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Per un pugno di dollari, un film politico e rivoluzionario
Per un pugno di dollari, il film che ha dato il via allo Spaghetti-Western e che ha rivoluzionato completamente il genere, compie 60 anni.
Il secondo film di Sergio Leone (il primo è Il colosso di Rodi, 1961) non ha cambiato solo i canoni del Western ma ha completamente rivoluzionato il modo di girare e di caratterizzare i personaggi. Se oggi una persona qualsiasi dovesse pensare al western, pur non avendone mai visto uno, penserebbe sicuramente ai cliché che compaiono nei film di Leone, non in quelli di John Ford.
I duelli infiniti, il pistolero senza nome che arriva dal nulla e ci ritorna alla fine del film, le musiche di Ennio Morricone, tutto questo è entrato nell’immaginario collettivo di tutti noi più di qualunque altro film o regista americano. Il pubblico medio conosce le situazioni tipiche del western italiano pur non avendone mai visto nemmeno mezzo.
Non è proprio vero che Per un pugno di dollari è il primo western italiano. All’inizio degli anni sessanta ne sono stati in realtà prodotti poco più di venti ma tutti con caratteristiche simili a quelle del western classico americano. Il film di Leone del 1964 è quindi il primo western a dettare le regole del cosiddetto Spaghetti-western. Da lì in poi ne verranno prodotti circa 70-80 all’anno fino all’inizio degli anni ’80, quando il genere iniziava a perdere la sua forza.
Per un pugno di dollari, di cosa parla
Il film di Leone è un remake non dichiarato del film di Akira Kurosawa del 1961 La sfida del samurai. Se per quanto riguarda la regia Leone ha saputo interpretare l’opera del regista giapponese in un modo totalmente personale, per quanto riguarda la trama siamo invece ai limiti del plagio.
Il film inizia con un pistolero misterioso che arriva in un paesino in mezzo al nulla in cui governano due potenti famiglie che si fanno la guerra a vicenda: i Rojo e i Baxter. Una famiglia contrabbanda armi mentre l’altra alcool. Lo straniero senza nome (che tutti gli abitanti chiamano Joe ma è semplicemente un nome per non chiamarlo “ehi tu!”) inizia fin da subito a dimostrare una grande abilità con la pistola. Subito entrambe le famiglie vorrebbero assumerlo come pistolero e lui inizia a vendersi al miglior offerente, prima da una parte e poi dall’altra, fomentando la rivalità tra i due schieramenti e compiendo un po’ alla volta una carneficina.
Cosa cambia rispetto a prima
Con Per un pugno di dollari le caratteristiche che da sempre fanno parte di questo genere vengono totalmente modificate. Per prima cosa cambia radicalmente il modello di eroe. Nel western classico l’eroe è una persona buona e rispettabile, che ha un ideale, crede nella giustizia e agisce per ottenerla. In Per un pugno di dollari e più in generale nel western italiano non c’è un vero eroe di questo tipo ma c’è un antieroe che agisce esclusivamente per i propri interessi.
Nel western classico gli antagonisti sono individui che minacciano l’ordine e la civiltà e verso i quali è legittimato l’uso della violenza da parte dell’eroe. Nel western italiano invece l’antagonista non è molto diverso dal protagonista perché non c’è più una divisione netta tra bene e male. L’antieroe protagonista usa la violenza sostanzialmente per avere un compenso in cambio. Spesso infatti i protagonisti dei western italiani sono dei Bounty killer, cioè individui che uccidono banditi sulla cui testa c’è una taglia in denaro. Non affrontano criminali per senso della giustizia o perché sia giusto combattere il male ma solo per avere dei dollari in cambio, se non venissero promessi loro dei soldi non si muoverebbero neanche.
Il nostro straniero senza nome, in Per un pugno di dollari, non è proprio l’eroe che gli spettatori erano abituati a vedere nei western americani. Egli arriva infatti con un mulo e non con un cavallo, non si rasa da qualche giorno e, assistendo a prepotenze e violenze anche su un bambino, rimane del tutto indifferente rispetto a ciò che gli accade intorno. Non è un eroe portatore di valori o un difensore della giustizia sociale, è un pistolero che agisce esclusivamente per sé e mettendosi al servizio delle due famiglie ha lo scopo di arricchirsi il più possibile.
