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Nata per te, la recensione su Almanacco Cinema
La favola vera di Luca e Alba Trapanese diventa un film. Nata per te, pur seguendo un itinerario intimo, affronta i temi della famiglia e dei diritti.
Il cinema, si dice, è una macchina dei sogni. Ci permette di visualizzare mondi ideali, storie commoventi, personaggi eroici, grazie alla creatività di sceneggiatori e registi. È, quasi sempre, finzione, resa reale dagli strumenti della settima arte.
Accade, però, raramente, che la realtà, in quanto a bellezza, superi la fantasia. Ed è questo il caso di Nata per te. Il film, diretto da Fabio Mollo, è l’adattamento dell’omonimo libro scritto da Luca Mercadante e Luca Trapanese. In Nata per te Luca Trapanese racconta la sua storia, e il percorso che l’ha portato all’adozione della piccola Alba. Si tratta del primo caso in Italia di adozione da parte di un single.
Un racconto in cui i sentimenti entrano in conflitto con le leggi, ponendo allo spettatore una serie di questioni. Quali sono gli elementi che determinano una famiglia? Le leggi rispondono davvero alle esigenze di tutta la società? Un cambiamento nella direzione dell’inclusività è possibile?
La trama di Nata per te
In un ospedale nel napoletano nasce una bambina con la sindrome di down. Non viene riconosciuta e sono le infermiere a darle un nome: Alba Stellamia. Luca Trapanese (Pierluigi Gigante) è un giovane che lavora in un’associazione, di cui è anche fondatore, che si occupa di ragazzi con disabilità. Vive con Lorenzo (Alessandro Piavani), suo compagno, e sogna di diventare genitore.
Le traiettorie di Alba e Luca si incontrano per una serie di circostanze. Luca ha da tempo dato la sua disponibilità per prendere un bambino in affido, senza ottenere risposte positive. Alba, invece, fa fatica a trovare una famiglia che l’accolga. Il tribunale allora prende in considerazione per la prima volta la richiesta di Luca, che nel suo modulo ha dichiarato di essere aperto a prendersi cura anche di bambini con difficoltà.
Tuttavia, il percorso, anche per l’affido temporaneo, si presenta più impervio del previsto. Luca è single, è omosessuale, e la priorità per la legge sono sempre le coppie eterosessuali sposate. L’uomo, allora, chiede l’aiuto di Teresa Ranieri (Teresa Saponangelo), avvocata esperta in tema di diritti. Inizialmente riescono a ottenere un affido temporaneo breve, di un mese. Poi, di fronte all’ennesimo rifiuto da parte di una coppia, Luca si convince a far richiesta di adozione.
La legge sull’adozione da parte dei single esiste, è una legge del 1983, di fatto mai applicata perché bloccata sempre dal parere di un giudice. L’ultima parola spetterà allora alla giudice Livia Gianfelici (Barbora Bobulova) che ha nelle sue mani il destino di due persone che hanno dimostrato di essere già famiglia.
La regia e la sceneggiatura
Nata per te vede la regia di Fabio Mollo, che aveva affrontato il tema della genitorialità già con Il padre d’Italia. Qui ha tra le mani una storia vera, e sceglie di raccontarla con una certa semplicità di stile. Niente di complesso, ricercato, ma una regia pulita messa totalmente al servizio della storia. Sullo sfondo una Napoli con la velata malinconia che la contraddistingue, inquadrata molto dai suoi tetti sciupati ma vitali.
Il regista firma anche la sceneggiatura insieme alla coppia Giulia Calenda, Furio Andreotti (C’è ancora domani). La scrittura, adattata dal romanzo scritto dal vero Luca Trapanese, risulta essenziale. Non risparmia allo spettatore momenti di ironia, di tenerezza e di riflessione, ma non punta mai in modo semplicistico al pathos.
Se l’emozione arriva lo fa per quel che il film racconta ma anche per le ottime interpretazioni di un cast di grande livello.
I personaggi di Nata per te
Luca, l’ottimo Pierluigi Gigante, è affiancato da tre figure femminili che in qualche modo fanno tutte la loro parte nel conseguimento dell’obiettivo finale.
