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Parthenope, la recensione su Almanacco Cinema

Parthenope, il nuovo capolavoro di Paolo Sorrentino

Paolo Sorrentino è tornato. Il suo nuovo film Parthenope adesso nelle sale sta incantando l’Italia ed il mondo.

Parthenope, la nuova grande bellezza

Parlare dei film di Paolo Sorrentino significa parlare dei misteri e delle bellezze dell’essere umano. Con Parthenope il regista napoletano scava dentro l’essenza della giovinezza, mettendo allo scoperto domande e non risposte. Come dice lui stesso: “Il cinema deve porre delle domande e non dare delle risposte”.

La nuova pellicola del maestro è un mix tra E’ stata la mano di dio e La grande bellezza. Siamo davanti ad un vero e proprio capolavoro cinematografico.

Il film narra la storia e il percorso di vita di Parthenope, una donna nata in acqua proprio come il mito della sirena, e proprio come la magia della sirena, la giovane Parthenope è bellissima, perfetta agli occhi di tutti, desiderata da tutti, la sua bellezza può fargli avere tutto ciò che vuole.

“La bellezza è come una guerra, spalanca le porte” dice il personaggio di John Cheever, interpretato da Gary Oldman, nella scena dove tenta di indirizzare Parthenope verso una strada di “conquista” del mondo attraverso la sua bellezza, che le permetterà di ottenere tutto ciò che vuole.

Ma perché Parthenope è un capolavoro? Rappresenta quella fusione perfetta tra la fantasia enorme (come la fantasia di un certo Federico Fellini) del regista e il suo stato d’animo interiore.

Sorrentino parla sotto ogni forma cinematografica, lo vedi nei dialoghi e nelle frasi uniche che solo lui può pensare e scrivere, la cosa meravigliosa è che lui è unico come i suoi personaggi, Sorrentino ha la risposta pronta come i suoi personaggi, Sorrentino non è mai banale, Sorrentino è Sorrentino.

Parthenope

Parthenope è un film per tutti: stupisce sia ragazzi di 17 anni che adulti di 60, perchè ciò che ci mostra il regista è un qualcosa che tutti abbiamo dentro.

La colonna sonora che commuove è stata fonte di ispirazione grande per Paolo Sorrentino, ovvero la canzone iconica Era già tutto previsto di Riccardo Cocciante. Il regista ha affermato di aver ascoltato in continuazione questo brano durante la scrittura della pellicola. Ogni volta che sentiremo le note dell’iconico brano il nostro cuore inizierà a comunicare con la nostra mente e susciterà in noi emozioni che Sorrentino vuole farci provare. Geniale e intenso il modo in cui lo spettatore viene rapito.

Parthenope e il percorso della vita

Parthenope si sviluppa su un arco temporale che va tra il 1950 ed il 2023, lungo questo percorso Sorrentino mostra personaggi bizzarri ma allo stesso tempo imponenti, unici e pieni di sostanza e rivela Napoli sotto il punto di vista umano e di appartenenza.

Nella prima parte Parthenope si trova nel pieno della giovinezza, ci viene mostrata sia la bellezza della giovinezza sia la bellezza dei suoi misteri e delle sue oscurità, nel cinema di Sorrentino tutto è bello e tutto è imponente, come se avesse un filtro magico che gioca con la sua fantasia e rende tutto ciò che pensa magnificamente stupendo, anche che si tratta di qualcosa di grottesco e di oscuro.

L’impatto visivo è magistrale, i movimenti della macchina da presa parlano e stupiscono lo spettatore. La regia di Sorrentino resta sempre piena di virtuosismi impossibile da imitare. Sorrentino esplora le emozioni umane come solo lui sa fare.

Sorrentino racconta Napoli e definisce il senso della sua bellezza e della sua parte oscura, proprio come Parthenope. Capiamo quindi che Parthenope è come Napoli, e soprattutto Parthenope è Sorrentino.

