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Profondo rosso, la recensione su Almanacco Cinema

Profondo rosso, la recensione: il presepe di Argento

Profondo rosso torna nelle sale. È l’opera migliore di Dario Argento o il paradosso dell’autorialità? Una nuova indagine ha inizio.

Questo caso inizia il 20 agosto. Il 20 agosto Profondo rosso di Dario Argento è tornato nelle sale in una versione restaurata in 4K dall’Istituto Luce. Quale occasione migliore per una prima visione?

Le ultime persone ad aver visto Profondo rosso fornivano un alibi di ferro ad Argento. Le dichiarazioni erano lusinghiere: capolavoro, il suo film migliore, 4,5/5, Argento è un dio selvaggio. Già da lì, però, qualcosa iniziava a puzzare: gli elogi e le analisi non entravano troppo nel cuore del film.

L’atmosfera, l’autore, mai troppo la storia in sé. Perciò entro in sala insospettito ma fiducioso. Troppo tardi. La tragedia si era già consumata. Il film, tale Rosso Profondo, anni 49, era già stato ucciso.

Profondo rosso Almanacco Cinema

Per iniziare un’indagine è sempre bene partire dal principio, ed in principio era il soggetto. Il soggetto di Profondo rosso: il pianista Mark (David Hemmings) assiste all’omicidio di una medium, l’uomo decide di iniziare a indagare per conto proprio e nel frattempo altre persone vengono uccise. Vabbè sarà riassuntivo. No. Letteralmente questa medium (Macha Méril, che in questa recensione se la vedrà brutta) viene ammazzata e questo tizio, che a malapena la conosce, rischia la vita per capire chi sia stato. Quindi, domanda 1: come posso seguire appassionatamente una storia se il protagonista e le sue motivazioni sono il nulla?

Azione-reazione

Azione-reazione è il pan di spagna di un film, la sua coerenza. In Profondo rosso assistiamo a: assassini che si teletrasportano o che agiscono secondo logiche tutte loro, gente che reagisce ad omicidi orribili come ad una bolletta arrivata in anticipo, vittime che urlano una volta sola. Precisazione: la regia degli omicidi segue uno stile ben preciso. Inquadrature rapidissime, quasi allucinogene. Può piacere o no (a me no) ma lì è scelta stilistica. Domanda 2: bene, però se l’assassino sembra stia tagliando le costolette o la vittima prende colpi di una violenza inaudita come delle pacche di Cannavacciuolo, quel pan di spagna non diventa più simile al pane del McDonald’s?

Colonna sonora e fotografia

La colonna sonora del jazzista Giorgio Gaslini e dei Goblin è diventata iconica. Il problema è che è come un bambino al ristorante: magari è anche bello, ma entra di prepotenza e da fastidio. La fotografia è molto suggestiva, con colori algidi che quasi ricordano quelli di un coltello. Da sottolineare anche la componente gore, di certo non la prassi nel cinema italiano. L’uso della Snorkel, la microcamera usata riprendere da vicino gli oggetti, da luogo alle scene forse più belle. Anche le ambientazioni romane e torinesi sono niente male, l’aria da incubo si respira a pieni polmoni. Solo che qui succede una cosa, con le comparse, che cade nella prossima categoria.

profondo rosso medium - Almanacco cinema

Profondo rosso, gli attori

La prima vittima, Macha Méril, sovra-recita in una maniera spaventosa. Parla male, muore peggio. Segue a ruota Clara Calamai e molti altri. Non che Hemmings sia Marlon Brando, comunque.

Nonostante abbia appena assistito alla morte atroce di una donna, cosa che dovrebbe sconvolgerlo dato che poi si farà in quattro per identificare il colpevole, quando parla con i poliziotti la sua preoccupazione maggiore è che gli venga riconosciuta la professione di pianista. Le comparse: anche qui sarà scelta di Argento, ma vedere sullo sfondo quegli automi è grottesco.

Sembra di vedere uno di quei presepi con i personaggi in movimento. In effetti l’assassino si muove proprio come il macellaio del presepe. Coincidenze? Siamo in un’indagine, non possiamo credere alle coincidenze.

L’epilogo

In un giallo o noir, una delle colonne portanti è il legame criminale – persona che gli vi si contrappone. Può essere tanto di odio, paura come di condivisione di alcune motivazioni o stima per l’ingegno. L’antagonista è approfondito quasi se non più del protagonista stesso. Qui no. La trama, che arriva al finale come i suoi personaggi, ciondolando un po’ in giro, ci presenta un colpo di scena che è del tutto inaspettato. Inaspettato come se in Seven si scoprisse che il killer è l’agente Davis.

Troppo spesso delle opere vengono definite intoccabili già solo per l’autore. Domanda 3: ma non dovrebbe essere l’autore a diventare intoccabile grazie alle sue opere, invece che il contrario? Cos’è che fa un capolavoro? La sua durata. Più il capolavoro è tale meno invecchia male.

Non ridi con Cabiria, La palla n°13, Salvata da Rover, Lo squalo. Magari ci si rende conto dei limiti tecnici della loro epoca, ma restano apprezzabili sempre. Perché hanno storie e idee eterne. Profondo rosso è un film che ha bisogno della sua data di uscita come di un operato dell’anestesia.
Può mai essere un capolavoro? Domanda 4.

Profondo rosso Almanacco cinema

In conclusione

Forse è sbagliato mettere in discussione certi autori. Ma qui arriva la domanda 5: lo status di un autore/opera non è dato proprio dalla capacità di resistere a simili discussioni? Segue la domanda 6: “È un film di Dario Argento, devi sta’ zitto” è un buon modo di resistere?

L’indagine, quindi arriva ad una risoluzione. Il colpevole è Dario Argento, con aggravante di sceneggiatura. Da condannare, però, sono tutti i suoi seguaci e non, disposti a mettere in discussione a volte sì a volte no.

Comunque spero davvero, come ogni buon giallo, che questa mia prima accusa sia solo un abbaglio. Magari arriverà un prete anche qui, a portarmi la verità. O magari l’estrema unzione. Vedendo questa recensione, propendo per la seconda.

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