Nunzia è l’infermiera che sceglie il nome di Alba, la prima a prendersi cura di lei, e la prima persona a conoscere Luca. Antonia Truppo (Lo chiamavano Jeeg Robot) dà vita a una donna concreta, curiosa e sensibile. Empatica, come chi fa il suo lavoro dovrebbe essere, legge da subito la sincerità di Luca e patisce l’ingiustizia di una legislazione che non lo riconosce.
Teresa, l’avvocata, diventa il braccio destro di Luca nella sua strada verso l’adozione. Esplosiva, goffa, ma appassionata, è colei che vede nella vicenda di Alba la possibilità di creare un precedente che dia speranza a tutti i single e le coppie omosessuali a cui non è consentito adottare. Si scontra per questo motivo con la prudenza di Luca, che non si sente del tutto legittimato a perseguire quello che desidera. Teresa Saponangelo, sempre interessante nei suoi lavori, risulta perfetta, e regala sul finale un momento di grande intensità.
Barbora Bobulova rappresenta, invece, il volto della legge. Il suo compito è farla applicare, tenendo come unico faro illuminante il bene del minore. La legge del 1983 prevede l’adozione da parte dei single in casi in cui il minore ha difficoltà a essere adottato. Dunque, lo stato non ritiene un single in grado di gestire un figlio, ma è disposto a chiudere un occhio laddove questo bambino proprio non trovi famiglia. Al di là della discutibilità del concetto, è il giudice in questi casi ad avere l’ultima parola. Livia vive un dilemma giuridico e morale, che la porta a considerare la necessità che il diritto evolva insieme alla società.
Nasce il sentimento
Colonna sonora di Nata per te è la bellissima Il mio canto libero di Lucio Battisti. Una canzone che ben rispecchia nel suo testo la storia di Alba e Luca. Una storia di amore vero, disinteressato, autentico e altruista. Luca riesce a non vedere nella disabilità di Alba un problema. È cieco a questo dettaglio che invece generalmente spaventa la nostra società.
Il suo desiderio di genitorialità ha la sua radice in una volontà pura di cura che commuove. Eppure, per lo Stato e per le leggi italiane non ha diritto a essere padre. Quando davanti al giudice dichiara, per onestà, di essere omosessuale riceve un’espressione di disapprovazione.
Quella di Luca è una storia personale, di circostanze precise, forse proprio di destino. Inevitabilmente, però, sprona lo spettatore a una riflessione universale su cosa sia la famiglia. Anche in Nata per te sentiamo ripetere la frase “ha bisogno di una mamma e di un papà”. Ma è davvero così? La famiglia, questo nucleo così importante per ognuno di noi, così centrale nella nostra società, così complesso nelle sue dinamiche interne, può davvero essere ridotto a “una mamma e un papà”?
Migliaia di famiglie vivono già una realtà diversa che, nonostante le critiche di molti, funziona. Il mondo corre più veloce delle leggi, e ci dimostra con i fatti che i “nuovi modelli” non sono privi di valori. Anzi, semplicemente, ci ricordano quelli che contano davvero: il rispetto, la cura, e l’amore incondizionato.
In conclusione
Nata per te è un film dal punto di vista formale molto semplice, quasi didascalico. Siamo nell’ambito di un cinema che non riflette su sé stesso, ma che mira a essere strumento di condivisione. C’è la volontà di mettere in forma narrativa una vicenda che ha nella sua essenza già tutto quello che serve.
Perché quella di Luca Trapanese e di Alba è davvero una storia che valeva la pena far conoscere. Una favola dove dall’incontro di due solitudini, due umanità che la società identifica come “diverse”, due umanità discriminate, si genera un’insperata onda d’amore. Quell’amore che è l’unico principio che può essere garanzia di una famiglia felice. E quell’amore che manca nelle parole e nei cuori di chi ancora resiste a un cambiamento sociale che ormai è già in atto.
Nata per te è una storia personale ma che, tuttavia, serve a tutti. Ci serve per ricordarci che un amore così grande, privo di egoismo, è possibile. Che quello che crediamo un’utopia è, grazie al coraggio di qualcuno, già realtà. Nata per te ci regala la speranza di credere che la strada per il cambiamento, seppur in salita, seppur affollata di ostacoli, forse la stiamo già percorrendo.