La Papessa, la recensione di Almanacco Cinema

La Papessa: tratto dal romanzo di enorme successo di Donna Woolfolk Cross, il film narra la storia di una donna che divenne Papa. Falso storico o verità?

Uscito nelle sale cinematografiche nel 2010, il film drammatico di Sönke Wortmann racconta la controversa vicenda della Papessa Giovanna, salita al soglio pontificio come Giovanni VIII, carica rivestita presumibilmente tra  Leone IV e Benedetto III.

Già nel 1972 il cinema si era dedicato alla misteriosa figura di Giovanna Anglico (Johanna Anglicus), attraverso la regia di Michiael Anderson e Liv Ullman come protagonista.

Secondo alcune fonti, Giovanna, dotata di grande acume e cultura, riuscì a ingannare il clero assumendo l’identità del fratello morto, Giovanni Anglico, e  Il suo pontificato durò dall’855 all’858 d.C.

Alcuni storici ritengono che si tratti solo di una bella leggenda. Ma la scrittrice americana Donna Woolfolk Cross, autrice del romanzo Pope Joan (1996), sostiene che la Chiesa abbia insabbiato volontariamente il suo papato e che esistano parecchi documenti di matrice ecclesiastica e di tradizioni popolari in cui viene menzionata.

La Papessa, la trama

Nell’anno del Signore 814, epoca in cui alle donne era vietato studiare perché considerate inferiori agli uomini, nasce Giovanna Anglicus. La bambina (Lotte Flack) dimostra da subito grande intelligenza e desiderio di conoscenza. Notata dal maestro greco Esculapio (Edward Petherbridge), viene istruita contro la volontà del padre (Iain Alan Sutherland Glen), prete del villaggio e uomo rozzo e crudele.

La partenza dell’anziano saggio rigetterà la fanciulla al suo destino di donna, fino alla sua fuga, insieme al fratello Giovanni, per entrare nella scuola della Cattedrale di Dorstadt.

Essendo una femmina, Giovanna (Johanna Wokalek) viene posta sotto la tutela della famiglia del Conte Gerold (David Wenham) del quale, crescendo, s’innamora. Amore ricambiato.

La guerra e la partenza del Conte costringono Giovanna a fuggire di nuovo e ad assumere l’identità del fratello morto. Sotto falso nome, la ragazza trova rifugio nel convento benedettino di Fulda. Luogo in cui può finalmente studiare le arti mediche, le scienze e la teologia.

Un giorno, timorosa di essere scoperta, Giovanna si rimette in viaggio fino a raggiungere Roma. In breve tempo, il nome di Giovanni Anglico diviene sinonimo di grande guaritore. Condotta presso il talamo di Papa Sergio (John Goodman), afflitto da gotta, lo guarisce divenendone medico e consigliere.

Alla morte del pontefice, Giovanna viene eletta come suo degno successore.

La Papessa, recensione

La Papessa di Sönke Wortman è un film ben strutturato. La messa in scena del periodo storico, siamo nell’Alto Medioevo, non presenta anacronismi e sbavature. Ottima la scenografia, con precise ricostruzioni ambientali dei villaggi sperduti della Britannia e della corte Papale, nel Nono secolo.

La narrazione che va dall’infanzia della protagonista alla sua morte, durante una processione religiosa, possiede un ritmo abbastanza sostenuto, anche se alcuni dialoghi risultano prolissi e a volte carichi di retorica.

Wortman, nel rappresentare l’indomita Giovanna come alfiere di un universo femminile, schiacciato da una società patriarcale, mette in luce le qualità della donna elevandola quasi a essere superiore all’uomo.

La frase pronunciata dalla ragazzina Giovanna, mentre ribatte al maestro Odo (Marc bischoff) e al suo ritenere  la donna un essere inferiore e stupido, racchiude questa visione:

“Come può la donna essere inferiore all’uomo nella creazione. Lei fu creata da una costola di Adamo, ma Adamo fu creato dall’argilla. Eva ha quindi la medesima origine. In quanto a forza di volontà la donna può essere considerata superiore all’uomo. Eva mangiò la mela per amore della conoscenza e dell’erudizione. Adamo mangiò la mela soltanto perché fu Eva a chiederglielo…”

Conclusioni

La Papessa, della Constantin Film, produzione tedesca, è un film piacevole, e a tratti emozionante, grazie anche alla sottotrama d’amore e alla cura minuziosa della fotografia di Tom Fährman. Ottima interpretazione degli attori, anche se alcuni personaggi sono stati sviluppati solo marginalmente.Tutto sommato un buon film.

 

 

 

 

Selene Minopoli

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