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L’estate di Giacomo, dolce innocenza

L’innocenza e spensieratezza, noia e libertà. Questa è L’estate di Giacomo, un’estate che sa di un dolce ricordo d’innocenza sbiadita.

Per molti l’estate è la stagione migliore, la “bella stagione” come si suol dire. I motivi sono i soliti e i più rinomati, temperature alte, vestiti leggeri, il mare e le ferie. Ma l’estate ha sempre più interessato una categoria in particolare o meglio una fascia d’età più delle altre. Chiaramente si parla degli adolescenti o i bambini, la gioventù che in estate raggiunge il picco massimo di libertà a cui si possa ambire; la scuola finisce e le resposnabilità, solitamente, stanno a zero.

Per questo l’estate si associa spesso ad un ricordo, al passato, alle vacanze di libertà e d’innocenza, la spensieratezza più autentica. Un ricordo che inevitabilmente più si va avanti e più si sbiadisce. Alessandro Comodin ci restituisce questo ricordo sbiadito facendoci partecipare, come se riuscissimo ad entrare in quelle polaroid sbiadite scattate d’estate, senza neanche ambientare la sua opera prima in un passato, piuttosto in un presente che però ad oggi, per la sua autenticità, ci sembra sempre più lontano.

La trama

D’estate, i due giovani Giacomo, interpretato da Giacomo Zulian, e Stefania, interpretata da Alessandra Comodin, vanno a passare dei giorni d’estate sulle rive del Tagliamento in Friuli. Giacomo ha 19 anni ed è ipoudente e questa è l’estate prima dell’intervento che gli permetterà di sentire.

Il film non fa altro che seguire i due partendo dalla loro scampagnata che li porterà sulla riva del fiume fino alla fine del pomeriggio e al ritorno a casa al tramonto, con i due che troveranno qualsiasi modo per ammazzare il tempo nell’ozio estivo.

L’innocenza del ricordo

In una maniera di girare che riprende a pieno il cinema francese della nouvelle vague ed in parte belga, Alessandro Comodin gira in maniera quasi documentaristica con la camera a mano che segue letteralmente i due protagonisti regalandoci come una visione in prima persona dell’estate dei due amici. Inizialmente il film doveva essere proprio un documentario sulla riconquista dell’udito di Giacomo ma che è diventato poi un racconto su pellicola.

Guardare l’estate di Giacomo è come sfogliare un vecchio album fotografico, di una vecchia estate. Ogni inquadratura e ogni attività in qui i due amici si immergono sono pieni di innocenza e libertà, riuscendo a farci vedere un doppio punto di svolta di Giacomo che oltre all’addio dell’adolescenza (coming of age) anche il passaggio all’udito.

Il regista porta così un racconto sullo schermo carico di purezza ed autenticità, l’autenticità di due amici sull’orlo della sensualità, di due adolescenti che si godonoi l’ultima estate come tali e di Giacomo, alla sua ultima estate da ipoduente. Tutto ciò diventerà poi un ricordo, un dolce ricordo d’estate perduta che però è sempre bello ricordare nonostante sia sbiadito.

 

 

 

 

Filippo Maulicino

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