Ma in che senso Parthenope è Sorrentino? Sicuramente sia la visione dell’esistenza e la risposta pronta sembrano proprio due parti caratteriali presenti sia nella protagonista che nel regista. Ma c’è tanto altro, ad esempio possiamo intercettare la malinconia nel pensare alle domande sull’esistenza.

Durante il percorso della sua vita, Parthenope incontra Devoto Marotta, il professore universitario di antropologia. Interpretato da uno strepitoso Silvio Orlando è forse il più importante che Parthenope possa incontrare poiché è l’unico che capisce la protagonista, l’unico che si mette al suo livello e coglie ogni sua domanda sulla vita come se fosse oro; “Io non la giudicherò mai. Lei non mi giudicherà mai. Le piace questo patto?” disse il professore durante un dialogo con Parthenope.

 

Il percorso è pieno di riflessioni personali sulla città di Napoli, che il regista ammira e critica allo stesso tempo. “Camminate a braccetto con l’orrore e non lo sapete”: questa è una delle frasi presenti nel monologo del personaggio di Greta Cool (interpretato da una fenomenale Luisa Ranieri) che si riferisce alla città di Napoli.

La costruzione così marcata dell’invettiva è un marchio di fabbrica nel cinema di Paolo Sorrentino, come dimostrato da alcuni monologhi quali quello di Jep Gambardella in La grande bellezza.

Parthenope

La scena che avrebbe meritato l’Oscar

Si potrebbe parlare di Parthenope per ore, ma ciò che bisogna fare è sedersi in sala e godere dell’arte, perchè si sà che i film di Paolo Sorrentino bisogna farli penetrane dentro se stessi così da assaporare ciò che il regista vuole comunicarci.

Ma c’è una scena che è di una profondità e di una bellezza mai vista prima, ovvero la scena in cui Devoto Marotta presenta suo figlio a Parthenope. In questa sequenza il professore trova il coraggio di mostrare suo figlio alla protagonista, ed è lì che Sorrentino stupisce il pubblico.

Il figlio di Devoto Marotta è un uomo deforme, mostruoso e alla visione surreale. Ma che cosa rappresenta? Il figlio mostruoso che vediamo è in realtà un bambino, l’immagine complessiva è quella di un ragazzo che stupisce per la sua forma, ma che resta allo stesso tempo infantile, come sottolineato dalla sua risata quando sente la parola “stronzo”. Sembra quasi essere il bambino interiore dellinfanzia nascosta di Parthenope, mostruoso e deforme è il senso dell’infanzia e della giovinezza di Parthenope.

Ma c’è molto di più sotto, quel bambino deforme rappresenta l’infanzia di Paolo Sorrentino, l’infanzia che ai suoi occhi adesso è deforme e mostruosa per ciò che non ha vissuto e per ciò che di brutto nella sua infanzia ha passato. Il regista aveva affermato che Parthenope sarebbe stato il racconto della giovinezza che non ha vissuto, ed ecco qua che il regista mostra alla protagonista e al pubblico la sua infanzia deforme.

E quindi perchè abbiamo detto che Parthenope è Sorrentino? Nella stessa sequenza il professore rivela a Parthenope che suo figlio è fatto di acqua e di sale e la risposta della protagonista è “come me”, così questo collegamento tra Parthenope e Paolo Sorrentino viene magnificamente percepito dal pubblico. Tutto ciò è commovente e geniale, ecco perchè Parthenope è un capolavoro.

Come sappiamo l’Italia ha scelto Vermiglio di Maura Delpero come rappresentante agli Oscar. Avrebbe meritato la candidatura Parthenope? Assolutamente sì. Avrebbe potuto vincere? Assolutamente sì.

Sorrentino si dimostra ancora una volta il Fellini contemporaneo, chi non capisce i suoi film vuol dire che non capisce la vita.

Recensione a quattro stelle su Almanacco Cinema

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