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Oceania 2, la recensione: c’è sempre un’ altra via
Oceania 2 è un sequel meno impattante del predecessore ma molto solido. L’orizzonte chiama di nuovo per un’avventura alla scoperta della strada meno scontata.
Che Oceania 2 fosse un viaggio ce lo aspettavamo. Dopo 8 anni dal primo emozionante capitolo, Vaiana (Auli’i Cravalho) torna nelle sale in Oceania 2, per un’avventura che si pone in aperta continuità con il suo predecessore.
La storia è ambientata un anno dopo i fatti avvenuti in Oceania(2016). Vaiana ora è cresciuta, è più riflessiva, ha paura di quello che potrebbe trovare alla fine del suo viaggio e per quello che lascia indietro.
È un’esploratrice a tempo pieno, la sua gente la celebra raccontando ai bambini le sue avventure per mare insieme al semidio Maui (Dwayne Johnson). Ed ha una fan d’eccezione: la sorellina Simea.
Questa volta ad accompagnarla ci sono il cantastorie Moni, l’inventrice Loto, e l’anziano contadino del villaggio Kele, e gli immancabili animaletti preferiti dei più piccoli: il galletto confuso Hei-Hei e il maialino Pua.
Il copione è simile a tanti altri sequel della Disney: nuovi pericoli, vecchi nemici che si trasformano in alleati come nel caso delle evil noci di cocco, i Kakamora, ed un misterioso cattivo finale Nalo.
Oceania 2 si aggiunge al filone del nuovo rinascimento Disney, volto a spezzare la maledizione dei sequel.
Oceania 2: un nuovo viaggio
Attraverso la formula di Frozen 2 (2019 – qui la nostra recensione), Oceania 2 getta le basi per un futuro possibile solo dopo aver svelato i misteri dei suoi antenati. Nonostante ciò, riesce a declinare questo tema in maniera diversa.
La storia del passato, si adatta al percorso narrativo e psicologico della giovane Vaiana, in quanto leader e punto di riferimento della sua tribù. L’eroina non è più un’ avventuriera inesperta, ma è la persona in cui tutti gli abitanti di Motunui ripongono le proprie speranze.
Il primo capitolo raccontava un processo di autoscoperta e di formazione. Oceania 2 sposta il focus sulla figura matura di Vaiana ed esplora il suo legame con gli altri.
A dare l’incipit per questa nuova avventura, sono gli antenati di Vaiana verso territori inesplorati. Questo porta ad un viaggio divertente ed epico, equamente diviso tra momenti più leggeri e sequenze spettacolari.
Dopo diverse ricerche inconcludenti, Vaiana riesce finalmente ad avere conferma che oltre al mare c’è di più. Ci sono popoli e isole lontane che aspettano solo di essere scoperte, l’obiettivo è spezzare la maledizione che li tiene separati.
Rispetto al primo capitolo, questa volta abbiamo un vero e proprio villain in carne ed ossa, che vediamo porre le basi per il terzo capitolo di Oceania.
Ad aiutarlo una figura misteriosa, Matangi (doppiata in italiano da una straordinaria Giorgia), di cui non si sa molto ma si lascia intuire che verrà raccontata meglio in altri possibili film.
Nel poco tempo che ha a disposizione per cantare una canzone, da a Vaiana l’insegnamento meno scontato di tutto il film: c’è sempre un’altra via. Crescere significa imparare a pensare fuori dagli schemi per creare un percorso solo nostro.
Non sono una principessa
Come abbiamo detto Vaiana parte per questa nuova avventura con una piccola ciurma. Di conseguenza anche la nave è più grande, proprio come la sua pericolosa impresa: ampliare gli orizzonti del suo popolo.
Perché di questo parliamo, trovare altri popoli per favorire quell’interscambio culturale che ha contribuito a definire i presupposti dell’evoluzione culturale e sociale umana.