La rappresentazione della violenza
Un’altra cosa che cambia è la rappresentazione della violenza. Nel western classico essa o non era per niente mostrata oppure veniva messa in scena soltanto lo stretto indispensabile. In Ombre rosse per esempio, film di John Ford del 1939, vengono lasciate fuori campo gran parte delle sparatorie o al massimo si vede chi spara ma non vengono mostrati coloro che vengono colpiti e uccisi. Nel western italiano le cose cambiano parecchio, la violenza è mostrata senza omettere nulla e talvolta anche in modo eccessivo.
Nei film italiani infatti aumenta il realismo di ciò che viene rappresentato, dato che i classici di questo genere rappresentavano quasi sempre una falsificazione della realtà. Come dichiarò in un’intervista proprio Leone: “Qui stiamo raccontando una certa America, periodo 1860-80 suppergiù. Non era mica un ambiente romantico, il West, a quei tempi. […] Se io ammazzo uno con la 45 caricata a palle di piombo, gli faccio fare un salto di cinque metri all’indietro, perché questa era la verità”.
Altre novità sono la dilatazione dei tempi quasi all’inverosimile, soprattutto nei duelli, la rappresentazione sia di chi spara sia di chi viene colpito nella stessa inquadratura e, per far aumentare la tensione di alcune scene, gli occhi dei pistoleri inquadrati a tutto schermo. In questo modo gli spettatori non potevano sapere come si stavano muovendo le mani dei personaggi durante i duelli ma potevano farsene un’idea solo dai loro sguardi.
L’elemento politico in Per un pugno di dollari
Insomma, il personaggio interpretato da Clint Eastwood non è un vero e proprio rivoluzionario o un difensore del popolo. Anche nel rapporto con il potere, qui rappresentato dai Rojo e dai Baxter, ha una visione della realtà dissacrante e decide di mettere i due padroni del villaggio uno contro l’altro, non in nome di un ideale di giustizia, ma semplicemente per arricchirsi. Anche se lo straniero va contro il potere non assume un’ideologia di partito ma è un anarchico individualista che per combattere due padroni riesce a non servire nessuno dei due e, anzi, a guadagnarci sopra.
Ci troviamo quindi davanti a un personaggio che agisce al di sopra delle parti e solo ed esclusivamente per il proprio interesse ma, nonostante questo, non è invidioso o corrotto dal potere. Joe infatti, anche se attraverso una strategia politica riesce a eliminare i due gruppi di potere che dominano il villaggio, non vuole assolutamente prendere il loro posto ma soltanto ricavarne un vantaggio personale a livello economico. In sintesi, il protagonista di Per un pugno di dollari è un anarchico che ha due obbiettivi: fare soldi e distruggere con la violenza qualunque forma di potere gli si presenti lungo il suo cammino.
La colonna sonora e i dialoghi
Una menzione indispensabile la merita la colonna sonora di Morricone. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un cambio di registro rispetto al western classico. Le musiche che accompagnano il film non sono più brani da orchestra ma sono un miscuglio di motivi rock, di versi con la voce e di rumori di oggetti. Il tutto è in perfetta simbiosi con le immagini girate da Leone e hanno l’obbiettivo, possiamo dire perfettamente riuscito, di creare l’epica nelle varie scene.
Anche i dialoghi sono parte fondamentale dell’universo creato da Sergio Leone. Ogni frase che viene pronunciata è epica nel contesto del film e potrebbe tranquillamente essere raccolta in un libro di aforismi e frasi celebri da ricordare. In Per un pugno di dollari, come in ogni altro film del regista, ci sono numerose frasi d’effetto che rimangono impresse nella mente dello spettatore. Ne cito alcune:
- “Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto”;
- “Al cuore Ramon (il cattivo interpretato alla grande da Gian Maria Volontè), se vuoi uccidere un uomo devi colpirlo al cuore!”;
- Clint Eastwood al becchino: “Prepara tre casse”. – Sparatoria in cui uccide quattro persone – Eastwood sempre al becchino ritornando indietro: “Volevo dire quattro casse”.
Conclusioni
Per concludere possiamo tranquillamente dire che chi non ha mai visto Per un pugno di dollari dovrebbe stare in ginocchio sui ceci fino a Natale. Sicuramente non è il miglior film di Sergio Leone ma certamente è il più importante. Come L’infernale Quinlan (Orson Welles, 1958) è più bello di Quarto potere (Orson Welles, 1941) ma Quarto potere è sicuramente più importante, allo stesso modo possiamo sostenere che Il buono, il brutto, il cattivo (Sergio Leone, 1966) o C’era una volta il West (Sergio Leone, 1968) sono più belli di Per un pugno di dollari ma quest’ultimo è senza ombra di dubbio più importante per la storia del cinema.