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Qualcuno volò sul nido del cuculo, la recensione
Qualcuno volò sul nido del cuculo: l’opera straordinaria di Miloš Forman, vincitrice di cinque Premi Oscar. Un film che ha segnato la storia del cinema.
Qualcuno volò sul nido del cuculo è un film del 1975, uno dei capolavori del regista cecoslovacco emigrato in America. Una favola dolce e amara capace di commuovere e far riflettere anche dopo cinquant’anni.
Tratto dal best seller di Ken Kesey del 1962, scritto dopo l’esperienza di volontariato da parte dell’autore in un ospedale psichiatrico californiano, il Veterans Administration Hospital di Palo Alto, il film denuncia i soprusi e il regime dittatoriale all’interno delle strutture per i malati di mente.
Qualcuno volò sul nido del cuculo, la trama
Per sfuggire alla galera, il delinquente Randle Patrick McMurphy (Jack Nicholson), fingendosi matto, viene spedito in un ospedale psichiatrico di Salem, in Oregon, per essere tenuto sotto osservazione e stabilire se sia veramente affetto da qualche disturbo.
All’interno della struttura, Randle si dimostra subito ostile ai metodi inumani dell’infermiera Mildred Ratched (Louise Fletcher), che nessuno osa sfidare, contravvenendo alle regole.
Seguendo il suo esempio, anche gli altri pazienti iniziano a ribellarsi, scatenando la terribile vendetta della donna ai danni di Randle.
Qualcuno volò sul nido del cuculo, analisi del film
Dopo Taking Off (1971), Qualcuno volò sul nido del cuculo fu il secondo film americano per Miloš Forman e il suo primo capolavoro (il secondo fu Amadeus del 1985).
Il titolo si riferisce all’espressione anglosassone “cuckoo’s nest”, il nido del cuculo (volatile che utilizza i nidi delle altre specie per deporre le proprie uova), un modo per definire i manicomi.
McMurphy, accusato di violenza per aggressioni e per aver sedotto una minorenne, vola nel nido del cuculo incoscientemente, denunciandone il regime repressivo, nonostante non sia uno stinco di santo.
All’interno della struttura i confini tra bene e male si assottigliano e si confondono. Ciò che in apparenza sembra il bene in realtà si rivela il male assoluto e viceversa.
Miss Ratched: il volto della repressione
A incarnare il “male” è la figura dell’infermiera caporeparto Miss Ratched, temuta da tutti e che McMurphy (il bene) prova a sfidare nel tentativo di ridare dignità ai pazienti psichiatrici con i quali entra in relazione.
Egli diventa il portavoce dei più fragili, come Billy Bibbyte (Brad Dourif), ragazzo timido e balbuziente, e dell’indiano Bromden (Will Sampson), soprannominato dal lui “Grande Capo” finto sordomuto e dalla corporatura imponente, e di tutti coloro incapaci di ribellarsi ai continui soprusi, timorosi di subire brutali punizioni.
Una delle scene emblematiche si trova a metà del film, quando McMurphi, dopo aver saputo del rischio di rimanere nell’Istittuto oltre la pena detentiva di 68 giorni, e aver appreso che molti pazienti sarebbero liberi di andarsene se solo lo volessero, si sfoga provando a instillare in alcuni di loro la voglia di ribellarsi e di ritornare alla vita. “Ma che cosa vi credete… di essere pazzi? Voi non siete più pazzi della media dei […] che vanno in giro per la strada […]” sbotta a un certo punto per invogliarli all’azione.
Purtroppo, il suo incitamento porta solo l’mmaturo Charlie Cheswick a richiedere più sigarette e davanti alla sadica indifferenza di Miss Ratched, l’uomo perde il controllo.
Nel tentativo di calmarlo, McMurphi finisce per litigare col personale psichiatrico, scatenando una rissa. Siamo a circa metà del film, in gergo tecnico quello che gli sceneggiatori chiamano Midpoint (il punto più alto o più basso per l’eroe).
Per McMurphi, infatti, l’evento sembra segnare l’inizio della sua fine, in cui “tutto è perduto” e Miss Ratched può finalmente vendicarsi, punendolo con l’elettroshock. Un modo coatto per piegarlo definitivamente al suo volere e a quello di una società repressiva di cui lei ne è l’incarnazione.
Incarnazione dei sistemi dittatoriali, il cui scopo è annientare l’io individuale e la percezione del sé, decostruire la personalità per formare soggetti mansueti e governabili.
Qulacuno volò sul nido del cuculo, un’opera di valenza sociale
Forman si serve del linguaggio cinematografico per indurre lo spettatore a riflettere su tematiche di grande importanza come gli abusi psichiatrici condotti dal sistema sanitario e delle sue strutture riabilitative; i diritti dell’individuo; i pregiudizi verso la malattia mentale e le intolleranze etnico-culturali.
Egli svela il vero volto di una società infarcita di falso buonismo e perbenismo. Mostra come il male sappia camuffarsi dietro un’apparente normalità e buoni propositi.
Il turning point
McMurphi è il punto di svolta. Dal momento che il protagonista fa il suo ingresso nell’istituto vi è la rottura dell’equilibrio narrativo che dà il via all’intera narrazione.
Attraverso il suo sguardo lo spettatore entra in empatia coi personaggi e si affeziona a lui. Egli entra nella storia da “antieroe” per poi trasformarsi nel corso della vicenda in un vero paladino della giustizia, pronto a battersi e a sacrificarsi per i più deboli in nome della libertà e della dignità umana.
Forman, alternando scene esilaranti (come la gita in barca e le partite di basket) a momenti drammatici di grande pathos (fino all’epilogo finale) e immagini girate dando ampio spazio alla spontaneità recitativa (il bacio di McMarphi alla guardia non era previsto, come il discorso iniziale con il direttore della clinica), riesce a conferire carattere di verità e profondità alla storia.
Qualcuno volò sul nido del cuculo, il cast
Jack Nicholson, attore sopra le righe, incredibilmente espressivo, riuscì a interpretare perfettamente Randal McMarphi, personaggio che gli valse l’Oscar come Migliore Attore Protagonista, consacrandolo tra i massimi divi del cinema moderno.
Anche Louise Fletcher (scelta tra una vasta gamma di attrici importanti per il suo viso angelico) interpretò magistralmente il personaggio della sadica infermiera Ratched, vincendo addirittura l’Oscar come Migliore Attrice Protagonista.
Tra gli interpreti troviamo anche attori divenuti famosi in seguito come: Danny DeVito (Martini), Christopher Lloyd (Taber), Brad Dourif (Billy), William Redfield (Dale) e Will Sampson (Bromden).
In alcune scene Forman ha utilizzato per comparse dei veri pazienti psichiatrici, conferendo più verità alla storia. Lo stesso direttore dell’Istituto è stato interpretato dal vero direttore dell’Ospedale Statale Psichiatrico dell’Oregon di Salem, il Dr. Dean R. Brooks.
Conclusioni
Qulacuno volò sul nido del cuculo valse a Forman cinque Oscar nelle principali categorie. Prima di lui solo la pellicola di Frank Capra Accadde una notte, realizzò la cinquina perfetta.
Nel film tutto si armonizza alla perfezione, niente è lasciato al caso: regia, sceneggiatura (scritta da Lawrence Hauben e Bo Goldman), colonna sonora (di Jack Nitzsche, autore de L’Esorcista del 1973 e di 9 settimane e mezzo del 1986), fotografia (Wilmer C. Butler) e recitazione hanno contribuito a rendere il film un’opera intramontabile e sempre attuale.