La chiave vincente dei film d’animazione, sono proprio i riferimenti diretti e indiretti, al tempo presente dello spettatore. E a loro volta, anche i personaggi, sono lo specchio dei nuovi modelli di riferimento.
Vaiana è l’eroina della storia, e su questo non ci piove. Non è la solita principessa Disney alla ricerca della storia d’amore e del lieto fine, qui di sentimentalismi di questo tipo non c’è n’è ombra. A predominare sono i valori di appartenenza, della famiglia e dell’amicizia.
Disney punta sul nuovo modello di principessa moderna: intraprendente, coraggiosa, carismatica, ma a suo modo ancora fragile e imperfetta. In questo caso però, oltre a non aver bisogno di principi e castelli, non ha nemmeno la prerogativa di definirsi una principessa. Ed è proprio lei a dircelo.
Fra meraviglie visive e note dolenti
Oceania 2, 63esimo classico Disney, firmato da Dave G. Derrick Jr., Jason Hand e Dana Ledoux Miller, conferma le meraviglie visive del suo predecessore. Il film ha un respiro cinematografico importante, non solo da un punto di vista tecnico, ma soprattutto registico.
Le ampissime carrellate su panorami mozzafiato, sono arricchite da colori sgargianti di un oceano sconfinato e dalla natura selvaggia di mete ignote.
La pellicola si rivela audace soprattutto in alcune sequenze oniriche, che uniscono ottime intuizioni visive al fascino della cultura mitologica polinesiana. Anche nella sua parte action si difende molto bene: sia nelle fasi più slapstick, con minacce rappresentate da immensi mostri marini e nel combattimento puro, questa volta vede il coinvolgimento di Vaiana molto più centrale e fisica.
Oceania 2 si conferma uno dei migliori film Disney del nuovo millennio per quanto riguarda le animazioni: dai movimenti dei personaggi alla fluidità di tanti micro-dettagli, come ad esempio i capelli. Lo si nota anche nella ricchezza di dettagli dei fondali, l’acqua è sempre più credibile grazie ad un impatto tecnico mai visto prima.
Un impatto visivo esplosivo che porta su schermo un’avventura di grandi proporzioni visive, regalandoci inquadrature subacquee mozzafiato e a dir poco credibili.
L’unica nota dolente di Oceania 2…sono proprio le canzoni. Se nel primo capitolo abbiamo capolavori come Tranquilla! e Oltre l’orizzonte, purtroppo in questo sequel si sente molto l’influenza musicale del primo e la volontà di emularlo, purtroppo non riuscendoci a pieno.
I personaggi si sono evoluti, addirittura Maui passa in secondo piano a Vaiana, ma il sound non va di pari passo con questa crescita. Molto convincente la canzone del nuovo personaggio Matangi Perditi (Get Lost), che rispecchia in pieno la novità sia sonora che psicologica del contributo che da alla storia.
Oceania 2 in conclusione
Tirando le somme Oceania 2 è un sequel che funziona. Porta avanti storia e personaggi secondo il loro naturale percorso di crescita, questa evoluzione va di pari passo con quella visiva.
Non pretende di elargire massime o insegnamenti di vita e fa uscire gli spettatori dalla sala con un sorriso. Fa esattamente quello che ci si aspetta e non delude affatto.
Immancabile la lacrimuccia quando lo spirito della nonna di Vaiana l’aiuta nel suo viaggio. Tangibile anche l’aumento di percezione di pericolosità della missione.
Il film ci trascina verso il suo epilogo con una storia dal sapore molto più corale. Il punto, questa volta, non è raggiungere l’orizzonte, ma attraversarlo, superando i propri limiti per raggiungere il proprio obiettivo a tutti i costi.
Nella prima parte ci sono molti elementi narrativi evocativi del primo capitolo, ma quando finalmente la storia prende il via, passato e presente collaborano verso la stessa direzione: stupire ed emozionare.