61Views
Nuovo Olimpo, la Roma mitologica di Ferzan Özpetek
Nuovo Olimpo, film del 2023 diretto da Ferzan Özpetek, oscilla con eleganza tra il dramma romantico e la riflessione sul potere del destino e delle coincidenze.
La trama di Nuovo Olimpo
Il film è ambientato nella Roma degli anni ’70, la pellicola racconta l’intensa e fugace storia d’amore tra Enea, un giovane aspirante regista, e Pietro, uno studente di medicina timido e riflessivo.
Il loro incontro avviene al cinema Nuovo Olimpo, un luogo simbolico, quasi mitologico, che evoca le scappatelle degli dèi greci, e che diventa teatro delle loro passioni. Tuttavia, nonostante l’amore travolgente, il destino li separa. Per decenni, i due si sfiorano senza mai riuscire a ritrovarsi davvero, sino a un incontro inaspettato che chiude il cerchio della loro storia.
La trama di Nuovo Olimpo ruota attorno all’amore e alle occasioni mancate. Il primo incontro tra Enea e Pietro avviene proprio all’interno di questo cinema, e il loro amore, come gran parte della loro storia, è narrato attraverso un costante rimando al mondo cinematografico. La pellicola diventa una celebrazione del cinema come strumento di memoria, un luogo dove il tempo si sospende e dove le emozioni più profonde prendono forma.
Il regista racconta non solo una storia d’amore, ma anche un’analisi del tempo e del caso. Enea, ormai affermato regista, gira un film sulla sua storia con Pietro, sperando di rievocare quel passato mai dimenticato. Quando Pietro, molti anni dopo, vede il film, decide di cercare nuovamente Enea, scatenando una serie di tentativi falliti di riunirsi, che proseguono fino agli anni ’90 e oltre.
Nuovo Olimpo vuole essere una riflessione sul potere del destino, sugli amori perduti e sul desiderio di rivivere emozioni passate. Un dramma raffinato e appassionato che tocca corde profonde e lascia il pubblico con la dolce malinconia di ciò che avrebbe potuto essere.
I personaggi
In Nuovo Olimpo il mito classico si intreccia con quello cristiano, e tutto si riflette nei nomi dei personaggi. L’incontro tra Enea e Pietro non è solo un rapporto amoroso, ma un simbolo dell’unione di due mondi, due tradizioni, classica e cristiana, che si intrecciano nella narrazione.
Mentre Enea è l’artista, destinato a diventare un regista e quindi a creare mondi attraverso le sue opere, Pietro diventa un medico, un guaritore, una figura che porta con sé la cura e la razionalità.
In una scena di Nuovo Olimpo, Enea e Pietro si ritrovano su binari opposti di una ferrovia, incapaci di parlarsi, distanti anche quando, separati dalle loro vite, si trovano a guardare lo stesso film che un tempo li aveva uniti.
Questa distanza silenziosa è una metafora potente che Ferzan Özpetek usa nel film per mostrare come i due protagonisti, pur essendo vicini fisicamente, siano separati da un abisso emotivo e temporale. Entrambi sono ancora legati da quel filo invisibile di ricordi condivisi, ma il loro percorso li ha condotti su strade diverse.
Il destino di Enea e Pietro, dunque, è quello di rincorrersi, come in un mito antico, sospesi tra speranza e disillusione.
Damiano Gavino (Enea) e Andrea Di Luigi (Pietro) offrono interpretazioni sincere e toccanti, incarnando due uomini che, nonostante il passare del tempo e i cambiamenti nelle loro vite, non riescono a dimenticare quel primo amore. La chimica tra i due attori è palpabile e la loro storia riesce a evitare il rischio della banalità, rimanendo sempre delicata e autentica.
Nel film Luisa Ranieri interpreta un personaggio che funge da figura simbolica di continuità. È la cassiera del cinema in cui si incontrano Enea e Pietro, e rimane l’unico elemento costante nel passare degli anni, nonostante le trasformazioni del locale da luogo d’incontri romantici a cinema a luci rosse. La sua presenza silenziosa e discreta conferisce un senso di stabilità e memoria al racconto, come se rappresentasse un legame indissolubile con il passato e il destino dei protagonisti.
In Nuovo Olimpo la capitale assume un’atmosfera quasi irreale, un palcoscenico che amplifica i sentimenti e le passioni dei protagonisti. Roma non è più solo uno sfondo, ma diventa il terzo protagonista della storia, un personaggio che lega passato e presente, mito e modernità.
Roma tra sogno e realtà
La Roma degli anni ’70 è ricostruita con grande sensibilità, donando un’atmosfera quasi magica alla vicenda. Il cinema stesso diventa una sorta di Olimpo moderno, in cui gli uomini vivono i loro desideri e dove Enea e Pietro si incontrano per la prima volta. La città, con i suoi colori caldi e le sue strade affollate, rappresenta un personaggio a sé, un luogo in cui tutto può accadere, ma dove i due protagonisti sembrano costantemente destinati a perdersi.
Nuovo Olimpo si muove con eleganza fra cinema, mito e la città di Roma, che diventa essa stessa un personaggio vivente. Le location della città eterna sono più che semplici scenari: sono lo sfondo di un viaggio interiore, un luogo che parla di passato, storia e mito.
Anche se lo spettatore ha già visto Roma mille volte, Özpetek la mostra con un nuovo sguardo, regalando una sensazione diversa, come se la capitale fosse trasfigurata, permeata di una bellezza malinconica e di un fascino eterno.
