Piccole cose come queste, la recensione del nuovo film con Cillian Murphy

Piccole cose come queste, dopo il suo esordio a Berlino, dove era stato scelto come film d’apertura, ha debuttato alla Festa del Cinema di Roma.

Già al suo esordio il film aveva destato stupore per la presenza, dell’ormai consacrato divo, Cillian Murphy.

L’attore irlandese torna sul grande schermo, dopo l’ultimo ambizioso film di Cristopher Nolan, Oppenheimer. Cillian Murphy era già conosciuto ai più per il ruolo di Thommy Shelby nella serie Peaky Blinders. Nella serie l’attore aveva conquistato il cuore dei fan, con il suo carisma ammagliante e il suo personaggio, anti eroe per eccellenza.

Ma solamente grazie ad Oppenheimer aveva ricordato al mondo intero di come fosse, prima di tutto, uno straordinario attore per il grande schermo. Come testimonia la sua lunga carriera, divisa tra prodotti dal forte stampo auoriale e film squisitamente commerciali.

Piccole cose come queste riapre una piaga della storia irlandese

Piccole cose come queste ha la portata di un prodotto sentito, d’autore, intrinsecamente connesso ad una dimensione storica e sociale, come quella dell’Irlanda del 1985. Il film si pone, con ambizione, l’obbiettivo di raccontare l’orrore delle Case Magdalene. Il regista riprende un fenomeno drammatico della storia irlandese. Le Magdalene Houses erano delle residenze di prigionia gestite dalla Chiesa Cattolica, tra il 1820 e 1996, dove venivano confinate a vita donne incinte, considerate dalla chiesa peccaminose.

Tim Mielantis ribalta la prospettiva e affida il racconto agli occhi magnetici di Murphy, nel ruolo di Bill Furlong, commerciante di carbone con alle spalle una moglie e cinque figlie da mantenere. Una mattina, durante una consegna al convento locale, si imbatte in una scoperta che lo destabilizzerà. Il nostro, all’interno di una realtà, strettamente cattolica, controllata dalla Chiesa, sceglierà l’omertà o andrà fino in fondo?

Il regista belga orchestra con cura una messa in scena minuziosa, con uno sguardo attento alla realtà del nostro protagonista. Non a caso i dettagli diventano protagonisti, come le mani sporche che Bill sciacqua vigorosamente, come se dovesse rimuovere gli ultimi rimasugli di un presente tormentato dal suo passato.

A colpire lo spettatore è la straordinaria capacità del film di muoversi agilmente all’interno di una dimensione quasi neorealista, senza perdere mai di vista, la dimensione psicologica del nostro protagonista. Il personaggio di Bill Furlong, riuscirà ad agire ricavando, da un passato costellato da sogni e dalla speranza, la forza di compiere un gesto così radicale. La pellicola non trascura il passato del nostro protagonista, che si inserisce all’interno della narrazione tramite numerosi flashback coerenti con l’evoluzione narrativa del film.

Cillian Murphy un’interpretazione intensa, tra passato e presente

Cillian Murphy interpreta con cura un personaggio malinconico, tormentato da una scoperta che metterà in seria discussione tutte le sue certezze, posto che ce ne fossero. L’attore irlandese non esagera con le battute, anche se mantiene coerentemente il suo accento irlandese, offre una prova di sguardi, di non detti, dimostrando il coraggio di un grande attore di ritagliare ai margini il proprio nome per dedicarsi interamente al film. 

Piccole cose come queste porta alla luce una storia vera con grande personalità, portando al cinema uno degli attori più famosi, ed in forma del momento, volto perfetto per un’opera personale ed intima dove i sogni faranno i conti con una realtà ingiusta, e forse, riusciranno ad avere la meglio.

Tancredi Toffoli

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