originali e la miscela tra vecchio e nuovo è pienamente azzeccata e nostalgica.

 

La trama e gli scricchiolii del film

 

La trama è molto semplice e lineare.

Le didascalie iniziali potranno aver fatto storcere il naso a qualcuno, ma almeno si evitano ulteriori spiegoni e ci possono stare.

Non può starci il fatto che questi dinosauri improvvisamente scopriamo che non tollerino il nostro clima, dopo averli visti girare tra la neve o addirittura sulle Alpi nel terribile film precedente.

Anche l’inizio, con la carta delle merendine che libera il D-Rex nel laboratorio non si può vedere e a conti fatti è una scena che non serve neanche a nulla se non a farci intravedere un “dinosauro” che altrimenti si vede per ben poco.

 

Vengono introdotti, per nostro gaudio, anche dei nuovi dinosauri e parliamo dei: Titanosaurus, Anurognathus e Aquilops.

Anche se non si capisce come ci siano arrivati su quell’isola dimenticata da Dio, ma vabbè lasciamo perdere. Sì quello era il laboratorio originale, ma questo non significa che tutte le specie uscite bene dovessero essere lì. 

 

 

C’è la critica agli zoo, seppur stavolta sia fatta con una semplice battuta e non dall’intera politica del film come in Jurassic Park, che criticava quelli e i concetti di controllo e capitalizzazione della natura e dell’uomo che gioca a fare Dio.

 

A metà del film all’incirca c’è, poi, un monologo da parte del paleontologo che è veramente bello. Si parla di quanto sia breve la presenza dell’uomo sulla Terra, di quanto sia falsamente superiore ed intelligente la nostra specie, di estinzioni e della terra che quando ne avrà abbastanza di noi semplicemente ci scrollerà di dosso.

 

La famigliola, invece, è incredibile come lo era quella del terzo film. (Lo dicono anche per cercare di chiudere il buco di trama) Ma come ti viene in mente di portare in vacanza i tuoi figli in quel posto remoto se sai pure che il tuo mondo è ancora popolato dai dinosauri?!

 

Si sprecano le citazioni, come il braccio mozzato sul finale di Krebs o l’uso dei razzi segnalatori per distrarre i dinosauri.

 

I nuovi protagonisti

 

Scarlett Johannson, da sempre fan del franchise, si vede proprio tenere al ruolo e infatti riveste molto bene i panni di Zora Bennett. Riempie lo schermo ed è molto simpatica. Finalmente una protagonista “donna forte” che non è scritta in modo da essere antipatica.

 

In verità tutti i personaggi principali sono azzeccati e finisci per volergli bene, come Duncan e il Dott. Loomis (che scopriamo anche aver studiato con il professor Grant). Sono approfonditi poco ma il giusto per il tipo di film. Zora ha anche una piccola ulteriore maturazione, con la scelta di affidare i campioni al mondo intero.

 

Il resto dei personaggi, ovviamente, tolta la famiglia, sono bestie da macello. Anche se la violenza è ridotta al minimo (che era ciò che faceva venire l’adrenalina nei primi film) e non si vede una goccia di sangue. Eh vabbè ci sono i bambini e i tempi sono cambiati. Carino il fatto che la bambina di questo film inizialmente odi i dinosauri e poi finisca per affezionarsi alla sua nuova amica “Dolores”.

 

Sarebbe stata carina anche una comparsata di qualche personaggio dei Jurassic World, anche solo dinosauresco (magari una Blue), ma per carità è coerente sia per trama sia per volontà di dare il via ad un nuovo corso. Compare, all’inizio, anche uno scheletro di tirannosauro e in quel momento scende il festone dello Jurassic Park, come nella scena finale col T-Rex in Jurassic Park. Che fosse la cara Rexy quello scheletro? La scena suggerirebbe quello, ma speriamo di no, dai.

 

 

Il tasto dolente: i maledetti mutanti

 

La cosa più grave fatta da questi Jurassic World è quella di aver introdotto i mostri. Gli incroci, i mutanti. E abbiamo l’Indominus Rex, e abbiamo l’Indoraptor e oggi abbiamo il D-Rex e i Mutadonti.

Partiamo col fatto che anche solo esteticamente sono degli abomini orrendi, simili a dei pesci degli abissi, ma ci può ancora stare perché dovrebbero essere degli errori di produzione.

 

 

Sì c’è sempre il discorso meta-cinematografico dello spettatore moderno che vuole sempre di più e che non si fa bastare i soli dinosauri. Ma siamo sicuri che sia così?

A quanto mi risulta la gente va a vedere questi film (e spesso li giustifica)… perché si vedono i dinosauri sullo schermo. Non perché: “Oh vediamo che creatura strana avranno inventato stavolta, con più denti e zampe!”. Non potrebbe essere che la stanchezza sia dovuta da degli espedienti di trama ridondanti o da trame che spesso e volentieri non siano chissà quanto ispirate? Chiedo.

 

La conseguenza di questi mostri, oltre a portarti fuori dall’anima della saga, è inevitabilmente quella che i veri dinosauri finiscono in secondo piano. Questa cosa non può accadere quando fai film di questo tipo, non può. Non a caso in questo Jurassic World – La rinascita manca un vero dinosauro rappresentativo. Nella prima trilogia c’era il T-Rex e poi lo Spinosauro. Nei nuovi Jurassic World c’era il Velociraptor. E in questo? I titanosauri? Ma si vedono per una scena. Il mosasauro? Si vede in due scene. Dolores?! Mah.

 

Tra l’altro in questo film i mutanti si vedono poco e non fanno niente di particolare, niente che non sarebbe potuto essere stato fatto da un normale dinosauro. Allora la domanda è di nuovo: perché?

 

 

Considerazioni finali su Jurassic World – La rinascita

 

Il finale è la cosa che lascia di più con l’amaro in bocca. Nulla di nuovo, nulla di innovativo.

I personaggi vengono un po’ messi in difficoltà dai mutanti ma poi si salvano e il cattivo viene mangiato. Non c’è neanche una battaglia tra dinosauri, anzi in questo film non ce n’è neanche una. Sì neanche nel secondo Il mondo perduto non ce ne erano ma almeno il finale era davvero innovativo e suggestivo, con il T-Rex che arrivava a San Diego.

 

Comunque, a conti fatti parliamo di un film nella media ma ben girato e che è senza dubbio il migliore dei Jurassic World. Un film che vi consigliamo se siete amanti della saga e degli antenati degli uccellini, ma anche se semplicemente se volete passare una serata divertente.

 

 

 

 

Marco Lancia

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