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Maschera di Cera, Recensione su Almanacco Cinema

Maschera di cera: un film dedicato a Lucio Fulci

Il remake del 1997 di Maschera di cera, prodotto da Dario Argento e diretto da Stivaletti, è un omaggio a uno dei maestri dell’horror italiano Lucio Fulci.

Durante la 43esima edizione del Premio per la Sceneggiatura Sergio Amidei, da poco conclusa, nella sezione Stato crepuscolareL’horror italiano alle soglie della coscienza (1977-1997), sono stati proposti film prodotti dal 1977 al 1997 come continuo ideale della rassegna del 2014 intitolata Stato di eccezione. L’horror “politico” italiano (1963-1977). 

L’obiettivo della rassegna, a cura del professor Steven Stergar del DAMS di Gorizia, è quello di osservare come i registi degli horror hanno trattato il tema della politica nei loro film. Grazie a questa analisi, è stato possibile vedere un mutamento di schieramento politico e come si sia evoluto il modo di parlare di politica nei prodotti audiovisivi.

I ragazzi del Giffoni ospiti a Gorizia per il Premio, dopo la visione del film Maschera di cera, hanno avuto l’opportunità di interloquire con il maestro Sergio Stivaletti. Durante la tavola rotonda, ha raccontato la sua formazione da cineasta ed ha svelato aneddoti sulla produzione del film in questione.

Maschera di cera, un horror senza tempo

Maschera di cera nasce come un’opera ideata per il teatro, non utilizzata, da Charles Belden nel 1930 chiamata The Wax Works.

Il primo adattamento cinematografico intitolato La maschera di cerarisale al 1933 diretto da Michael Curtizprodotto dalla Warner Bros.  in technicolor biocromatico. 

Nel 1953, sempre la Warner Bros., affida ad André De Toth la regia del primo remake di Maschera di cera. Dalle note horror-thriller, si aggiunge un effetto stereostopico alla pellicola. Oltre alla partecipazione di Vincent Price, icona dei film del terrore, La maschera di cera 3D è frutto di una forte censura assente nel primo titolo (ad esempio l’uso di droghe da parte dello sculture protagonista).

Maschera di cera del 1997 è la versione italiana, co-prodotta con la Francia in chiave orrorifica, del dramma di Gaston Leroux (che a sua volta ha ispirato l’opera teatrale). Questo film sarà l’esordio alla regia di Sergio Stivaletti, uno dei pionieri del settore degli effetti speciali in Italia, fortemente voluto da Dario Argento (che parteciperà in funzione di produttore). Stivaletti per Argento, era l’unico che potesse sostituire ed omaggiare Lucio Fulci. Maestro del cinema horror italiano, venuto a mancare poco prima dell’inizio della produzione del film.

Arriviamo così nel 2005. Sempre la Warner Bros. produce La maschera di cera affidandolo all’esordiente Jaume Collet-SerraQuesto film, anzichè ispirarsi all’opera teatrale o al romanzo, si rifà al film Horror Puppet di David Schmoeller che ha una trama molto simile ai lavori precedenti. Mantenendo un finale aperto, in pieno stile Maschera di cera, possiamo goderci un’inedita Paris Hilton nei panni della giovane Paige Edwards. 

M.D.C. la trama italiana

Maschera di CeraParigi, inizio Novecento. Sonia è una bambina sopravvissuta al massacro della sua famiglia. L’unico ricordo è una misteriosa mano d’acciaio.

Vent’anni dopo la strage, un giovane muore nel museo delle cere di Roma. Sonia è cresciuta ed è diventata una stilista in cerca di lavoro, proprio nel museo dove è scomparso il ragazzo.

Boris Volkoff è il direttore e creatore delle cere del museo. Quella è anche la sua casa e, assieme a lui coabita il suo assistente Alex. Nonostante ci siano ragazze più qualificate di Sonia, se ne innamora e l’assume.

Il mistero s’infittisce quando avvengono altre due scomparse. Ad indagare ci sono l’ ispettore Palazzi e il giornalista Andrea Conversi. Quest’ultimo, durante le indagini, conosce Sonia ed inizia una relazione con lei.

Volkoff è l’assassino mano d’acciaio. . Scopriamo che lui è anche il primo marito della madre di Sonia ed è in realtà un essere semi-umano: sorpresa la moglie con l’amante, è stato gettato da quest’ultimo in una pozza d’acido che l’ha sfigurato. Le sue malformazioni sono nascoste dalle protesi di cera da lui inventate e innestate su uno scheletro di metallo. Rapisce e trasforma le sue vittime in statue di cera, mediante una sofisticata macchina da lui inventata. Lo stesso vuole fare con Sonia, ma Andrea arriva in tempo per salvarla e nella fuga sarà Alex a porre fine alla vita del direttore. 

Nel finale, mentre il museo è in fiamme, la coppia scappa e Alex scende nel sotterraneo. Ci viene rivelato che anche lui è fatto di metallo, questo particolare ci fa intuire che l’incubo non è del tutto finito.

Conclusioni

Per tutti coloro che discriminano il cinema italiano, li invito a recuperare Maschera di cera e scoprire il panorama del cinema horror italiano. La nostra penisola, per quanto discriminata sia, vanta in realtà di grandi maestri famosi in tutto il mondo. Soprattutto pionieri, dati i tempi, nel campo degli effetti visivi.

Stivaletti, battezzato regista con questo film, mette in scena tutto il suo talento (digitale ed artigianale) dell’effettistica. In pieno stile anni Settanta, ha progettato da zero la macchina che il direttore del museo utilizza per rendere statue di cera le persone. Anche l’accuratezza dello scheletro di metallo è degna di nota.

Per gli spettatori odierni, abituati a film splatter pieni di CGI, credo faccia bene vedere un prodotto artigianale made in Italy. In questo film assistiamo al connubio cinematografico storico con la vicina Francia e, senza dimenticare il valore affettivo verso Fulci, vediamo ben delineata la grande produzione che alle spalle.

In conclusione, Maschera di cera (la versione italiana) è un film assolutamente alla pari con i remake firmati Warner Bros., e il lavoro fatto da Sergio Stivaletti e Dario Argento ha sicuramente reso giustizia all’eredità cinematografica di Lucio Fulci. Ricordandoci cos’è il cinema d’autore italiano famoso nel mondo.

Recensione a quattro stelle su Almanacco Cinema