Cari amici lettori di Almanacco Cinema, oggi vorrei parlare del nuovo film francese Moon il panda, uscito ieri, 17 Aprile, in tutte le sale italiane.
Diretta dal regista francese Gilles de Maistre e finanziata dal “triumvirato” di Gaumont, Mai-Juin Productions e 01 Distribution (rispettivamente i primi due per la parte produttiva e il terzo per il comparto distributivo), la pellicola si classifica nella categoria del cinema per famiglie.
Una “fiaba” ecologista, che cerca di risvegliare la coscienza dello spettatore in un periodo storico, come quello attuale, segnato dall’estinzione e dal degrado ambientale.
Con un intento chiaramente educativo e dall’impronta fortemente emotiva, la storia di Moon il panda si sviluppa tra la città e le verdeggianti montagne cinesi del Sichuan, dove il nostro protagonista Tian (interpretato da Noé Yé), insieme alla sorella Liya (Nina Ye), crescono si nell’agiatezza di una vita materiale, ma altresì trascurati da un padre affettivamente assente e ossessionato dal rendimento.
Uno stile di vita sempre perfetto, ottimale, che però è diametralmente opposto al dodicenne Tian, il quale si ritrova molto spesso a essere etichettato come “incapace”.
Proprio per questa ragione, per ovviare alle lacune di Tian, ristabilire le mancanze di un legame autentico e farlo focalizzare sul vero obbiettivo da perseguire, entrambi i fratelli vengono mandati a casa della nonna Nai Nai (Sylvia Chang), in mezzo alla foresta incontaminata, dove il nostro protagonista affronterà la sua prima avventura.
Qui infatti, lontano dalla frenesia cittadina, farà un dolce incontro con un cucciolo di panda, da lui rinominato Moon, per la sua piccola faccia tonda e gli occhi a forma di crateri neri.
Da questo incantevole ritrovo, basato su semplici gesti, autentici e carichi di fiducia reciproca, nascerà tra i due piccoli esseri viventi un profondo legame di amicizia, libero da qualsivoglia giudizio e aspettativa.
Una fratellanza genuina che incarna perfettamente l’ideale di convivenza armoniosa tra uomo e natura, dove il primo può riconnettersi con la seconda, in un equilibrio perfetto della bilancia dell’esistenza.
Tuttavia, un’avventura emozionante e inaspettata metterà alla prova non solo i due affiatati protagonisti, ma tutta la famiglia dell’adolescente, che aprirà gli occhi e il cuore a questa nuova realtà.
Come annunciato prima, in un’epoca in cui l’intervento umano continua a minacciare la flora e la fauna mondiale, film come Moon il panda fanno aprire gli occhi al pubblico in sala, gli toccano le corde del cuore con una delicatezza inaudita, pur mantenendo il punto sul nocciolo della questione.
Di fatti, pur riuscendo, dall’inizio alla fine della pellicola, a conservare il sorriso sulle labbra dello spettatore, grazie a questa dolce avventura di un ragazzino e un goffo panda, il prodotto di De Maistre parla con franchezza di tematiche ambientali, della desolazione dell’ecosistema naturale, della scarsità alimentare e, ovviamente, della salvaguardia delle specie animali a rischio.
Pertanto, con questa premessa, il piano del film risulta chiaro e semplice: far conoscere, rispettare e proteggere le infinite sfaccettature della natura circostante, sensibilizzando, non solo i genitori accompagnatori, ma soprattutto le nuove generazioni in ascolto, che hanno ancora il potere di risollevare l’ambiente con il loro operato sostenibile.
Infatti, proprio come ci mostra Tian nella sua strenua lotta per salvare il suo piccolo amico Moon, basta partire da un piccolo gesto di gentilezza, una scelta consapevole, per arrivare a creare un moto di rigenerazione.
Una rinascita inesauribile e incontrastabile, dove prevarica non la prepotenza e l’egoismo economico-industriale, ma la complicità e salvaguardia dei nostri due mondi.
Quindi, attraverso una narrazione semplice, accessibile e visivamente affascinante dei splendidi paesaggi cinesi, Moon il Panda si muove su binari sicuri, che altri hanno già battuto e che conosciamo bene, per cercare di centrare, con la sua unica freccia nell’arco, il messaggio nascosto.
Però, purtroppo, non sempre le intenzioni iniziali riescono a ripercuotersi correttamente sul contenuto della pellicola.
Nonostante i suoi nobili propositi, il film di De Maistre soffre di alcune criticità narrative, problematiche registiche che fanno apparire affrettata, e in certi momenti superficiale, l’evolversi della trama.
Di fatti temi importanti come il conflitto interiore di Tian, le difficoltà familiari o la delicata condizione dei panda vengono solo sfiorati all’interno della storia, senza darne il giusto approfondimento.
Il risultato che ne consegue è un racconto dagli spunti interessanti, accattivanti, ma che vengono abbandonati troppo presto lasciando lo spettatore con un senso di vuoto interiore e domande in sospeso.
Moon il panda, quindi, pur regalando momenti di tenerezza e di profonda riflessione, non riesce a coinvolgere a pieno il pubblico sul piano emotivo.
Lo distanzia, lo inibisce, lo lascia osservare da lontano, cambiando la sua prospettiva a semplice testimone oggettivato, invece che da soggetto agente toccato nella sua interiorità.
Ciò nonostante, Moon il Panda conserva una sua piccola dignità poetica.
È un film che, pur non brillando per la sua profondità, ha il merito di proporre una visione positiva e necessaria del rapporto tra uomo e natura, o di quello che dovrebbe essere il suo legame armonioso con essa.
Una parabola visiva, strumento educativo più che un’opera cinematografica, che resta, a prescindere dalle sue problematiche, un buon punto di partenza di confronto, con il mondo esterno, e di discussione con il nostro io morale.
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