Le immagini in controluce, i toni ocra che riflettono i colori della Roma storica e una fotografia curata nei minimi dettagli fanno di questo film un’esperienza estetica raffinata.
La fotografia del film, affidata a Gian Filippo Corticelli, gioca con le luci e le ombre, con i colori caldi della città romana, per creare un’atmosfera sospesa tra passato e presente. La musica, come sempre nei film del regista turco-italiano, è un elemento fondamentale: da Yasmin Levy a Charles Aznavour, fino alla leggendaria Mina.
Il cinema che trascende la vita
Il titolo Nuovo Olimpo fa riferimento a un cinema che diventa il luogo simbolico dove si intrecciano incontri clandestini tra giovani omosessuali, e che assume una funzione centrale nel film, trasformandosi in un vero e proprio santuario per il protagonista e il suo amore perduto.
Questo spazio non è solo fisico, ma diventa una sorta di tempio sacro dedicato alla settima arte, conferendo alla pellicola una natura metacinematografica che permea l’intera narrazione. Ferzan Özpetek, da sempre appassionato di cinema, lo celebra con un tripudio di locandine di grandi classici, che non solo decorano la sala del Nuovo Olimpo ma invadono anche gli spazi più intimi e personali dei protagonisti, come le loro stanze, creando un parallelismo tra l’arte e la vita.
L’amore tra Enea e Pietro consiste in un incontro magico, breve e irripetibile, proprio perché destinato a scomparire nel tempo. È quell’unico istante in cui i protagonisti si concedono alla felicità, sapendo però che non durerà. Ed è forse questa sua fugacità a rendere l’amore tra i due così speciale e indimenticabile.
Mentre la loro relazione si dissolve nel corso degli anni, un aspetto rimane immutato: il cinema. Özpetek lo eleva a metafora della realtà, un rifugio in cui si conservano le emozioni e i ricordi, un’arte che riesce a catturare ciò che nella vita quotidiana sfugge. Il film è una celebrazione della forza immortale del cinema, capace di preservare anche quei momenti che nella realtà sono destinati a perdersi.
Attraverso Nuovo Olimpo, Özpetek ci ricorda che il cinema non solo riflette la vita, ma può anche trascenderla, trasformando ogni storia in un frammento di eternità.
L’inseguimento mitologico
L’intera vicenda di Nuovo Olimpo assume i toni di un inseguimento mitico, dove la realtà cede il posto al sogno, all’eros e alla speranza. Il film racconta un continuo rincorrersi di destini e desideri, un costante tendere verso l’altro che sembra sempre a portata di mano, ma mai davvero raggiungibile.
In questa dimensione onirica, il cinema diventa la rappresentazione della vita stessa: un luogo dove il tempo è sospeso e i sogni possono continuare a vivere, anche quando nella realtà sono ormai sfuggiti.
Roma, la città eterna, è lo specchio di questo inseguimento senza fine. La sua bellezza senza tempo, le sue strade e i suoi edifici storici diventano testimoni silenziosi della distanza emotiva tra Enea e Pietro.
L’inseguimento continuo e inconsapevole dei protagonisti è un viaggio poetico, dove il cinema stesso diventa il rifugio delle loro emozioni, un luogo che cristallizza il passato e proietta i sogni nel futuro.
Il legame tra Enea e Pietro diventa una metafora universale dell’amore e della perdita, e il loro mancato incontro rappresenta il destino di molti che si sfiorano senza mai raggiungersi completamente. Proprio come nella mitologia, dove gli eroi devono affrontare prove e sacrifici, anche i due protagonisti di Nuovo Olimpo si trovano a dover affrontare il peso del tempo e della separazione, con la speranza di un futuro in cui potranno finalmente riunirsi.
Il tema dell’eternità
In definitiva, Nuovo Olimpo non è semplicemente un film d’amore, ma si configura come una vera e propria ode al potere del cinema, capace di trasformare la realtà in un’esperienza emotiva universale.
Ferzan Özpetek, con la sua inconfondibile sensibilità, riesce a tessere una trama che non si limita a narrare una storia romantica tra due uomini, ma che esplora i temi più profondi dell’esistenza umana. Attraverso la lente del cinema, Özpetek ci invita a riflettere su come i sogni, le speranze, e i ricordi possano essere conservati e rivissuti, sfidando il tempo e le distanze.
L’opera di Özpetek mescola con maestria il mito e la realtà, creando un intreccio di rimandi culturali e storici. Nuovo Olimpo è anche una riflessione sulla perdita e sull’inseguimento. Come in un mito antico, i due amanti si sfiorano ripetutamente, ma il destino li separa sempre.
Il desiderio di ritrovarsi è costantemente presente, ma la vita, con i suoi imprevisti e le sue deviazioni, si interpone tra loro. Questo costante fallimento nel riconciliarsi non è solo una questione di eventi, ma rappresenta l’incapacità umana di afferrare e trattenere i momenti più preziosi della vita.
In ultima analisi, Nuovo Olimpo è un film che ci ricorda che, anche se il tempo passa e le distanze si allungano, l’amore e i ricordi restano impressi come impronte indelebili nell’anima.
Come il cinema, che riesce a catturare e perpetuare quegli istanti irripetibili, anche la vita è fatta di quei momenti di felicità e di dolore che ci formano e ci definiscono.